Ex Ilva, Emiliano dopo l’incontro al MISE: “Speriamo sia un nuovo inizio”

Il tavolo delle trattative sull'ex Ilva al MISE

Il presidente della Regione era andato a Roma con un pacchetto di proposte tra cui l’immediata chiusura degli impianti a caldo. Assente il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani

“Consideriamo l’incontro una specie di nuovo inizio. È la prima volta che il Governo ha chiesto ai due governatori, della Liguria e della Puglia, di stare seduti dalla parte del Governo, questo per noi è un passaggio importante”. Così il  Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano alla fine dell’incontro sul destino dell’ex Ilva nella sede del Ministero dello sviluppo economico a Roma. All’incontro erano presenti oltre al titolare del dicastero  Giorgetti,  i Ministri del Lavoro Orlando, e del Sud Carfagna,  i presidenti della Liguria Toti e della Puglia Emiliano (accompagnato Leo Caroli, presidente della task force regionale per l’occupazione), i rappresentanti dell’azienda Acciaierie d’Italia, di Invitalia e delle segreterie nazionali dei sindacati.

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Emiliano si è detto soddisfatto anche per il “gioco di squadra” con i sindacati, che interpretando lo spirito del sindacato, si sono dimostrati capaci di interpretare l’interesse generale. “Pensiamo che il lavoro che il sindacato nel suo complesso sta facendo – ha detto –  per difendere l’occupazione ma anche le comunità, soprattutto quella pugliese che è a maggior rischio per la salute, sia un lavoro importantissimo”.

Le richieste sull’ex Ilva

Emiliano era arrivato a Roma con un pacchetto di proposte perentorie che ha messo sul tavolo delle trattative per il futuro di Taranto: l’immediata chiusura degli impianti a caldo, l’inizio dei lavori anche con l’aiuto dell’Ue per la costruzione di forni elettrici, “che devono funzionare a regime a idrogeno, ma che potrebbero funzionare inizialmente anche a gas, se l’idrogeno non fosse immediatamente disponibile”, l’avvio del centro di ricerca nazionale sull’idrogeno, ma soprattutto il diritto alla salute, indispensabile anche alla luce dell’obbligo imposto dall’UE   per concedere i soldi del  il Just transition fund, cioè il cambio della tecnologia produttiva dell’acciaio da carbone a idrogeno. “Preciseremo che l’acciaieria in sé per sé è un interesse dell’Italia, non della Puglia” aveva detto Emiliano prima dell’incontro, forte anche della sentenza della Corte di Assise di Taranto, “della quale nessuno parla – ha spiegato emiliano –  che dice che il sistema di produzione a carbone non chiude le fonti inquinanti, al massimo potrà ridurlo un po’ e questo rende intollerabile la prosecuzione del lavoro e soprattutto degli impianti a caldo”.

Da Emiliano anche l’invito allo Stato e a Invitalia (la finanziaria  che ha investito nell’acciaio) a “mettersi d’accordo sulla mission che questa fabbrica deve realizzare. Certamente non può fare morti, non può fare incidenti sul lavoro, non può fare cassa integrazione utilizzando il danaro dello Stato per fare gli utili”.

I risultati

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Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il capo della task force per l’occupazione Leo Caroli all’uscita dall’incontro al MISE

“Molto importante – ha aggiunto Leo Caroli – è l’intesa raggiunta sulla possibilità di ricorrere ad una cassa integrazione in deroga per la durata di 13 settimane grazie ad un intervento legislativo ad hoc, tanto da consentire la tutela dei lavoratori nel tempo necessario alla costituzione del nuovo consiglio di amministrazione e, soprattutto, alla presentazione e discussione di un nuovo piano industriale aggiornato che sostenga la transizione. La Regione Puglia è pronta a dare il proprio contributo alla discussione di merito sul piano industriale della decarbonizzazione”.

L’assenza di Cingolani

All’incontro è stata notata un’assenza significativa, cioè quella del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. Eppure, la vertenza Ilva è innanzitutto una questione di carattere ambientale e sanitario, esplosa in maniera clamorosa con l’inchiesta Ambiente Svenduto. Tra l’altro Cingolani nei giorni scorsi ha imposto per decreto la chiusura della batteria 12 in mancanza dei lavori di adeguamento ambientale. “L’Ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli –  afferma il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd) – ha ipotizzato il passaggio della produzione di acciaio da 4 a 8 milioni di tonnellate per evitare il ricorso alla cassa integrazione. Insomma, si discute di produzione, di occupazione, di cassa integrazione, ma non delle questioni ambientale e sanitaria”. Una assenza, quella di cingolani, che potrebbe pesare in futuro e rappresentare quella “linea del Piave” di cui il governatore della Puglia parlava in mattinata prima dell’incontro e che nojn è altro che la salute delle persone. “Non è tollerabile che ci si ammali in provincia di Taranto il 30% in più di quello che accade nelle altre province della Regione Puglia e non è tollerabile andare a spiegare alle madri che perdono i figli che lo fanno nell’interesse dell’economia nazionale perché la fabbrica è strategica”.

In conclusione una giornata positiva per Emiliano ha mostrato che quella dell’ex Ilva è una vertenza meridionale, non solo pugliese, “ma con grande prudenza e nella speranza che ciò che dice l’azienda sia vero”.

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