Ex Ilva tra bonifiche e osservatori. Uilm Taranto: mai visto uno straccio di documento

A Taranto nasce l’Osservatorio per la Transizione. Per il Mise occorre accelerare sulla bonifica ma l’adeguamento degli impianti ex Ilva risulta a buon punto. I sindacati invece aspettano risposte

La periodica riunione dell’Osservatorio Ilva, successiva al sopralluogo del 21 e 22 giugno disposto dal Ministero della Transizione Ecologica presso l’impianto siderurgico di Taranto, con la partecipazione di Regione Puglia, Provincia di Taranto e comuni di Taranto e Statte si è conclusa con un verbale da cui emerge che “gli interventi previsti per l’adeguamento degli impianti sono stati quasi tutti completati e certificati”.

Il Comune di Taranto invece istituisce un Osservatorio per la Transizione. L’iniziativa ha l’obiettivo di unificare e trasformare gli osservatori pubblici permanenti già esistenti in materia sanitaria e ambientale, per dotare la comunità di uno strumento “formale e rigoroso” di monitoraggio dei diritti costituzionali ispirandosi al nuovo dettato dell’articolo 41 secondo cui l‘iniziativa economica privata “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà”.

Ma i sindacati guardano oltre e aspettano piani concreti, che ora la crisi di governo rischia di spostare sempre più in là.

Mise: accelerare sulla bonifica

Dopo l’incontro al ministero, la periodica riunione dell’Osservatorio Ilva ha messo in evidenza due aspetti.

Il primo: “I tecnici di Ispra – dice il Ministero della Transizione ecologica – hanno illustrato il quadro delle attività svolte ai fini della verifica dell’ottemperanza delle prescrizioni previste dal Piano ambientale di cui al DPCM del 2017. Secondo quanto rappresentato e certificato dalla stessa Ispra, gli interventi previsti per l’adeguamento degli impianti sono stati quasi tutti completati e certificati.

L’esecuzione degli interventi rimanenti è in linea con i tempi previsti.

Ispra ha stimato lo scenario emissivo post-operam (ossia lo scenario successivo alla realizzazione degli interventi previsti) -e relativo a una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio- da cui emerge una riduzione significativa delle emissioni di polveri rispetto allo scenario ante-operam.

Tale scenario, peraltro, è stato opportunamente trasmesso dal Mise al Ministero della salute per le valutazioni sanitarie che consentiranno di verificare se, ad esito della realizzazione degli interventi del Piano, sono presenti situazioni di rischio sanitario”.

Il secondo. L’Osservatorio ha fatto il punto sullo stato di avanzamento degli interventi di caratterizzazione e bonifica, previsti dal Piano ambientale e che sono in capo ai Commissari straordinari di Ilva SpA: “E’ stata ravvisata – prosegue la nota del Mise – la necessità accelerare le attività in relazione al termine del 23 agosto 2023 indicato dal DPCM 2017, per cui è stato richiesto un maggior coordinamento tra gli enti coinvolti”.

In base ai due rilievi, il Dipartimento DISS del Mite ha previsto un’intensificazione delle prossime riunioni dell’Osservatorio per coordinare e monitorare le residue attività di competenza di Acciaierie d’Italia e dei commissari straordinari Ilva, in vista dell’approssimarsi della scadenza del DPCM del 2017 (3 agosto 2023).

A Taranto l’Osservatorio per la Transizione

Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto

La comunità ionica aspetta un “cambio di paradigma economico, nella direzione della decarbonizzazione dell’area industriale di Taranto, della rigenerazione del tessuto urbano e delle relazioni sociali, nella direzione, cioè, della cosiddetta transizione giusta europea”. Così il sindaco Rinaldo Melucci che indicando l’indirizzo politico dei prossimi cinque anni, ha annunciato di  unificare “gli osservatori pubblici permanenti già esistenti in materia sanitaria e ambientale, per dotare la comunità di uno strumento formale e rigoroso di monitoraggio dei diritti costituzionali di cui al richiamato articolo 41”.

