
Greenpeace porta energia pulita a Lampedusa, grazie all’impianto salore finanziato dal crowdfunding
L’attività di crowdfunding di Greenpeace ha permesso la realizzazione a Lampedusa dell’impianto fotovoltaico da 40 kW, finanziato con il contributo di quasi mille persone che hanno partecipato al crowdfunding “Accendiamo il sole”.

Gli oltre 160 pannelli, installati sul tetto di un edificio comunale, hanno dunque iniziato a produrre energia pulita che negli anni garantirà all’isola un risparmio complessivo di quasi 200 mila euro, evitando inoltre l’emissione in atmosfera di oltre 300 tonnellate di CO2.
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«È paradossale che in luoghi famosi per il sole, il mare e la bellezza come Lampedusa l’energia venga prodotta quasi completamente dal petrolio», dichiara Andrea Purgatori, Presidente di Greenpeace Italia. «Noi vogliamo invertire questo trend e per questo auspichiamo che l’inaugurazione di oggi sia solo un primo concreto passo verso un futuro al 100 per cento rinnovabile per le isole italiane».
L’impianto era stato autorizzato da oltre un anno, ma bloccato a causa di lungaggini burocratiche nei processi autorizzativi che non hanno permesso l’accesso ai fondi di finanziamento. L’organizzazione ambientalista grazie all’aiuto di quasi mille donatori ha sbloccato la situazione. I pannelli sono stati donati all’isola ed installati sul tetto del palazzo comunale di LampedusaE’ un primo passo concreto per un futuro rinnovabile per questo territorio che pur essendo famose per il sole ed il vento, producono quasi tutta la propria energia dal petrolio, una fonte inquinante e molto costosa, pagata da tutti gli italiani con sussidi in bolletta pari ad oltre 60 milioni di euro l’anno.
Oltre a Greenpeace hanno preso parte alla cerimonia anche il sindaco Giusi Nicolini, diversi rappresentanti del Comune di Lampedusa e una delegazione di Casa di Love, fondazione taiwanese che ha finanziato i costi relativi all’installazione dell’impianto.
«Siamo grati a tutte le persone che hanno permesso di sbloccare il paradosso di un impianto completamente autorizzato, ma fermo a causa di lungaggini burocratiche», dichiara Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia. «I cittadini, al pari di Comuni e piccole e medie imprese, devono essere incentivati ad autoprodurre l’energia che consumano, e non ostacolati come avviene in Italia. Chiediamo che questa situazione cambi presto sia a livello comunitario, con la nuova direttiva sulle energie rinnovabili, sia a livello nazionale. Vedremo se il governo Gentiloni cambierà la linea anti rinnovabili seguita dal governo Renzi, che per tre anni ha quasi bloccato un settore così importante per il futuro energetico del Paese», conclude Onufrio.
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