
REPowerEU è il piano per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde. Tra le proposte, fotovoltaico per legge sui tetti e accelerazione su biometano. Ma per il WWF sono a rischio i siti Natura 2000
Il piano REPowerEU, rappresenta nelle intenzioni della Commissione europea che lo ha presentato, la risposta alle difficoltà che il mercato mondiale dell’energia sta attraversando a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Alla base del piano c’è un concetto semplice quanto fondamentale: bisogna fare il più presto possibile e trasformare il sistema energetico europeo quanto prima, e questo per due motivi: porre fine alla dipendenza dell’UE dai combustibili fossili della Russia, che Putin usa come arma economica e politica e costano ai contribuenti europei quasi 100 miliardi di € all’anno, e affrontare la crisi climatica.
Perché il REPowerEU?
Oggi l’85% degli europei ritiene che l’UE dovrebbe ridurre quanto prima la sua dipendenza dal gas e dal petrolio russi per sostenere l’Ucraina. La Russia è ormai consicerato un partner inaffidabile, come mostrano le recenti interruzioni delle forniture di gas a Bulgaria e Polonia.
Già dall’8 marzo 2022, pochi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Commissione ha proposto una bozza di piano per affrancare l’Europa dai combustibili fossili russi ben prima del 2030 e, fino ad oggi, ha adottato cinque pacchetti di sanzioni a tutto campo. Le importazioni di carbone sono già soggette al regime di sanzioni, mentre le proposte per abbandonare gradualmente il petrolio russo entro la fine dell’anno sono in fase di stallo per il veto dell’Ungheria.
Il conflitto non ha fatto, però, che accelerare le scelte strategiche di Bruxelles in fatto di transizione energetica. A gennaio 2021 il Consiglio europeo ha invitato la Commissione e l’Alto rappresentante a elaborare una nuova strategia sull’impegno internazionale in materia di energia, e per dare attuazione a tali obiettivi, nel luglio 2021 la Commissione ha presentato il pacchetto legislativo “Pronti per il 55%” (Fit for 55): le proposte ivi contenute ridurrebbero già il nostro consumo di gas del 30% entro il 2030. Ora arriva REPowerEU, che accelera la transizione energetica.
Le misure contenute nel piano REPowerEU possono aiutare a realizzare questa ambizione attraverso il risparmio energetico, la diversificazione dell’approvvigionamento energetico e una più rapida diffusione delle energie rinnovabili per sostituire i combustibili fossili nelle case, nell’industria e nella generazione di energia elettrica. Ma vediamo cosa propone REPpowerEU
Parola d’ordine: risparmiare energia

Il risparmio energetico è il modo più rapido ed economico di far fronte all’attuale crisi energetica e far diminuire le bollette. La Commissione propone di rafforzare le misure di efficienza energetica a lungo termine, tra cui un aumento dal 9% al 13% dell’obiettivo vincolante di efficienza energetica e suggerisce comportamenti che potrebbero ridurre del 5% la domanda di gas e petrolio a breve termine . Gli Stati membri sono inoltre invitati ad applicare misure fiscali per favorire il risparmio energetico, come aliquote IVA ridotte sui sistemi di riscaldamento efficienti, l’isolamento degli edifici e gli apparecchi e i prodotti efficienti sotto il profilo energetico. Non mancano nel Piano le misure di emergenza da adottare in caso di grave interruzione dell’approvvigionamento.
Diversificare l’approvvigionamento
Per raggiungere questo obiettivo l’UE collabora da diversi mesi con partner internazionali ed è riuscita a garantire livelli record di importazioni di GNL e maggiori forniture di gas via gasdotti. L’UE inoltre sta spingendo per una azioni collettive dei vari stati: tra questi, la piattaforma dell’UE per l’energia, che consentirà acquisti comuni volontari di gas, GNL, idrogeno e idrogeno rinnovabile e, in futuro, un “meccanismo di acquisto congiunto” che negozi e concluda contratti di acquisto di gas per conto degli Stati membri aderenti.
