Fiume Sarno, una bomba ecologica che il Noe cerca di disinnescare

Da oltre sei mesi i Carabinieri Forestali e il Noe stanno eseguendo numerosi controlli e interventi per salvare il bacino del fiume Sarno

Il fiume Sarno è considerato il corso d’acqua perenne più inquinato d’Europa. Per questa ragione, a seguito di un accordo siglato il 16 ottobre 2019 dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, il Sarno, lungo 24 km mentre l’estensione del suo bacino è di circa 500 kmq, è sotto controllo stretto dei Carabinieri.

L’ambito territoriale di riferimento comprende 42 Comuni che si estendono tra le Province di Napoli, Salerno ed Avellino, su una superficie complessiva di circa 680 kmq, all’interno della quale vivono circa 950.000 abitanti.

Per salvare il Sarno è stato predisposto ed avviato un Master Plan dall’Autorità di Distretto, su mandato del Ministro per l’Ambiente Sergio Costa, che declina tutte le azioni necessarie per predisporre un programma di misure a breve, medio, lungo termine che possano risolvere, o quantomeno, ridurre sensibilmente l’inquinamento. Il tratto intero che successivamente sarà preso in esame si estende per circa 100km e comprende 56 Comuni su 708kmq fino alla penisola sorrentina, con i fiumi torrente Solofrana (circa 28 km con un bacino di circa 98 kmq), torrente Cavaiola (circa 7 km con un bacino di circa 35 kmq) che confluiscono nell’Alveo Comune Nocerino, il fiume Sarno e altri corsi d’acqua secondari.

A difesa del Sarno, anche una lettera dell’associazione Marevivo indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che chiede interventi immediati per la bonifica del fiumi, ormai un disastro ambientale: “Caro Presidente – scrive il responsabile della divisione Sarno di Marevivo Giovanni Straniero – in piena siccità, in assenza di sorgenti d’acqua, il livello del Fiume Sarno si è innalzato come se avesse piovuto incessantemente, creando una condizione sanitaria oltre il limite. Intere città continuano a sversare reflui tossici nei canali privi di acque di sorgente e a loro volta respirano i miasmi dei propri scarti e dell’inquinamento cittadino. Sono decenni che i cittadini del territorio segnalano il potenziale rischio alla salute derivante dall’esposizione ai miasmi del fiume, dei suoi canali e dei suoi affluenti. È ora che le istituzioni, a partire dalla Regione, dimostrino di tenere davvero al diritto alla salute, anche quando parliamo di inquinamento, esercitando i poteri di cui è istituzionalmente dotata per porre fine al disastro ambientale. È necessario garantire più controlli contro sversamenti illegittimi e scarichi abusivi, altrimenti, non si riuscirà mai a ripulire il fiume e i suoi torrenti. In pieno lockdown le acque del fiume Sarno, apparivano più pulite e limpide, ma in pochi giorni i corsi d’acqua sono tornati ad essere una fogna a cielo aperto. Caro Presidente, per queste ragioni ci rivolgiamo alla sua sensibilità con la speranza che possa intervenire sulle Istituzioni locali affinché si possa trovare la soluzione.“.

Gli aiuti stanno arrivando. In 6 mesi, sono stati scoperti numerosi riversamenti di tubature civili e industriali nel fiume non autorizzati e non a norma e sono state denunciate diversi responsabili. Fino ad oggi, sono state controllate 264 attività produttive, sono state denunciate 144 persone, sono stati individuati 41 scarichi abusivi, sono state sequestrate 36 aziende o parti di esse, e sono state elevate 57 sanzioni amministrative per un importo pari a circa 225.000,00 euro.

I controlli sono stati estesi anche agli uffici di numerosi Comuni attraversati dal fiume. Gli esami effettuati dall’ARPA Campania in vari punti del Sarno hanno evidenziato valori di concentrazione molto elevati di “escherichia coli”, che superano di molto il limite massimo fissato dalla normativa di riferimento, soprattutto in prossimità della foce. Questi valori, che dimostrano l’alto tasso di inquinamento del fiume, dipendono da scarichi di reflui industriali effettuati illegalmente da aziende che approfittano delle avverse condizioni meteo, da scarichi di acque meteoriche di dilavamento, provenienti dai piazzali esterni di attività industriali in genere, da scarico di reflui della rete fognaria di numerosi Comuni che ancora non dispongono di reti fognarie complete o non sono collegate ai depuratori esistenti.

(Queste foto sono state fornite dall’Autorità del Distretto dell’Appennino Meridionale)

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