Cosa farà? “Questo nuovo contenitore istituzionale, al solito aperto al coinvolgimento degli altri enti locali e degli organismi scientifici indipendenti, su tutti Asl Taranto e Arpa Puglia, raccoglierà di continuo le esperienze di partecipazione e informazione sul rapporto con la grande industria” ma si occuperà anche, spiega il sindaco, “dell’analisi dell’impatto delle servitù cittadine dello stabilimento siderurgico, della revisione delle concessioni demaniali in uso ai privati che inquinano o depauperano il sistema territoriale, di strumenti di tutela contro i soggetti che adottano comportamenti lesivi degli indotti locali, o ancora il sostegno alle misure di risarcimento assicurate dalla legge ai residenti delle aree più provate dall’inquinamento industriale”.

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Cosa dicono i sindacati?

CGIL

“E’ necessario fare tutti quegli investimenti che sono utili per poter produrre acciaio senza inquinare e mettere a repentaglio vite“. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini che spinge sulla necessità di un piano nazionale che riguarda tutto il settore dell’acciaio e della siderurgia. “Qualsiasi Paese industriale degno di questo nome che vuole fare i conti con il cambio che il sistema manifatturiero sta avendo in termini di innovazione dei prodotti e delle produzioni, ha bisogno di un sistema all’avanguardia”.

CISL

Il mancato ingresso in quota maggioritaria del Governo dentro la nuova società di Acciaierie D’Italia, che doveva avvenire a fine maggio, “è slittata a data da destinarsi e non è un buon segnale, come pure i dati sulla produzione fermi a 1.5 mln di tonnellate. Il 26 luglio – dice Roberto Benaglia, segretario generale Fim – Cisl – avremo un nuovo incontro, se confermato, non mi aspetto grandi novità. Questa vertenza merita la massima attenzione è decisiva per il futuro industriale del nostro Paese, la politica sembra non averne coscienza”.

UIL

Ambient&Ambienti ha intervistato Davide Sperti, segretario generale metalmeccanici Uilm Taranto:

Davide Sperti, segretario Uilm Taranto

Il Comune di Taranto istituisce un Osservatorio per la transizione. 

“Tutto può esser utile. Ma sulla transizione abbiamo già acculato troppi ritardi. L’importante è che si passi dagli osservatori, dai progetti ai fatti perchè sulla decarbonizzazione nell’impianto ex Ilva non abbiamo visto uno straccio di documento a parte le dichiarazioni d’intenti. Siamo certamente d’accordo con tutto quello che può essere funzionale a velocizzare e ad avere un’idea chiara non solo di quello che sarà l’impianto ma anche dell’impatto che avrà sulla città di domani”.

Si ispirerà ai principi dell’Art. 41: un’impresa non può danneggiare il territorio.

“Siamo pienamente d’accordo su quello che è sviluppo sostenibile. Abbiamo raggiunto risultati rispetto all’accordo del 2018 che prevedeva una verifica ambientale e che fu voluto anche dalle amministrazioni locali e regionali con una serie di norme aggiuntive, con i vincoli Aia del Dpcm 2017 relativi ai risvolti ambientali della produzione industriale del carbone. Da quell’accordo a oggi siamo a una situazione di totale collasso e stallo per cui non si è avuta né una certezza da un punto di vista ambientale né risvolti da un punto di vista ambientale e occupazionale. Non è mai troppo tardi, benvenga un Osservatorio ma abbiamo già perso 10 anni. Perché la prima volta che se ne parlò era con la gestione commissariale e l’idea fu però abbandonata.

“Vogliamo cambiare il volto dello stabilimento per l’impatto che ha sull’ambiente e la città però sentiamo solo parlare di transizione, ce la raccontano, ma non abbiamo mai visto un progetto né un documento. Solo annunci. L’osservatorio  è utile a coinvolgere le istituzioni, il territorio, magari anche le organizzazioni sindacali che ne vorrebbero far parte. Al di là di tutto comunque, occorre partire. È un processo lungo ma se non si parte mai, nessun viaggio arriverà a compimento”.

