
E’ un giorno significativo questo 28 luglio per la vicenda ex Fibronit. Oggi infatti alle ore 12 il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il vicesindaco della Città metropolitana Michele Abbaticchio e il sindaco di Bari Antonio Decaro firmano la stipula dell’Accordo di Programma per la bonifica del sito. L’accordo costituisce un impegno tra le parti (Ministero dell’Ambiente, Comune di Bari, Città metropolitana e Regione Puglia) per porre in essere ogni misura per attuare gli interventi di bonifica previsti, e riguarda sia la bonifica sia il ripristino ambientale delle aree ricadenti nell’area ex Fibronit.

La stipula dell’accordo segue di una settimana alcuni passaggi indispensabili, cioè l’approvazione da parte del consiglio comunale della delibera della Giunta con cui si acquisivano le aree di proprietà della curatele Fibronit e Materit, e la conferenza di servizi locale con cui le parti in causa hanno approvato il progetto esecutivo di bonifica del sottosuolo.
L’accordo di programma che si firma oggi è una procedura prevista dalla legge 266 del 23 dicembre 2005, per il recupero delle aree contaminate interessate dalle procedure di fallimento nei siti di interesse nazionale qualora, trascorsi 180 giorni dalla dichiarazione di fallimento, non risulti avviato l’intervento di bonifica (e il fallimento della finanziaria Fibronit spa e della Materit srl risale al 2008).
Già nel 2010 il Comune di Bari aveva chiesto al Ministero dell’Ambiente di attivare la procedura finalizzata alla stipula dell’Accordo di Programma per individuare il soggetto pubblico cui trasferire la proprietà dell’area. Nel 2013 la Regione Puglia ha poi condiviso sia il percorso proposto dall’amministrazione comunale sia l’individuazione del Comune di Bari quale soggetto cui trasferire la proprietà dell’area in questione. La curatela, dal canto suo, ha più volte manifestato la disponibilità al trasferimento dell’area ex Fibronit in favore del Comune di Bari.
Nel dettaglio l’Accordo di Programma sottoscritto oggi definisce la destinazione d’uso delle aree oggetto di intervento – deliberata dal Consiglio comunale come “zona a verde pubblico di tipo B” sin dal 2005 -, il dettaglio degli interventi da attuare (nel 2013 è stato approvato il progetto definitivo degli interventi di messa in sicurezza permanente della ex Fibronit), il progetto di valorizzazione delle aree da bonificare, il piano economico e finanziario degli interventi, con indicazione delle risorse finanziarie necessarie per ogni singola area, e gli impegni di ciascun sottoscrittore.
«Questo atto rappresenta una vittoria per i cittadini baresi – commenta il sindaco Antonio Decaro – che finalmente diventano i proprietari di un’area che per tanti anni ha sottratto loro il più importante tra i diritti: quello alla salute. Noi abbiamo preso un impegno, quello di trasformare quel luogo di morte in un parco dedicato alla vita e alla bellezza. La questione della proprietà non è un mero procedimento formale ma un passaggio di sostanza che garantisce ai cittadini il futuro di quell’area su cui mai più si dovrà speculare».
La giornata odierna rappresenta un traguardo significativo anche perché, come spiega la consigliera delegata dalle attività connesse alla bonifica dei siti inquinati Maria Maugeri, che segue da sempre la vicenda, «è l’obiettivo per cui l’attuale e la precedente amministrazione, le associazioni ambientaliste e i cittadini baresi si sono battuti negli ultimi anni».

Fibronit, una storia lunga 80 anni – Nell’area della ex Fibronit, la fabbrica che per 50 anni (1933-1985) ha prodotto manufatti per l’edilizia in amianto (eternit) nel cuore di Bari, tra Japigia e Madonnella, sorgerà un grande parco pubblico. La decisione è l’epilogo di una vicenda lunghissima che ripercorriamo sia pur sommariamente.
Il 22 luglio del 2004 il primo atto politico della prima giunta Emiliano è stata manifestare alla Direzione generale del Ministero dell’Ambiente a Roma la ferma volontà di procedere alla bonifica della Fibronit rendendo l’area definitivamente inedificabile (laddove la precedente amministrazione di centro destra aveva previsto un grande piano di lottizzazioni proprio su quell’area). Il 2 maggio del 2005 il Consiglio comunale di Bari ha approvato la variazione di destinazione urbanistica del suolo Fibronit da zona per attività terziarie a verde pubblico di quartiere.
