Energia rinnovabile: in Brasile viene inaugurata una grande centrale idroelettrica

Costruita a Baixo Iguaçu, vicino l’omonima cascata, è merito di Iberdrola, da anni impegnata nel settore con notevole profitto e consenso.

È di pochi giorni fa la notizia che la società elettrica spagnola Iberdrola ha inaugurato la nuova centrale idroelettrica a Baixo Iguaçu, in Brasile, nel sud-est dello stato del Paranà.
Situata nelle vicinanze delle omonime cascate, “Iguaçu” appunto (ai più informati questo nome non suonerà affatto nuovo, essendo una delle sette meraviglie del mondo naturale), questa avrà una capacità tale da poter garantire il sostentamento elettrico a più di un milione di abitanti brasiliani.
Entriamo nel dettaglio.

Energia rinnovabile: un grande investimento per il Paese

La nuova struttura sarà in grado di generare oltre 350 MegaWatt di energia rinnovabile, suddivisa su tre gruppi elettrogeni. È stata eretta una diga lunga 516 metri con una linea di trasmissione di 60 chilometri.

Abbiamo parlato di circa un milione di persone che ne beneficeranno, dunque l’8% dello stato del Paranà.

Ignacio Galan, Presidente di Iberdrola,

L’investimento di Iberdrola è stato corposo: più di 500 milioni di euro, a cui si aggiungono risparmi sulle tasse e – in termini di benefici – anche tremila posti di lavoro in più.
La collaborazione tra il Paese sudamericano e la multinazionale energetica europea non si fermerà qui, almeno stando alle parole del Presidente di Iberdrola, Ignacio Galan; sono pronte altre iniziative ed opere architettoniche per un valore complessivo di 6 miliardi e mezzo di euro, che interesseranno le infrastrutture, l’istruzione e la salute pubblica, senza tralasciare il rispetto dell’ambiente e della biodiversità, così varia nella regione carioca.

Energia rinnovabile: Iberdrola e Brasile, grande consorzio ambientale

I due grandi interpreti della centrale idroelettrica di Baixo Iguaçu sono senza ombra di dubbio il colosso spagnolo e lo Stato americano.
Iberdrola è una delle principali compagnie energetiche mondiali, nonché leader nel settore eolico. Nata solo nel 1992 (ma dalla fusione di due storiche società energetiche dell’inizio del XX secolo), in 20 anni ha vissuta un’ascesa tale da diventare punto di riferimento in Europa, ma anche – come dimostra Baixo Iguaçu – in America.

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Dall’altra parte, il Brasile. Nazione principe nella produzione di energia idroelettrica – dietro soltanto alla Cina –, più dei tre quarti del fabbisogno interno viene soddisfatto dall’acqua, e di contro si fa un uso assai parsimonioso del carbone.
Lo Stato carioca, tuttavia, è dal punto di vista ambientale un mosaico di tessere assai contrastanti tra loro, perché per un verso si sta puntando in maniera massiccia sulle rinnovabili, valorizzando le risorse naturali e limitando l’importazione di gas e combustibili. Dall’altro, non possono passare inosservate ed essere taciuti catastrofi ecologiche (abbiamo già parlato, ad esempio, del disastro di Brumadinho), sfruttamento scriteriato del territorio e delle sue risorse, interventi antropologici nella foresta amazzonica, mutandone la fisionomia e spesso danneggiando popolazioni indigene che vi abitano.

 

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