I tecnici Ispra hanno detto che l’adeguamento degli impianti è a buon punto.

“Ci atteniamo agli atti. ADI ha comunicato di aver completato l’88% delle prescrizioni Aia riferite al 2017 ma c’è stato il mancato dissequestro degli impianti, cioè sono saltate le clausole sospensive per l’acquisto degli impianti da parte di ADI. Non è detto che completando l’Aia quegli impianti siano esenti da potenziali inquinanti. Perchè c’è un problema gestionale all’interno dello stabilimento sia tecnico che giuridico relativo all’Aia. Tra le clausole sospensive è previsto che in funzione del nuovo piano industriale legato a queste nuove tecnologie si faccia un nuovo piano ambientale e una nuova Aia. Se la domanda è stanno facendo le bonifiche, la risposta è sì perché c’è anche un patrimonio destinato, fondi sequestrati ai Riva destinati alle bonifiche interne ed esterne. Le stanno facendo ma ciò non dice se siano sufficienti”.

Mancava solo la crisi di governo?

Il ministro Andrea Orlando

“Orlando, il ministro del Lavoro, doveva mandare ispettori per vedere gli investimenti sugli impianti e lo stato comatoso per chi ci lavora. Sono in stato di abbandono totale ed è molto pericoloso lavorare in un’area siderurgica dove manca tutto. Non stanno tutelando neanche la salvaguardia delle vite umane. Stiamo continuando a denunciare.

“Ora c’è l’incontro del 26 luglio in cui ci dovevano dare risposte sul polmone finanziario che doveva trovare il Mise per finanziare il sito e il ministro del Lavoro ci doveva dire se ha mandato gli ispettori e cosa hanno trovato in modo da fare una discussione più strutturata. Il problema è che ora non sappiamo se sia confermato l’incontro e che tipo di risposte ci saranno. Siamo molto molto preoccupati perchè lo stabilimento in quelle condizioni, al di là delle politiche ambientali, è un pericolo per i lavoratori”.

Sulle bonifiche bisogna accelerare.

“L’Aia per le bonifiche interne scade il 31 agosto 2023: c’è un altro anno per completare le prescrizioni vigenti, ma parlare di bonifiche è molto complesso perché ci sono anche le aree esterne allo stabilimento che non riguardano ADI ma i commissari”.

Cioè dire bonifiche è troppo vago?

“Le discariche, la cava dunari, la gravina Leucaspide, c’è una serie di siti dove ci sono accumuli e rifiuti. Serve un nuovo coordinamento con la Procura perché ci sono aree sequestrate, sentenze in corso. Accelerare sulle bonifiche è giusto ma è complicato se c’è di mezzo una disposizione della magistratura. In assenza di un piano che dica quanto e dove si può intervenire su aree su cui ci sono sentenze pendenti, è difficile parlare di bonifiche”.

Aspettate risposte soprattutto per quanto riguarda le aree di lavoro.

“Mancano e noi abbiamo ripetutamente denunciato la mancanza di investimenti sulla manutenzione ordinaria e straordinaria con i risvolti che questo può comportare sulla sicurezza perché se non si investe, vuol dire che prima o poi gli impianti cadono a pezzi e possono mettere a rischio l’incolumità dei lavoratori e di chi ci opera. Lo abbiamo denunciato in ogni sede e le carte sono agli atti della Procura: ADI usa la cigs come strumento esclusivo per il tornaconto aziendale cioè tiene sotto controllo i conti con la cig e tiene a casa fino al tetto di 2500 persone su Taranto. Questo significa che non abbiamo idea di quale assetto di marcia intendano seguire come il rispetto di organici adeguati sugli impianti atti a tutelare i lavoratori e a permettere a una persona di assentarsi o andare in ferie. Lo abbiamo denunciato e per questo non abbiano siglato l’accordo di cassintegrazione che è stato autorizzato unilateralmente dal Ministero del Lavoro”.

 

 

 

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