Dossier amianto – La scossa d’amianto

Abruzzo. Irpinia. Belice.

Tre terre mosse dal sisma, nel modo più impietoso che possa esserci. Il terremoto che ti sorprende e non lascia scampo: spezza vite, distrugge case, edifici, monumenti. Distrugge. E troppo spesso lascia gravose eredità per chi resta, eredità che si dispiegano nelle lungaggini della burocrazia italiana. Tra i fardelli di cui le popolazioni colpite dal sisma devono farsi carico vi è quello della ricostruzione. Situazione post-terremoto: fare bilanci, “raccogliere i cocci” e armarsi di pazienza e fiducia nei governanti di turno. Questo occorre fare. Questo spesso occorre fare per anni o, ancor più, per decenni. Quando lo scempio della politica è eclatante ci si augura che prima o poi venga fuori e sia documentato: questo non sempre è possibile o, perlomeno, non immediatamente se si lotta con un nemico silenzioso. Lo attesta, ad esempio, il prof. Mario Di Gioacchino per il terremoto de L’Aquila: «La popolazione delle aree terremotate in Abruzzo nell’arco dei prossimi venti anni sarà esposta al rischio di tumori dovuti all’inalazione di amianto, che rischiano di diventare una seconda piaga».

L'Aquila

Ogni tanto le pagine di cronaca ci danno notizia di proteste per la costruzione infinita delle città abruzzesi. Flebili voci, sommesse spesso dall’opinione diffusa del “miracolo italiano”: la ricostruzione c’è stata, verrà anche il resto… Il resto? Oltre a macerie di ricordi e beni culturali, nelle macerie c’è anche amianto. Infatti, come rammenta il prof. Di Gioacchino, «sebbene l’impiego di questo elemento sia fuori legge in Italia dal 1992, tanti palazzi a L’Aquila, fra quelli che hanno registrato i crolli, hanno sparso moltissimo amianto nell’aria». L’allarme è stato lanciato di recente dal docente dell’Università di Chieti nel corso di un convegno Inail dedicato ai tumori professionali e agli infortuni sul lavoro e raccolto, per ora, da una parte politica. I radicali del Pd hanno riportato la questione in un’interrogazione parlamentare e Maria Antonietta Farina Coscioni, prima firmataria dell’interrogazione, ha chiesto al Presidente del Consiglio e al Ministro per la Salute «quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all’allarme lanciato dal professor Di Gioacchino e quali iniziative si intendano promuovere o adottare, a fronte di una così inquietante situazione».

L'Aquila

Oltre la rimozione in tempi brevi dei depositi di rifiuti speciali a cielo aperto è inoltre necessario intervenire sul fronte della prevenzione: occorre «lavorare per garantire diagnosi precoci», ammonisce Di Gioacchino. Preoccupazione giunge anche dalla voce del Presidente Legambiente Abruzzo, Angelo Di Matteo: «Nelle macerie c’è veramente di tutto, un grande problema in particolare è rappresentato dall’amianto, una criticità presente anche prima del sisma, ma oggi ancora più acuta perché l’amianto frammentato e deteriorato è ancora più pericoloso». Di Matteo sottolinea anche il problema della mancanza in Abruzzo di una discarica autorizzata a stoccare amianto: «Tutto il materiale – ha chiarito – va a finire fuori regione. È arrivato il momento di individuare un sito per lo smaltimento, che dovrà essere effettuato con le migliori tecniche a disposizione».

Intanto il 23 novembre scorso è ricorso il trentennale dal sisma meglio noto come il “terremoto dell’Irpinia”. Una scossa di magnitudo 6,9 (scala Richter) sconquassò la terra campana, interessando ben 679 comuni di 8 differenti province tra Campania, Basilicata e Puglia.

Bipiani, quartiere di Ponticelli (Na)

«Lavorammmo moltissimo per la ricostruzione del post-terremoto di Napoli»: a dirlo è Leodegar Mittelholzer, l’ultimo amministratore delegato dell’Eternit Spa, nel corso del maxi-processo a carico della multinazionale del cemento-amianto. A trent’anni dal disastro ancora si fa la conta dei danni, ancora si piange per «quella ferita per noi non si è mai chiusa», come riporta in una lettera indirizzata al Ministro dell’Ambiente l’Assessore alle Politiche Sociali della VI Municipalità di Napoli. É qui che sorge Bipiani, nel quartiere di Ponticelli: 123mila abitanti e abitazioni con tetti e pareti di coibendazioni di amianto.Una struttura che doveva servire per risolvere l’emergenza abitativa post-sisma, una struttura ancora in piedi a distanza di trent’anni e abitata da chi alternative proprio non ne ha. Qualche tempo fa si sollevò una voce di protesta: quella dei genitori degli alunni che frequantano la scuola elementare “San Giovanni Bosco”, a pochi metri dai Bipiani. Lamentavano il pericolo per quegli edifici ormai diroccati, sottoposti alle intemperie che facilitano il diffondersi nell’aria delle particelle di amianto. L’esposto è stato presentato alcuni anni fa all’autorità giudiziaria ma Bipiani ancora c’è.

Immagini dell'epoca. Baraccopoli di Gibellina (Tp)

Ma la storia del terremoto di amianto non finisce e si parla ancora di container. Un caso per tutti: Angri (Sa) – Largo Caiazzo, incendio del 26 agosto 2010, tre le abitazioni danneggiate, fatte di amianto. L’Associazione Noi Angri ha solerte «posto in evidenza la necessità che l’amministrazione comunale cominci ai risolvere il problema dell’amianto sul nostro territorio mediante l’attivazione di procedure per la mappatura e la rilevazione dei siti interessati dal problema. Tuttavia, – recita un comunicato – a distanza di trenta anni dal terremoto del 1980 è visibile ancora la presenza di alloggi provvisori realizzati all’epoca del disastro per dare una sistemazione alloggiativa temporanea ai terremotati. I prefabbricati, in molti casi, sono stati ristrutturati, ma nonostante i lavori versano in condizioni a limite dell’agibilità».

Immagini dell'epoca. Baraccopoli di Gibellina (Tp)

E di amianto si continua a parlare anche nella Valle del Belice, colpita dal sisma nel lontano 1968. A 42 anni è vivo il problema amianto: le ultime baraccopoli sono state smantellate nel 2007, dopo che due generazioni hanno vissuto tra le lamiere. Ad oggi però manca ancora una bonifica radicale del territorio ma un sito di stoccaggio in terra di Sicilia non c’è: l’unica discarica a Catania è in via di esaurimento e l’amianto va spedito in Germania. Ancora una volta l’Italia si appoggia ad altri, quell’Italia relegata tra le pagine di un libro o di un giornale, accusata di essere faziosa, accusata di essere l’immagine dell’Italia brutta che viene raccontata. Perchè ha la colpa di essere l’Italia che ancora esiste.

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