
Se ne è parlato ieri alla Regione Puglia. Revisione PEAR, agrovoltaico, reimpiego delle cave dismesse, i temi in discussione
Eolico e fotovoltaico si diffondono in maniera selvaggia? Possono convivere con l’ambiente? E se sì, dove sistemare gli impianti? E come sta procedendo “l’odiosamato” Piano Energetico Ambientale Regionale, meglio noto come PEAR? Molta la carne al fuoco durante la seduta congiunta della IV e V Commissione (rispettivamente Agricoltura e Ambiente), richiesta dai consiglieri Paolo Pagliaro (La Puglia domani) e Antonio Leoci (CON Emiliano), a cui hanno partecipato gli assessori regionali allo sviluppo economico Alessandro Delli Noci, alle politiche agricole Donato Pentassuglia, i capi Dipartimento allo Sviluppo Domenico Laforgia, all’Ambiente Barbara Valenzano e all’Agricoltura Gianluca Nardone.
Luci e ombre sul PEAR
Il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) è lo strumento programmatico che fa da cornice alle iniziative in ambito energetico e fissa i paletti entro cui possono muoversi i soggetti pubblici e privati che assumono iniziative nel territorio pugliese.
Durante l’audizione di ieri si è discusso sulla revisione del PEAR, per conciliare meglio sviluppo economico-sociale e tutela dell’ambiente e del paesaggio, ma anche di cosa intende fare la Regione per ridurre – se non bloccare – quella che per molti è un’invasione di nuovi impianti fotovoltaici e pale eoliche sui terreni agricoli produttivi.

Se per l’assessore Delli Noci l’obiettivo che va raggiunto “senza se e senza ma” è il + 30% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 come richiesto dall’UE, magari con un apparato legislativo agile e dialogante col Governo centrale, per Paolo Pagliaro, che ha richiesto l’audizione, non si può essere ostaggio di Bruxelles. «Il territorio salentino è quello con la più alta concentrazione di pannelli fotovoltaici. Non dico no a prescindere alle energie rinnovabili, ma chiedo regole ferree per la localizzazione dei nuovi impianti fotovoltaici ed eolici nelle zone SIN, nei siti industriali, nelle discariche esaurite, nelle cave dismesse, ovunque non si avveleni un terreno agricolo produttivo».
Le zone SIN
Altro argomento all’ordine del giorno, la destinazione delle aree SIN (Siti di Interesse Nazionale), quelle aree molto vaste altamente pericolose e/o contaminate perché, per esempio, vi sono stati rilevanti fenomeni di inquinamento ambientale o in cui sono stati smaltiti rifiuti altamente inquinanti e che necessitano di interventi di bonifica. «Stiamo intervenendo per sbloccarle e bonificarle per definire dove e come si potrà produrre energia», dice Delli Noci. Pronta la proposta di Antonio Leoci, l’altro consigliere che ha chiesto l’audizione: «Le numerose cave dismesse potrebbero essere individuate quali aree di localizzazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile», con ricadute positive, come la bonifica di quelle aree, la limitazione del consumo di suolo agricolo, la riduzione di impatto ambientale proveniente da altre localizzazioni degli impianti.
L’agrovoltaico
«La via dell’agro-voltaico è ancora poco praticata, ma potrebbe rappresentare una grande occasione di sviluppo economico per la Puglia, perché unendo le pratiche agricole alle fonti di energia rinnovabile consente di conciliare il profitto con la salvaguardia dell’ambiente, ottimizzando lo sfruttamento dei terreni. Servono però leggi chiare e norme scrupolose». A parlare così è il presidente della IV Commissione Francesco Paolicelli, che col suo omologo della V Commissione, Paolo Campo, ha convocato l’assemblea sul tema.
In effetti si sta lavorando ad un catasto energetico regionale e a leggi che disciplinino il sistema degli impianti energetici da fonti rinnovabili in Puglia «per investire in un settore strategico per l’industria agricola pugliese senza sfregiare il paesaggio con impianti obsoleti e dannosi».
«Anche sull’agrovoltaico ribadisco la mia allerta – risponde critico Pagliaro –: basta ascoltare le associazioni agricole per capire che questo modello non convince nessuno. E quindi ben venga una legge per bloccare progetti di fotovoltaico mascherati da agrovoltaico delle multinazionali e delle grandi aziende del nord. Il PEAR deve bloccare nuovi campi fotovoltaici ed eolici di grande taglia sui terreni agricoli produttivi».
L’idrogeno verde
Considerato l’alternativa al carbone, l’idrogeno rappresenta la grande scommessa della riconversione energetica in Puglia. Le aree da sfruttare in tal senso ci sono, secondo Leoci: Cerano (nel brindisino) e il foggiano possono alimentare impianti a idrogeno. Anche il presidente della Commissione Ambiente, il PD Paolo Campo, la sostiene, ma in una prospettiva di
medio-lungo periodo: «Nell’immediato dobbiamo cercare e trovare un nuovo e più avanzato equilibrio tra la tutela dell’ambiente e la diffusione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili». Proprio quello che prevede il PEAR.
«Da queste valutazioni discende, ad esempio, la strategicità del repowering degli impianti esistenti, utilizzando la tecnologia per ridurne l’invasività. E, ancora, la volontà di autorizzare solo impianti da collocare in vecchi siti industriali da bonificare, nelle aree destinate alle attività produttive e nei terreni agricoli improduttivi. La promozione di comunità energetiche fra imprese che operano nelle stesse aree o all’interno dei grandi condomini urbani. Non escludendo, infine, l’utilizzo della leva finanziaria per porre fine al mercato delle autorizzazioni ed evitare i problemi che rischiano di emergere oggi in caso di smantellamento coatto degli impianti».
La polemica

«L’ha detto lo stesso assessore allo Sviluppo economico: per la provincia di Foggia sono state presentate più di 100 domande per grandi e piccoli impianti eolici, da installare su oltre 10mila ettari di terreno», dice Pagliaro. Risponde il capo Dipartimento allo sviluppo Domenico Laforgia: su una richiesta di autorizzazioni per impianti, per un totale di 20 mila megawatt, spiega in audizione, sono stati concessi 5 mila megawatt per impianti che andranno in aree idonee.
Le proposte
«La Regione lavori dunque su due fronti (è ancora Pagliaro a parlare): da una parte lo stop a nuovi impianti sulle aree agricole produttive, dall’altra gli incentivi al fotovoltaico di nuova generazione sui tetti dei condomini, sui capannoni industriali, nelle aree non coltivabili. Non può esserci futuro per la nostra terra, senza difesa della terra».
E nella discussione interviene anche la capogruppo del M5S Antonella Laricchia: «In Puglia è importante puntare a un modello di generazione diffusa e distribuita, in grado di favorire modelli di produzione dell’energia da FER che ‘avvicinino’ la produzione al consumo, incentivando l’autoconsumo, proprio come previsto dalle leggi regionali, approvate nella scorsa legislatura, che istituiscono il reddito energetico e le comunità energetiche, per superare gli impatti negativi dovuti alla realizzazione di impianti rinnovabili di grande taglia. Per pervenire ad una pianificazione più efficiente è importante completare il catasto degli impianti integrandolo con quelli che ancora non sono stati censiti, anche al fine di valutare il carico su determinati territori.»