Fare l’architetto : l’occasione della Legge Regionale n. 34/2011.

«Quando l’uomo non si accontenta più dei rifugi offerti dalla natura, allora diventa architetto. Fare l’architetto è un mestiere antichissimo, come cacciare, pescare, coltivare i campi, esplorare. Sono le attività originarie dell’uomo, da cui discendono tutte le altre. Subito dopo la ricerca del cibo, viene la ricerca di un riparo» (Renzo Piano). Così inteso, fare l’architetto nel mondo contemporaneo diventa un importante ruolo di servizio per le comunità in cui si opera, come lo è il medico, l’agricoltore, l’artigiano, il giardiniere. Tutti concorrono nello stesso modo e nella stessa importanza a costruire città migliori.

«Fare l’architetto è un mestiere antichissimo» (Renzo Piano)

Operando in tal senso, il ruolo dell’architetto ritorna ad essere centrale nella vita delle città, facendo ritornare questa figura alle radici della professione, dove il gesto tecnico si somma alla partecipazione viva e attiva, fusa al valore simbolico dei cantieri da attuare; un ruolo, questo, offerto dalla Legge della Regione Puglia n. 21 del 1° agosto 2011, che modifica la L.R. 14/2009 e di cui vengono precisati termini e vincoli di attuazione dalla L.R. 34 del 12 dicembre 2011. Quest’ultima, che si può definire “attuativa” rispetto alle altre due leggi “di indirizzo” citate,  disciplina le fasi di interventi quali la manutenzione ordinaria degli edifici residenziali, l’ampliamento degli stessi con un volume minimo di servizio alle unità abitative esistenti e la demolizione e ricostruzione di edifici ormai fatiscenti per recuperarne l’area di sedime su cui poterne costruire di nuovi con una premialità volumetrica, incastonati nella città esistente, senza spreco di nuovo territorio.

Un nuovo respiro – Questa nuova opportunità legislativa fa ritornare l’architetto a fare progetti, insieme agli abitanti, annullando così il falso concetto diffuso dall’industria delle costruzioni di abitante/utente. Così facendo si ritorna al progetto e al cantiere inteso come un insieme di scelte condivise tra l’architetto e l’uomo/abitante mettendo a punto dettagli, funzioni, usi e costumi del modo di vivere, lavorare e partecipare alla vita collettiva della città contemporanea sperimentando anche nuovi modi di intervento insieme agli strumenti del costruire consolidati nel tempo.

Il progetto e il cantiere devono tornare ad essere un insieme di scelte condivise tra l'architetto, la città e le persone che la abitano

Verso un approccio globale all’edificio – Il progetto, il cantiere, deve essere attuato insieme tra l’architetto, l’abitante e il costruttore/ maestro muratore, in modo da far ritornare nel loro giusto ruolo di progettista, committente, maestro artigiano, triade essenziale per l’edificazione di qualità in cui vivere in modo sano e sostenibile. Così facendo si può operare sul territorio, nelle città, sugli isolati, negli edifici e, come un buon medico opera sulla salute degli uomini, un buon architetto può, con un approccio globale all’edificio, fondato sulla conoscenza della storia tecnico-costruttiva e sulla cultura dei luoghi, studiare progetti, cercando correzioni, integrazioni e consolidamenti finalizzati al recupero, all’ampliamento e al restauro del bene costruito tramandatoci in eredità dal tempo e dalla storia.

E’ opportuno riproporre nelle comunità viventi la figura dell’architetto, capace di percepire, con un approccio non solo tecnico, ma ampio, attento e conoscitivo, il modo di ricomporre gli sconquassi edilizi urbani prodotti e provocati più che dal tempo e dalla natura, dagli uomini che ci hanno preceduto, lavorando nel quotidiano, nella città e sugli edifici, usando tecniche diagnostiche non distruttive e non invasive, cercando di capire quando e come un intervento è davvero necessario, evitando demolizioni che distruggono contemporaneamente edifici, memoria, storia e futuro.

Bibliografia essenziale:

Renzo Piano, Giornale di Bordo, Passigli Editori, Firenze,2005.

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