Ex Ilva, fondi sottratti alle bonifiche: tutti protestano ma alle parole seguiranno i fatti?

Lo stabilimento dell'Ex Ilva

Da golpe a scippo. Le definizioni sono diverse, ma il senso è identico. L’ex Ilva torna a far parlare e, ovviamente, non mancano le polemiche. L’ultima novità è contenuta nel Decreto ‘Milleproroghe‘, con la norma che rivede l’utilizzo dei fondi sequestrati ai Riva, prevedendo che vadano a finanziare “progetti di decarbonizzazione ed elettrificazione del ciclo produttivo dell’acciaio”. In sostanza, le somme finora rimaste inutilizzate, ovvero 575 milioni, non saranno più destinate alle bonifiche

È l’articolo 21 – “Imprese di interesse strategico nazionale” – del decreto Legge del 30 dicembre a intervenire, ancora una volta, sull’ex Ilva. E la relazione che accompagna il provvedimento prova anche a riordinare un po’ le cifre: le somme rientrate in Italia dall’estero, dov’erano state portate dalla famiglia Riva, erano, in origine 1.157 milioni di euro. Questa cifra – ripercorre la relazione -, mediante la sottoscrizione di un prestito obbligazionario da parte di Ilva in amministrazione straordinaria in base ad un decreto del 2015, ha costituito per la stessa Ilva in amministrazione straordinaria un “patrimonio destinato”. Una somma che poi, alla data del 31 marzo 2021, “ammontava ancora a euro 878 milioni”.

Chiudendo il cerchio, il dl Milleproroghe dispone quindi che tenendo conto delle somme già allocate per gli interventi ambientali ad opera del gestore ArcelorMittal (e stimando per gli interventi previsti dal decreto del presidente del Consiglio direttamente in capo ad Ilva in as, un fabbisogno di circa 100 milioni di euro), ci sono ancora 575 milioni, “che possono essere utilmente impiegati per interventi di decarbonizzazione ed elettrificazione del ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico di Taranto, nel quadro degli obiettivi nazionali ed eurounitari di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ed in coerenza con i più generali obiettivi di risanamento e ammodernamento del sito di Taranto”.

La conversione in legge: cosa si può fare

Fin qui, i fatti. Seguiti immediatamente da polemiche e proteste, tra ambientalisti delusi e politici che si sono affannati a chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati. In realtà, la novità dell’ultim’ora è che una porticina per far rientrare la situazione ci sarebbe e c’è chi è intenzionato (almeno a parole) a seguirla. Il percorso porta nuovamente a Roma, in Parlamento.

“Dopo aver sollevato per primi la preoccupante norma contenuta nel Dl Milleproroghe, invitiamo le altre forze politiche, che si sono accodate numerose al nostro disappunto, a sostenere nei fatti l’emendamento che presenteremo in Parlamento per ripristinare i fondi per le bonifiche dell’ex Ilva”. E’ questo l’annuncio dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle, Gianpaolo Cassese e Mario Turco, in merito all’articolo 21 del Decreto-legge Milleproroghe emanato dal Consiglio dei Ministri giovedì scorso. “La sottrazione di 575 milioni di euro per il territorio e per la comunità di Taranto è semplicemente inammissibile oltre che inaccettabile. Le ingenti somme stanziate nei provvedimenti precedenti hanno ottenuto approvazione anche da provvedimenti comunitari proprio perché finalizzati a opere di bonifiche e ripristino. Modificare la destinazione di queste importanti risorse per dirottarle su investimenti nel ciclo produttivo dell’acciaio, spacciandoli per progetti di decarbonizzazione, non è solo uno schiaffo alle future generazioni tarantine ma rischia di divenire anche un aiuto di Stato non concedibile”.

Dalle parole ai fatti?

Politichese a parte, l’intento dei grillini è di farsi promotori “di un emendamento al Dl Milleproroghe che sopprima la norma in questione. Siamo certi che tanti colleghi sosteranno questa nostra proposta in modo da passare dalle parole ai fatti. Ci attendiamo dunque un ampio e forte fronte comune di sostegno alla nostra proposta di modifica normativa”.

