Draghi: “Torniamo a produrre gas in Italia, è più gestibile e costa meno”

draghi informativa montecitorio
Il Presidente delo Consiglio Mario Draghi durante l'informativa urgente alal camera dei deputati sul conflitto in Ucraina ( Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

Nell’informativa urgente di stamattina in Parlamento, il Presidente del Consiglio trova lo spunto per un discorso a tutto campo sullo stato delle energie rinnovabili in Italia. Bacchetta la Camera, elogia Cingolani, propone il ritorno al gas naturale nostrano e alle centrali a carbone (anche se per poco tempo)

Gli sono bastati dieci minuti scarsi per ridisegnare senza mezzi termini la mappa dell’approvvigionamento di energia in Italia e lasciare i deputati che lo ascoltavano un po’ basiti (malgrado gli applausi) per  come è stato esplicito. Supermario è stato capace – durante l’informativa urgente resa nella mattinata di ieri alla Camera, replicandola poco dopo al Senato –  di spostare l’attenzione del Parlamento dall’attacco della Russia all’Ucraina (con tutti gli annessi e connessi dei rapporti con l’Unione Europea), a quello che ora interessa veramente l’Italia per il suo futuro, vale a dire la questione delle fonti di energia. Una questione che ultimamente ha sollevato a più riprese le proteste di associazioni, movimenti, singoli attivisti, per la maniera ritenuta piuttosto disinvolta con cui si è dato spazio ai futuri insediamenti come, ad esempio, gli impianti eolici offshore.

Il discorso di Draghi

Nel ricordare le sanzioni inflitte ieri dal Consiglio europeo alla Russia (tra cui il divieto di finanziamento al debito Sovrano e il congelamento di asset verso alcune banche), e preannunciando una prossima informativa più dettagliata per martedì 1° marzo (perché in effetti ad, esempio, l’UE non ha ancora preso il provvedimento di interruzione totale dell’importazione di gas russo, con la conseguenza che i flussi di gas russo stanno aumentando in queste ore tanto che il prezzo sta scendendo), Draghi assicurava sulla severità delle misure prese nel settore dell’energia. Misure mirate a impedire il trasferimento di tecnologie avanzate usate soprattutto per la raffinazione del petrolio e nel settore trasporti (per tutti i beni e le tecnologie servizi destinati al settore aereo).

“Imprudenza non aver diversificato le nostre fonti di energia”

parlamento_ Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT
Ilo Parlamento durante l’Informativa urgente resa dal Presidente del consiglio Draghi (Immagine messa a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

Ma le parole più incisive Il Presidente del Consiglio le ha riservate proprio agli effetti che le sanzioni imporranno nel ripensare la nostra economia, soprattutto nel settore energetico già colpito dai rincari di questi mesi. «Circa il 45% del gas che importiamo – spiega Draghi – proviene dalla Russia , in aumento dal 27% di circa 10 anni fa». E qui un affondo verso i nostri parlamentari e politici: «Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver maggiormente diversificato le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni». Il che significa – come poi dirà ancor più esplicitamente – aver rallentato la marcia di eolico e fotovoltaico.

L’Italia e il gas naturale

Ma soprattutto  Draghi pensa al gas naturale. «In Italia abbiamo ridotto la produzione di gas italiano da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi, a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare il rischio di crisi future».

Draghi ha parole pungenti anche per le istituzioni europee, bacchettate anch’esse perché poco sensibili ai continui richiami dell’Italia ad adottare meccanismi di stoccaggio comune che aiutino tutti i paesi fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture. «E ci auguriamo che questa crisi possa finalmente accelerare una risposta positiva su questo tema», dice scandendo le parole. La considerazione assume un valore particolare perché espressa dopo che il Premier aveva rassicurato sulla situazione degli stoccaggi italiani, migliore rispetto a quella di altri paesi EU  – e cita la Germania – malgrado l’utilizzo a pieno ritmo a febbraio anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture. Come a dire: se lo diciamo noi che stiamo meglio di altri paesi, vuol dire che bisogna intervenire e unire le forze.

Draghi torna quindi a spingere sulle misure necessarie per non trovarci impreparati e gestire al meglio una possibile crisi energetica.  «Le misure di emergenza impongono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico. Il governo è lavoro inoltre per aumentare le forniture del gas alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti.», dice, facendo una pausa dovuta non solo al cambio della pagina del discorso, ma anche per prepararsi a dire quello che poche ore dopo avrebbe scatenato la protesta delle associazioni ambientaliste. «Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte come gli Stati Uniti.  Tuttavia la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro è quanto mai opportuna la riflessione anche su questo punto», scandisce. E aggiunge «Il governo intende poi lavorare per incrementare  il flusso dei gasdotti non a pieno carico come il TAP dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e Tu8nhisia e il GreenStream dalla Libia. Potrebbe essere anche necessaria la riapertura delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze nell’immediato». (Applausi da destra, gelo a sinistra). Questo nel concreto significa: rimettere in funzione strutture come il rigassificatore e la centrale a carbone Federico II, entrambi a Brindisi; procedere spediti senza se e senza ma sul gasdotto TAP  bypassando definitivamente le proteste dei sindaci del posto primo fra tutti il primo cittadino di Melendugno Marco Potì.

Sì alle rinnovabili, no alla burocrazia

tap_percorso
Il percorso del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) che approda sulle coste pugliesi

E di fronte alla necessità di calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia ove questo fosse necessario («Bè sì, è necessario», aggiunge di suo alle frasi scritte), insiste sull’altrettanto forte necessità di ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture, stante la crisi geopolitica. Quindi ringrazia, applaudendolo anche,  il Ministro della transizione ecologica Cingolani per il suo lavoro  (applausi tiepidi dall’Aula) e piazza un altro affondo contro i parlamentari tornando sulle rinnovabili: «La risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti come stiamo facendo nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili (forti applausi) anche, direi soprattutto, con una maggiore semplificazione per le procedure degli impianti.  A questo proposito vorrei notare che gli ostacoli a una maggiore speditezza su questa percorso non sono tecnici, tecnologici, ma solo burocratici» (applausi scroscianti da un’aula che non sta capendo che il vero problema è la semplificazione normativa, che spetta ai parlamentari stessi).

Così parlò Supermario

Infine, la conclusione che esplicita fuori dai denti quello che era stato preparato fino a quel momento: «Dobbiamo migliorare la nostra capacità di rigassificazione, aumentare la produzione nazionale  a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio paese è più gestibile ed è meno caro». Applausi.

Articoli correlati