EXPO 2015 , tanti appuntamenti

Oggi il Cnr presenta i primi risultati del sondaggio “Future for Food and Food for Future”

Cibo per il futuro, un sondaggio del Cnr – Necessità di investire in qualità delle materie prime, filiere  agricole biologiche, educazione alimentare, ma anche paure per le  problematiche ambientali e di salute derivanti dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse, dall’uso incontrollato di sostanze  chimiche dannose, dalla perdita di biodiversità. È un quadro in  chiaroscuro quello che emerge dalla prima, parziale valutazione dei questionari compilati nell’ambito del sondaggio di (F4F)2, acronimo di  Future for Food and Food for Future, iniziativa promossa dal  Consiglio nazionale delle ricerche nell’ambito di Expo 2015, al centro  dell’evento Il futuro dell’alimentazione e l’alimentazione del  futuro in programma oggi, presso piazza  Irpinia (ore 13.30).
«Il sondaggio ha coinvolto sia ricercatori ed esperti sia persone  comuni di diversi Paesi, che  hanno espresso  aspettative, speranze e timori sul cibo e la disponibilità alimentare
nella società di domani» spiega Marco Padula dell’Istituto per le  tecnologie della costruzione (Itc) del Cnr di Milano, tra gli ideatori  dell’iniziativa. «A fine ottobre, quando il sondaggio sarà chiuso,
potremo effettuare previsioni e analisi  sui prossimi 20-30 anni».
Forte è la preoccupazione espressa nel sondaggio per gli  scarsi controlli sulle ‘lobby del cibo’ e per i cambiamenti climatici  che rendono ulteriormente difficile la pianificazione di metodologie  agricole sostenibili. Oltre la metà degli intervistati, tuttavia,  intravede scenari di crescita grazie a una maggiore consapevolezza del  ‘benessere alimentare’, in cui una dieta sana si unisce alla capacità
di autoproduzione di alimenti, ad esempio sfruttando nuovi spazi  urbani. Altri ancora puntano alla sicurezza, esprimendo l’esigenza di  una migliore tracciabilità degli alimenti e sistemi di packaging più  sicuri e ‘amici dell’ambiente’. Il sondaggio (F4F)2 rimarrà on line sul sito del Cnr  fino  al 31 ottobre 2015 (accessibile anche da smartphone con Qr code e web  app).

Veve, l’elettrodomestico che funziona come orto verticale bio – 
Nasce in Trentino veve vegetali in verticale, la prima start-up (di Progetto Manifattura, l’incubatore e hub della green economy creato da Trentino Sviluppo con sede a Rovereto) dedicata alla realizzazione di orti verticali aereoponici, ovvero dove le radici delle verdure e ortaggi risultano sospese nell’aria e gli elementi nutritivi vengono erogati tramite nebulizzazione, con uso ridotto di acqua e energia. Con una missione: un orto in ogni casa per garantire cibo fresco e local.
Il progetto è stato appena presentato presso la Lounge del Ministero delle Politiche agricole all’interno di Padiglione Italia in EXPO, dal suo ideatore Matteo Sansoni. «Credo che gli orti verticali, quelli rivolti al pubblico come il mio, svolgano una triplice funzione», spiega Sansoni. «La prima è quella di garantire  la sicurezza alimentare: ognuno con un semplice balcone, una terrazza inutilizzata o anche un angolo di una stanza può avere frutta e verdure fresche e controllate direttamente.  La seconda è quella nutrizionale: l’orto veve può fornire a una famiglia di 4 persone il fabbisogno giornaliero di vitamine e nutrienti per una dieta sana. Infine riattiva il processo di restituzione del valore al cibo: stando a contatto ogni giorno con ciò che consumiamo impariamo il valore del cibo e impariamo a non sprecare».
Oggi le poche soluzioni offerte sul mercato sono di tipo idroponico (ovvero senza terra, ma con abbondante uso di acqua), costose e non sempre semplici da installare. veve, invece ha optato per realizzare un  orto ready-made aeroponico che occupa poco spazio (anche solo un metro quadro per 2,30 m di altezza) e non richiede impianti idrici complessi, massimizzando la superficie di coltivazione. Basta attaccarlo alla presa elettrica e riempire il serbatoio di acqua. Per altro il sistema risparmia il 90% di acqua rispetto ad un orto tradizionale.
«veve è da considerarsi come un nuovo elettrodomestico smart, come la macchina del pane o del gelato», spiega ancora Sansoni. «Solo che questa produce , zucchine, fragole, rosmarino, insalata, pomodori, eccetera, tutti biologici».

La cooperativa Maasai Women Art presenterà i suoi gioielli venduti in tutto il mondo dal 9 al 14 agosto

 Un progetto ecosostenibile delle donne maasaiDal 9 al 14 agosto Expo2015 presenterà in una mostra temporanea il lavoro di Maasai Women Art (MWA), una cooperativa di donne Maasai che produce gioielli tradizionali in perline per il mercato internazionale. La mostra sarà ospitata nello spazio “ME and WE – Women for Expo”  del Padiglione Italia di Expo Milano 2015.  Il progetto portato avanti dalla cooperativa è stato premiato da we-women for expo  tra 24 progetti selezionati, proprio per la sua alta eco sostenibilità.A promuovere il progetto di Maasai Women Art è  Oikos – organizzazione non-profit che opera in Italia e nel mondo per la conservazione delle risorse naturali e lo sviluppo sostenibile. Il progetto di Oikos, avviato nel 2006 e diventato autosufficiente nel 2008 con il nome di Tanzania Maasai Women Art (TMWA), ha contribuito a migliorare le condizioni di vita di 200 donne Maasai del villaggo di Mkuru, nel Nord della Tanzania, sostenendole nella costituzione di una cooperativa di produzione e vendita di gioielli artigianali in perline e sottraendole un’attività illegale e dannosa per l’ambiente e la salute: il taglio degli alberi per la produzione di carbonella.Le donne Maasai, coordinate dalla designer italiana Francesca Torri Soldini fin dal principio coinvolta nel progetto e dai suoi studenti dello IED (Istituto Europeo di Design) di Milano, hanno così realizzato una collezione di gioielli originali e moderni, realizzati rigorosamente a mano secondo le antiche tradizioni del popolo africano utilizzando perline in vetro, filo di ferro, filo di nylon ed elementi di riciclo. Venduti in tutto il mondo

 

 

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