
Save the Children si appella con forza alle Nazioni Unite perché venga lanciato immediatamente il massimo allarme per la più grave siccità degli ultimi 50 anni che sta colpendo l’Etiopia, dove oggi inizia, nella capitale Addis Abeba, il vertice dei paesi dell’Unione Africana alla presenza dei leader mondiali e del Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon. L’allarme dell’Organizzazione nasce in particolare dalle stime che prevedono circa 350.000 nuove nascite nei prossimi sei mesi nelle comunità colpite dalla siccità, con gravissimi rischi per madri e neonati.
John Graham, Direttore di Save the Children in Etiopia, sottolinea come sia indispensabile che la comunità internazionale aumenti immediatamente i finanziamenti per raggiungere l’obiettivo di 1,4 miliardi di dollari, coperti finora solo per meno di un terzo della somma. «Se i fondi per l’emergenza non arriveranno al più presto c’è il rischio reale di perdere i progressi chiave nello sviluppo raggiunti in Etiopia negli ultimi 20 anni, come la riduzione di 2/3 della mortalità infantile e il dimezzamento della popolazione che vive sotto la soglia di povertà», aggiunge Graham, che continua: «Con un investimento pari a circa 300 milioni di dollari, il Governo etiope ha sostenuto finora la maggior parte del carico finanziario per far fronte alla crisi, ma se non riceverà aiuti immediati dalla comunità internazionale sarà costretto a drenare fondi da altri programmi critici come quelli per la salute materno-infantile e l’educazione».

La siccità, causata da El Niño, è iniziata lo scorso giugno 2015 nella parte nordorientale del Paese e in molte aree della Somalia e del Somaliland, per diffondersi rapidamente sugli altipiani più popolati, dove circa 10,1 milioni di persone sono ora in grave necessità di aiuto alimentare. In base alla classificazione di Save the Children, la siccità in Etiopia è attualmente la crisi umanitaria con il più alto livello di emergenza al mondo insieme alla guerra in Siria. «Questa continua Graham – è un’emergenza da codice rosso e così deve essere considerata, mentre invece, a causa della carenza di fondi, la risposta delle Nazioni Unite e della comunità internazionale è la più debole che abbia mai visto per una siccità di questa scala».
La preoccupazione di Save the Children è massima per le immaginabili gravi conseguenze sui 350.000 bambini che vedranno la luce nei prossimi mesi nelle aree colpite e sulle loro mamme, che per la malnutrizione non potranno allattare. Inoltre, acuta secondo le stime del Governo etiope, quest’anno più di 2,5 milioni di bambini non potranno più avere accesso all’istruzione a causa della siccità e circa 400.000 bambini sono a rischio di malnutrizione
Save the Children – l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti- è presente in modo stabile in Etiopia dal 1965 e opera in oltre 60 distretti tra quelli colpiti dalla siccità, distribuendo acqua, cibo e medicine e supportando le famiglie senza reddito, con la priorità immediata di intensificare gli aiuti alimentari, il trattamento della malnutrizione infantile, il trasporto dell’acqua potabile, il salvataggio, ove possibile, del bestiame, e il sostegno alle famiglie perché possano mandare i figli a scuola nonostante la crisi. L’Organizzazione, in prima linea nella risposta all’emergenza coordinata dal Governo, ha già raggiunto con gli aiuti oltre 2,1 milioni di persone colpite dalla siccità.
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(Foto Kyle Degraw per Save the Children)