
Il botto di Capodanno è inesploso, per ora. La proposta del 31 dicembre, sul fotofinish dell’anno, è a rischio. Anzi, per il momento è stata bocciata. Il feedback dell’EU Platform on Sustainable Finance (il gruppo di esperti istituito dall’Unione europea per stilare la lista di attività green) è stato impietoso. I criteri e le valutazioni per l’inserimento del nucleare tra le energie green sono stati giudicati insufficienti.
“L’energia nucleare fa già parte del sistema energetico in transizione e ha emissioni di gas serra prossime allo zero, ma questo non rende l’attività verde e sostenibile ai fini della tassonomia”. È il concetto più importante contenuto nelle 44 pagine del “Response to the Complementary Delegated Act” (Leggi qui: il report completo).
L’assalto di fine anno, pertanto, è stato (almeno momentaneamente) respinto. E le motivazioni sono molteplici e pesanti. Basti pensare al concetto espresso dal gruppo di esperti di finanza verde della Commissione europea, che ha parlato senza filtri di “greenwashing” della tassonomia UE. In sostanza, classificare il gas fossile o il nucleare come un investimento “sostenibile” non sarebbe altro che una strategia per presentare come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo.
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“Come il Dieselgate”
“Un gigantesco greenwash, che fa impallidire il ‘Dieselgate‘ e quindi potrebbe diventare noto come Taxonomygate”, lo ha ribattezzato Andreas Hoepner. docente presso l’University College Dublin e membro proprio della EU Platform on Sustainable Finance.
Per avvalorare la sua tesi, ha svelato un po’ di numeri: “Se si procede assecondando la proposta, fino a 1,4 miliardi di tonnellate di emissioni equivalenti di anidride carbonica (CO2e) saranno definite verdi“. Ha contribuito così a mettere tutti sull’attenti, come ha fatto l’intera piattaforma, nonostante il poco tempo a disposizione. Gli esperti hanno infatti ricevuto il documento solo dopo il 31 dicembre e avrebbero dovuto pubblicare un feedback entro il 12 gennaio, strappando poi una decina di giorni in più per la loro risposta (datata 21). E la protesta per la tempistica ‘flash’ a cui è stato costretto il gruppo di lavoro è emersa anche nel report: “Il consenso non è stato perseguito o raggiunto su tutti i punti nel tempo a disposizione – si legge nelle conclusioni – e la piattaforma ha fatto del suo meglio per affrontare in breve tempo le principali preoccupazioni relative al progetto“.
La bocciatura dell’Italia
Tempistica a parte, è sui contenuti che il dossier svela tutti i punti deboli della bozza della Commissione. E se Hoepner ha parlato di Dieselgate, un altro membro del gruppo (nonché direttore di Finanza Sostenibile di T&E), Luca Bonaccorsi, ha scelto un altro raffronto per esprimere perplessità sul biogas. “Stiamo parlando – ha spiegato all’agenzia Askanews – di un incentivo che causerebbe un disastro paragonabile solo a quello che l’olio di palma e la soia stanno provocando in Asia e in America Latina”.

Per sostituire il solo carbone con il biogas – come prevede la bozza di legge della Commissione UE – bisognerebbe infatti destinare al mais tra il 17% e il 23% dei terreni coltivabili e triplicare l’attuale quantità prodotta. Viene sconfessata, con questo, anche la strategia di Cingolani: “Il parere tecnico boccia nei fatti il piano Italiano che punta sul gas – sottolinea Bonaccorsi – e squalifica totalmente le affermazioni del ministro sul nucleare che viene invece bocciato senza appello a Bruxelles”.
Del resto, gli ambientalisti avevano già posto le proprie condizioni al Ministro della Transizione Ecologica, invitandolo a non schierarsi a favore di limiti troppo bassi (al contrario, caldeggiati dal governo Draghi). E pertanto, la sonora bocciatura senza appello firmata dall’EU Platform on Sustainable Finance diventa anche l’occasione per il WWF di tornare a rivendicare il proprio impegno.
Lo sfogo del WWF
“Il rapporto del gruppo di esperti sfata tre idee sbagliate che la Commissione UE ha usato per giustificare l’inclusione del gas fossile e dell’energia nucleare: che i criteri siano rigorosi, che siano basati sulla scienza, e che il gas e l’energia nucleare aiuterebbero la transizione verde”, sentenzia l’associazione ambientalista.
La piattaforma ha infatti ritenuto che i criteri proposti dalla Commissione europea non fossero né rigorosi né basati sulla scienza. Inoltre, la Commissione UE ha proposto che le centrali nucleari ottengano un’etichetta verde se possono utilizzare strutture operative per lo stoccaggio finale dei loro rifiuti altamente radioattivi entro il 2050. Eppure nessun Paese – ricorda il WWF – è riuscito a costruire tali strutture finora, nonostante sette decenni di sfruttamento dell’energia nucleare.
E ancora, la piattaforma ha anche rilevato che i nuovi investimenti nel gas fossile ostacolerebbero una transizione che soddisfa gli obiettivi climatici dell’UE per il 2030 e l’Accordo di Parigi, mentre le nuove centrali nucleari arriverebbero troppo tardi per contribuire realmente agli obiettivi climatici dell’UE per il 2030 e il 2050.
In sostanza, “sono stati fatti tentativi per soffocare un approccio davvero scientifico, ma oggi la Piattaforma ha dato a tale approccio un megafono: il gas fossile genera enormi emissioni e il nucleare crea scorie altamente radioattive che non sappiamo ancora come gestire. Il rapporto della Piattaforma è un altro segnale che né il gas fossile né il nucleare devono entrare nella tassonomia verde della UE. La Commissione deve ascoltare la scienza e abbandonare la sua proposta di rendere verdi gas e nucleare”.