
La chiave per realizzare una Europa sostenibile passa attraverso una drastica riduzione dell’impronta materiale dei consumi. È questo uno de principali risultati dell’ultimo report dell’Institute for European Environmental Policy (IEEP).
Il Black Friday è da poco trascoso, e il Natale è alle porte: in tantissimi si stanno lasciando assorbire, in queste settimane, dal vortice degli acquisti. Eppure, perchè il progetto di una Europa sostenibile possa diventare realtà, è cruciale ridurre l’impronta materiale dei consumi almeno dell’80%. È questo uno dei principali risultati di “Think 2030“, il nuovo report dell’Institute for European Environmental Policy (IEEP) pubblicato lo scorso 22 novembre.
L’amara verità è che l’Europa, sul piano della sostenibilità, non sta mantenendo le promesse fatte: le disuguaglianze e i tassi di disoccupazione aumentano, il tasso di povertà non decresce, e la qualità dell’ambiente terrestre è peggiorata sensibilmente (dati ASVIS). Ciliegina sulla torta, il nuovo Emission Gap Report rilasciato dall’UNEP alla vigilia di COP24 ha rivelato come, nonostante abbia stabilito di ridurre le emissioni del 23% entro il 2030, l’UE non sia ancora sulla strada giusta per realizzare questi obiettivi.

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30 azioni per una Europa sostenibile
Il report rilasciato dall’IEEP propone un percorso pratico per l’Europa, da realizzare nei prossimi dieci anni. Il progetto è costituito da 30 azioni, articolate a loro volta in 5 macro-gruppi (prosperità, benessere, natura, pace e sicurezza, e governance). Il focus, come anticipato, riguarda una riduzione massiccia del’impronta materiale dei consumi, ovvero delle risorse naturali associate al nostro consumo, pari all’80% entro il 2050.
L’impronta materiale del nostro stile di vita dipende da due fattori: quanto consumiamo (ad esempio, quanto mangiamo o quanto viaggiamo) e l’intensità materiale di ciò che consumiamo (quantità di risorse naturali consumate per compiere una determinata azione).
Com’è possibile, dunque, ridurre così significativamente il proprio impatto sull’ambiente, senza cambiare drammaticamente gli stili di vita? A tal risultato si può aspirare soltanto attraverso l’ideazione di nuove strategie e politiche comuni sui consumi sostenibili, che affianchino le politiche legate alla circular economy. Emerge inoltre l’urgenza di implementare una strategia di decarbonizzazione, che raggiunga l’obiettivo zero emissioni nette prima del 2050. Queste azioni devono essere supportate da nuovi obiettivi per la riduzione dei rifiuti (in linea con le nuove direttive sulla plastica monouso), da un’accelerazione nell’implementazione del piano per la finanza sostenibile, e da un uso più efficace di strumenti economici quali le green taxes.
Non mancano inoltre gli indicatori relativi alla natura e al clima. Essenziale risulta infatti l’ideazione di un’efficace strategia per la salvaguardia della biodiversità, nonchè nuovi target e possibilmente politiche comuni per quanto riguarda la gestione del suolo.
Europa sostenibile: solo vent’anni per salvare il pianeta
“Le policy europee devono andare molto oltre il green labelling, e assicurare che le prossime generazioni di prodotti non prosciughino il pianeta” ha affermato Celine Charveriat, Executive Director dell’IEEP. “Fallire nel regolamentare i consumi significa che la corsa globale per accaparrarsi le risorse naturali sarà totalmente fuori controllo ben prima del 2050”.
La stessa urgenza nella necessità di un cambiamento è emersa in questi giorni a Katowice, dove è in corso la 24ma Conferenza delle Parti (COP24). In questa occasione Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, ha evidenziato che restano solo venti anni per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici. “È questo il tempo che ci rimane per mettere in atto misure concrete. Fra venti anni potrebbe già essere troppo tardi. Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l’anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito”.