
I corrieri sono diventati di casa dopo la pandemia, ma questo continuo andirivieni genera inquinamento e problemi logistici. Gli armadietti automatici, invece, possono essere una interessante soluzione
Siamo a novembre. Come qualunque nostra azione quotidiana, abbiamo mutuato ancora una volta dagli americani anche da qualche anno il Black Fridays, che quest’anno cade il 24 novembre, e il Cyber Monday, che termina il 27 novembre. Tutto questo è stato studiato per svuotare i magazzini di merce a prezzi scontatissimi e preparare gli esercizi commerciali al Natale.
L’annus horribilis 2020 ha profondamente cambiato le abitudini di acquisto degli Italiani che, se prima guardavano ancora con un certo sospetto l’acquisto online, dopo il Covid, in oltre un caso su due (54%) hanno iniziato ad acquistare in rete i regali per Natale.
A orientare i consumatori verso gli acquisti online è soprattutto la possibilità di confrontare i prezzi in tempo reale. Nuove abitudini di acquisto comportano nuove modalità di distribuzione: il corriere è ormai un visitatore consueto dei nostri condomini.

La consegna a domicilio, però, fa sapere l’Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che si occupa anche della regolamentazione dei servizi postali, fa sì che il “tasso di pacchi inesitati al primo tentativo sia medio-alto nel caso di consegna a domicilio” e segnala come il cosiddetto “ultimo miglio” del processo di consegna sia effettivamente quello che genera il 40-50% dei costi totali del servizio di recapito. Se è legata alla presenza fisica del cliente, la consegna diventa meno flessibile, più onerosa e aumenta le ricadute ambientali indesiderabili. Un pacco non recapitato rappresenta un costo economico ma anche ambientale, in termini di logistica raddoppiata e inquinamento. “La crescita delle consegne dell’e-commerce, non regolata,” scrive ancora l’Autorità, “rischia di compromettere la vivibilità delle città, aumentandone il livello di congestione e di inquinamento”, soprattutto se si pensa al futuro, visto che le vendite a distanza, prevedibilmente, non potranno che aumentare. L’Agcom chiede quindi di spingere sull’automazione dei recapiti e sollecita le aziende a disincentivare le consegne a domicilio.
Per Natale c’è anche una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale relativo allo shopping natalizio. Per tale motivo i consumatori stanno iniziando a preferire regali a km0, apprezzando molto di più i marchi che hanno una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. A livello EMEA tale attenzione all’impatto ambientale si attesta sul 49%, mentre in Italia si sale al 55%. È necessario dunque che questa sensibilità si estenda anche alla logistica della consegna.
Le alternative esistono già e sono assolutamente praticabili. In primis l’uso degli armadietti automatici, i cosiddetti locker, e dei punti di consegna e ritiro presso le attività commerciali. Strumento che annulla il tasso di fallimento e permette consegne multiple riducendo i costi ambientali del servizio.
Potremmo guardare ai Paesi del nord Europa, dove la consegna nei punti di ritiro fuori casa è già entrata di diritto nelle consuetudini delle persone e raggiunge ormai anche tassi del 70%. Anche in Italia inizia a diffondersi l’uso della consegna fuori casa, grazie a operatori come InPost, la piattaforma di consegna leader per l’e-commerce in Europa, che con i suoi Locker e InPost Point presso i negozi di quartiere offre ai consumatori un’opzione di consegna economica, flessibile, conveniente, ecologica e senza contatto. Sono oltre 5.000 i punti InPost già disponibili sul territorio italiano per spedire e ritirare in modo più sostenibile. Stessa operazione è in corso da tempo con Amazon, che utilizza anche gli uffici postali come point. Anche altri spedizionieri hanno istituito i centri di ritiro, oltre alla consegna a domicilio.
Con l’aumento delle merci circolanti, come succede nel picco di acquisti del periodo natalizio, aumentano esponenzialmente anche i resi: mentre di norma il tasso di restituzione medio si aggira intorno al 20%, durante le festività può salire fino al 30%. In questo caso l’impatto di una singola spedizione si triplica, poiché alla spedizione del reso si aggiunge quella di una eventuale consegna del prodotto in sostituzione. Rendere più efficace anche la circolazione dei resi è dunque fondamentale per evitare di moltiplicarne esponenzialmente l’impatto.
La consegna Out of Home contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 rispetto alle consegne tramite corriere sia nelle aree urbane sia in quelle rurali. Inoltre, concorre alla diminuzione del traffico e dell’inquinamento acustico fornendo una soluzione più conveniente per consegnare i pacchi ai consumatori 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana e senza dover aspettare a casa il corriere.
Se tutti questi motivi non fossero abbastanza: soprattutto a Natale, la consegna Out of Home avvolge di totale privacy i nostri acquisti e aiuta a garantire l’effetto sorpresa, evitando che i nostri cari scoprano prima del tempo con una consegna a domicilio i doni che abbiamo acquistato per loro.
Insomma, quest’anno per Natale, scegliamo la consegna nei locker o nei punti di ritiro. Contribuiremo a rendere più efficace e sostenibile la circolazione delle merci acquistate online.