Nel Mediterraneo e nel Mare del Nord saranno sviluppati importanti corridoi per l’idrogeno. Di fronte all’aggressione della Russia, l’UE sosterrà l’Ucraina, la Moldova, i Balcani occidentali e i paesi del partenariato orientale, insieme ai partner più vulnerabili. Continueremo a collaborare con l’Ucraina per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e il funzionamento del settore energetico, preparando nel contempo la strada agli scambi futuri di energia elettrica e idrogeno e ricostruendo il sistema energetico nel quadro dell’iniziativa REPowerUkraine.
Energie rinnovabili, obbligo di pannelli solari sui tetti
Una massiccia espansione e accelerazione delle energie rinnovabili nella generazione di energia elettrica, nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti ci consentirà di conseguire l’indipendenza più in fretta, darà impulso alla transizione verde e abbasserà i prezzi nel tempo. La Commissione propone di aumentare dal 40% al 45% l’obiettivo principale per il 2030 per le rinnovabili nell’ambito del pacchetto “Pronti per il 55%”. Questa maggiore ambizione generale getterà le basi per altre iniziative, tra cui:
- una strategia dell’UE per l’energia solare volta a raddoppiare la capacità solare fotovoltaica entro il 2025 e installare 600 GW entro il 2030;
- un’iniziativa per i pannelli solari sui tetticon l’introduzione graduale di un obbligo giuridico di installare pannelli solari sui nuovi edifici pubblici, commerciali e residenziali. A questo proposito La Commissione preme per velocizzare e semplificare le procedure di autorizzazione per i grandi progetti in materia di rinnovabili in presenza di minori rischi ambientali. Per questo mette a disposizione uno strumento di mappatura digitale dei dati geografici utile per gli Stati membri a identificare lo spazio per la diffusione delle energie rinnovabili e designare “aree idonee” in cui si prevede che tale sviluppo abbia un basso impatto ambientale;
- il raddoppio del tasso di diffusione delle pompe di calore unito a misure per integrare l’energia geotermica e termosolare nei sistemi di teleriscaldamento e di riscaldamento collettivo;
- la definizione di un obiettivo di complessivi 20 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile prodotto entro il 2030 per sostituire gas naturale, carbone e petrolio nei trasporti e nei settori industriali difficili da decarbonizzare. Per accelerare i progetti connessi all’idrogeno, sono stati stanziati finanziamenti supplementari pari a 200 milioni di € a favore della ricerca e la Commissione si impegna a completare la valutazione dei primi importanti progetti di comune interesse europeo entro l’estate
- un piano di azione per il biometano, per portare la produzione a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030, anche attraverso la politica agricola comune.
Meno combustibili fossili nell’industria e nei trasporti
La sostituzione del carbone, del petrolio e del gas naturale nei processi industriali ridurrà le emissioni di gas a effetto serra e rafforzerà la sicurezza e la competitività. Il risparmio energetico, l’efficienza, la sostituzione dei combustibili, l’elettrificazione e una maggiore diffusione dell’idrogeno rinnovabile, del biogas e del biometano ad opera dell’industria potrebbero far risparmiare fino a 35 miliardi di metri cubi di gas naturale entro il 2030 in aggiunta a quanto previsto dalle proposte del pacchetto “Pronti per il 55%”.
La Commissione proporrà contratti per differenza sul carbonio per sostenere l’adozione dell’idrogeno verde da parte dell’industria e finanziamenti specifici per REPowerEU nell’ambito del Fondo per l’innovazione. La Commissione inoltre propone di istituire un’alleanza industriale per il solare nell’UE e un partenariato su vasta scala per le competenze e preparerà una proposta legislativa al riguardo.
Per migliorare il risparmio energetico e l’efficienza nel settore dei trasporti e accelerare la transizione verso veicoli a emissioni zero la Commissione presenterà un pacchetto per l’inverdimento del trasporto merci, e prenderà in considerazione un’iniziativa legislativa per aumentare la quota di veicoli a emissioni zero nei parchi auto pubblici e aziendali al di sopra di una determinata dimensione.
Investimenti intelligenti
Per centrare gli obiettivi di REPowerEU servono 210 miliardi di € di investimenti supplementari entro il 2027, in un’ottica di indipendenza e sicurezza future. Inoltre tagliare le importazioni di combustibili fossili dalla Russia può farci risparmiare quasi 100 miliardi di € l’anno. Questi investimenti devono essere sostenuti dal settore pubblico e privato a livello nazionale, transfrontaliero e dell’UE.

