
Ancora una volta, la pesca illegale è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Civitavecchia a Santa Marinella. Necessaria ora una nuova legge per tutelare meglio gli echinodermi e il loro habitat
Non si ferma l’attività di contrasto della Guardia di Finanza di Civitavecchia nei confronti di pescatori non professionali pugliesi che da mesi pescano in maniera indiscriminata ricci di mare lungo il litorale laziale.
La situazione sta peggiorando sensibilmente perché gli interventi sono sempre più frequenti e sempre più invasivi.
L’ultimo intervento, in ordine di tempo, riguarda il sequestro di 10 mila ricci sequestrati a due giovani sub sulla costa di Santa Marinella, nell’area metropolitana di Roma.
Ancora una volta si tratta di pescatori non professionisti provenienti dalla BAT. Uno di questi è stato già più volte fermato e sanzionato dalle Fiamme Gialle per lo stesso reato.
I due avevano pescato con bombole ed erogatore oltre 100 volte la quantità consentita di ricci. L’intero pescato è stato sequestrato e rigettato in mare perché gli esemplari erano ancora vivi, l’attrezzatura dei sub è stata sequestrata mentre i due sono stati sanzionati con un’ammenda di 12 mila euro ciascuno.
Ricordiamo che la normativa prevede un limite massimo di 50 ricci al giorno per singolo pescatore non professionista e 100 per i pescatori professionisti, mentre la pesca deve essere effettuata solo in alcuni periodi dell’anno.
In pochi mesi i finanzieri del R.O.AN. di Civitavecchia hanno sequestrato oltre 80.000 ricci e verbalizzato 29 pugliesi, soprattutto della BAT, con sanzioni amministrative di circa 100.000,00 euro per pesca illegale.
Probabilmente è arrivato il momento di attuare nuovi sistemi di controllo e repressione di questo fenomeno che sta minando pericolosamente l’equilibrio dell’ecosistema marino laziale. Servirebbero leggi ad hoc come quelle attuate dalla Regione Sardegna che inizialmente aveva applicato norme restrittive sulla pesca dei ricci indicando i tempi di raccolta e le dimensioni degli echinodermi, limitando la raccolta a quelli più adulti, ovvero con diametro superiore a 5 centimetri, aculei esclusi, per poi varare la Legge n.17/2021, che vieta su tutta l’isola, dal 22 gennaio e per i prossimi 3 anni, la pesca e la vendita di ricci.
È tempo quindi che venga subito varata una nuova legge simili, nazionale e regionale, più restrittiva per fermare questo fenomeno, puntando magari anche sull’allevamento, come avviene in alcune zone del barese.