Un invito che rappresenta una parziale risposta agli attacchi di incoerenza firmati Fratelli d’Italia, che al momento è, di fatto, l’unico partito fuori dal governo e può pertanto esternare con meno preoccupazione.  E nella nota del consigliere Renato Perrini (FDI) viene aggiunta la critica anche a un altro provvedimento anti – Taranto. “Da una parte, la maggioranza del Senato boccia l’emendamento che stanziava 200 milioni di euro per i Giochi del Mediterraneo di Taranto e Pd e Movimento 5 Stelle piangono lacrime di coccodrillo. Il decreto Milleproroghe sposta circa 600 milioni di euro (peraltro denaro dei Riva rientrato dall’estero) dalle bonifiche dell’ex Ilva alla produzione di Acciaierie d’Italia e giù altri comunicati del Pd e Movimento 5 Stelle che spargono altre lacrime, sempre di coccodrillo. Ma fino a che punto si possono prendere in giro i tarantini? Ma gli autorevoli parlamentari piddini e grillini quando mandano comunicati addolorati e sdegnati per le scelte romane alle testate pugliesi, dimenticano che al Governo nazionale ci sono loro? Che sono sempre loro in Parlamento ad alzare la mano e a formare quella maggioranza giallo-rossa che continua a penalizzare Taranto?”

I Verdi in Procura

La sede dello stabilimento ex Ilva

In pratica, nel giro di pochi giorni circa 800 milioni “tarantini” sono stati tolti o dirottati ad altro.  E non è tutto.  “E’ un golpe contro la salute quello in corso a Taranto”, tuona il co-portavoce nazionale di Europa verde, Angelo Bonelli. Perché “oltre alla questione relativa alle bonifiche, “il Mite ha chiesto, in data 23 dicembre 2021, al ministero della Salute su sollecitazione di Acciaierie d’Italia di ricalcolare i valori epidemiologici che hanno portato alla valutazione del danno sanitario con rischio cancerogeno elevato. Acciaierie d’Italia ha chiesto al Mite di poter produrre di più e a condizioni meno restrittive dal piano ambientale e per questo chiede la revisione della valutazione del danno sanitario e prontamente il Mite sollecita il ministero della Salute ad esprimersi sull’eliminazione dalla Valutazione Danno Sanitario (VDS) del rischio cancerogeno legato all’attività produttiva dell’acciaieria”.

Secondo Acciaierie d’Italia l’Ilva non avrebbe un impatto cancerogeno inaccettabile. Come evidenzia Peacelink, che ha pubblicato lo studio, vengono avanzati “dubbi sia di carattere giuridico che di natura tecnica” rispetto alla Valutazione Danno Sanitario (VDS) 2021 che prevedeva un rischio cancerogeno inaccettabile nella popolazione del quartiere Tamburi con una produzione a 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio

Un golpe a cui Bonelli aggiunge “un altro regalo di buon anno del ministro Cingolani a Taranto: lo scippo che trasferisce le risorse, sequestrate ai Riva dal tribunale di Milano, dalle bonifiche alle attività produttive, un favore ad Arcelor Mittal e Acciaierie d’Italia di Bernabè che trarranno vantaggi economici da questa norma”. Contro questa “vergogna inaccettabile”, Bonelli  “richiede la massima mobilitazione da parte di chi ha a cuore la tutela della salute della popolazione, perché ancora una volta l’immoralità di una certa politica si palesa con tutta la sua indifferenza di fronte al dramma della salute di Taranto”. E le carte, finiranno in Tribunale: “Consegneremo tutto la documentazione di richiesta revisione della valutazione del danno sanitario tra Acciaierie d’Italia e Mite alla procura della Repubblica di Taranto nonché alla Corte di Giustizia perché a Roma qualcuno ha dimenticato che l’Italia è stata recentemente condannata dal tribunale dell’Aia per l’inquinamento provocato dall’Ilva a Taranto”.

Articoli correlati