A sostegno di REPowerEU sono già disponibili 225 miliardi di € sotto forma di prestiti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF). Altri 20 miliardi potrebbero venire dalla vendita di quote di emissioni del sistema ETS attualmente detenute nella riserva stabilizzatrice del mercato (in pratica, la vendita all’industria di nuovi permessi per emettere Co2), 26,9 miliardi dai fondi di coesione e 7,5 miliardi dalla politica agricola comune.
Infrastrutture: quando si faranno?
Un problema complesso è quello delle infrastrutture. Per compensare appieno la futura perdita di importazioni di gas russo sono infatti necessarie infrastrutture supplementari per il gas di portata limitata, che secondo le stime richiederanno circa 10 miliardi di € di investimenti, ma anche per adattare la rete elettrica alle esigenze future: per questo la Commissione ha pubblicato un nuovo invito a presentare proposte con un budget di 800 milioni di €, cui ne seguirà un altro all’inizio del 2023.
WWF: “un buon piano rovinato da alcune pessime idee fossili”
Il piano non ha incontrato però consensi unanimi. Tra quelli che mantengono un atteggiamento critico, il WWF, pur apprezzando una serie di buone proposte sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili, individua alcuni aspetti che rischiano di compromettere la transizione dell’UE verso un sistema energetico al 100% rinnovabile e rispettoso della natura.
Tra gli aspetti apprezzati, il rilievo dato all’efficienza energetica e il suggerimento di aumentare l’obiettivo per il 2030 (anche se, si sottolinea, l’azione su questo fronte è essenzialmente lasciata agli Stati membri) e l’obbligo di installare impianti solari sui tetti. Così come anche apprezzati l’emendamento che innalza l’obiettivo per le energie rinnovabili al 2030 dal 40% al 45%, e la messa a disposizione della mappatura degli spazi idonei da utilizzare per gli insediamenti delle rinnovabili. Ma al tempo stesso il WWF coglie le difficoltà di passare dalle intenzioni alla pratica.
Le proposte di sostituire il petrolio e il gas russo investendo in ulteriori infrastrutture per il gas, contando su livelli irrealistici di idrogeno o aumentando l’uso della bioenergia senza restrizioni sull’approvvigionamento, rischiano di prolungare la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili e di mettere a repentaglio gli obiettivi climatici e di protezione della natura”, fa sapere in una nota l’associazione del panda. Ugualmente, fatti due conti, quei 20 miliardi di euro ottenuti dalla vendita di nuovi permessi di inquinare per l’industria, sarebbero pari a 250 milioni di tonnellate di CO2, e questo danneggerebbe direttamente lo sforzo di riduzione delle emissioni dell’UE

E a proposito della mappatura dei siti idonei a ospitare insediamenti di fonti rinnovabili, WWF avverte che queste aree di riferimento dovrebbero essere innanzitutto i siti urbani e industriali e, come proposto dalla Commissione, dovrebbero escludere le aree protette nazionali e internazionali come i siti Natura 2000. Inoltre, la loro designazione deve basarsi su valutazioni solide e su un processo di coinvolgimento continuo degli stakeholders, e oltretutto questo ridurrebbe il rischio di opposizione delle comunità ai nuovi progetti. “Tuttavia – fanno sapere dal WWF – è preoccupante che la Commissione proponga di dichiarare tutti i progetti di energia rinnovabile, di rete e di stoccaggio come di “interesse pubblico prevalente” ovunque, e che nelle aree “di destinazione” i progetti siano esentati dall’obbligo di effettuare una valutazione d’impatto ambientale specifica e una valutazione appropriata, come previsto dalla Direttiva Habitat”.
Per il WWF, accelerare le autorizzazioni è giusto e darà nuovo impulso all’espansione dell’energia eolica e solare nell’UE, ma per farlo è necessario risolvere le inefficienti procedure burocratiche, non indebolire la legislazione ambientale.
“ L’Italia ha tutto da guadagnare da una decisa politica comune europea che veda nelle rinnovabili e nell’efficienza il fulcro per la sicurezza e l’indipendenza energetica–dice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia– : occorre che il nostro Paese faccia una decisa scelta di campo, invece di continuare a parlare di rinnovabili e lavorare sempre e solo per i combustibili fossili”.