Dal 1995, quando fu lanciato il primo allarme per la presenza di fibre di amianto nell’area, la ex Fibronit ha rappresentato una emergenza drammatica, almeno fino ad ottobre 2006, quando è stata avviata la rimozione in sicurezza di 1600 tonnellate di amianto abbandonato su tetti, pavimenti e muri dei capannoni, poi trasportate in una discarica specializzata nel settore in Germania. A giugno del 2007 sono terminati gli interventi della messa in sicurezza di emergenza, che hanno messo al riparo i cittadini da ogni pericolo per la salute.
Dopo una serie di operazioni lunghe e complesse, costellate da innumerevoli contenziosi, a seguito dell’autorizzazione sul progetto definitivo rilasciata dal Ministero dell’Ambiente e dei relativi finanziamenti concessi dalla Regione Puglia, il Comune di Bari è riuscito ad attivare la procedura pubblica per individuare l’azienda specializzata incaricata di realizzare l’opera di bonifica definitiva (messa in sicurezza permanente) del sito di interesse nazionale ex Fibronit.
Il 2 marzo 2016 la stazione unica appaltante del Comune di Bari ha aggiudicato definitivamente l’appalto dei lavori riguardanti la bonifica del sito inquinato di interesse nazionale Fibronit, resa possibile dopo l’ultima sentenza del Tar del novembre 2015 che ha disposto provvisoriamente l’aggiudicazione in favore dell’ATI Teorema. I lavori hanno un importo complessivo di € 14.227.684,67 di cui € 10.000.000 derivanti da fondi regionali, € 3.000.000 da fondi CIPE ed € 1.227.684,67 da fondi ex lege 426/98. Il progetto di bonifica, finalizzato a neutralizzare ogni traccia di amianto dal sottosuolo dell’area, prevede la realizzazione di tensostrutture in decompressione in cui verranno frantumate le macerie contaminate e stoccate nella zona nord del sito. Al termine delle operazioni, il sito sarà messo in sicurezza grazie all’impiego di speciali pacchetti di isolamento, una sorta di strati impermeabili, che verranno ricoperti da terreno. Alla fine dell’intervento l’area sarà caratterizzata da una serie di collinette artificiali. La durata del cantiere è stimata in 750 giorni circa. Al termine della bonifica definitiva su quell’area di 100.000 metri quadri sarà realizzato il più grande parco pubblico della città di Bari, dedicato a tutte le persone che sono morte per mesotelioma pleurico causato da amianto, per quelle che hanno sofferto o soffrono ancora.
Il piano di fattibilità del parco predisposto dagli uffici comunale è stato candidato ai finanziamenti europei, per un investimento di circa 10 milioni di euro, con buone prospettive di essere accolto.
Le vittime della fabbrica – Sono 400 (su un totale di 530) gli ex operai della Fibronit morti negli anni per patologie legate all’esposizione da amianto, mentre sono residuali i numeri accertati in giudizio. Quanto alle malattie riscontrate tra le persone che hanno vissuto nel raggio di 1km dalla Fibronit, le cifre ufficiali del 2009 parlano di 51 casi accertati di mesotelioma, con una particolare concentrazione nel quartiere Madonnella. Eppure il mesotelioma è una malattia rara che colpisce 1 persona su 100mila. 51 casi solo a Bari in quell’area rendono l’idea dell’impatto letale della Fabbrica sulla salute dei cittadini. I numeri sono la risposta più eloquente ad una tendenza negazionista che negava, appunto, i rischi enormi legati alla presenza di una fabbrica di amianto nel cuore di una città.
È fondamentale evidenziare che la contaminazione da amianto è potuta avvenire o nel periodo in cui la fabbrica era ancora in attività o negli anni in cui esistevano ancora condizioni oggettive di rischio, e che gli interventi di messa di sicurezza di emergenza voluti e realizzati dall’amministrazione comunale nel 2006/2007 hanno scongiurato qualsiasi ulteriore rischio per la popolazione. Il che, ovviamente, non mette al riparo dalle patologie contratte in precedenza. Purtroppo il mesotelioma è una malattia con un decorso molto lungo (anche decenni) e dunque si stima che il picco dei casi si registrerà nei prossimi anni, per l’esattezza nel 2025.