Le donne per un turismo slow. Si parte dai Monti Dauni

sant'agata di Puglia (Foto Sit&A)
Sant'agata di Puglia (Foto archivio Sit&A)

Gli Stati Generali delle Donne – Puglia presentano ai candidati presidenti il Patto delle Donne per la Puglia e il progetto “Monti Dauni. Camminare con lentezza respirando il silenzio”. La proposta di un turismo esperienziale e inclusivo che veda le donne imprenditrici custodi della tradizione e promotrici di innovazione

Sposare in Puglia due temi come il sostegno all’imprenditoria femminile e la valorizzazione del turismo in un’area montana tradizionalmente fuori dai grandi circuiti sembra un’impresa molto difficile, vuoi perché la regione ha sempre valorizzato il turismo balneare e di massa, vuoi perché imprese dirette da donne o con una forte componente femminile non sono ancora sufficientemente forti da affrontare il mercato. Ma se a fare da testimoni allo sposalizio vengono chiamati in causa la sostenibilità, l’innovazione, la salvaguardia dell’ambiente e il recupero in chiave dinamica dei saperi tradizionali, allora si può dire, chiosando I promessi sposi, che “questo matrimonio s’ha da fare”.

Lentezza e silenzio: il turismo (ma non solo) dei Monti Dauni

E’ la scommessa tutta pugliese degli Stati Generali delle Donne, che ha elaborato il Patto delle Donne per la Puglia e che si basa su di un progetto, Monti Dauni. Camminare con lentezza respirando il silenzio. Si tratta di un progetto-pilota (cui seguirà quello di un “ostello nautico” a Brindisi) presentato ai candidati presidenti della Regione Puglia ai quali è stato chiesto di sottoscriverlo e, se eletti, di renderlo operativo. Ad oggi hanno dato la loro adesione il presidente uscente Michele Emiliano e il candidato renziano Ivan Scalfarotto. Coinvolti anche i candidati consiglieri, per i quali la richiesta è quella di organizzare una task force di genere e interpartitica che porti avanti il progetto e creda nella straordinaria opportunità di emancipazione economica per le donne del posto, puntando su formazione e comunicazione.

Il progetto

Il Patto delle Donne per la Puglia e il progetto del turismo lento sui Monti Dauni sono stati presentati giorni fa nella sede barese della Casa delle donne del Mediterraneo. A presentare l’iniziativa la sociologa Mirella Giannini,  presidente di Stati Generali delle Donne e referente pugliese di SGD nazionale, Luigi Barile, ingegnere e componente del gruppo di lavoro “economia di genere”, e Grazia Strisciulli, vicepresidente di Stati Generali delle Donne e componente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile della C.C.I.A. Alla base del progetto, la spinta ad avviare un turismo consapevole basato su attrattività paesaggistiche di grande valore cui unire forme di imprenditoria femminile, come quella artigianale dei merletti, che altrimenti andrebbero perdute ma che hanno anche bisogno di un’impostazione 4.0.   Per questo si è richiesto e ottenuto il partenariato di soggetti istituzionali, enti culturali e economici (Direttori di Museo, Sopraintendenti, referenti del FAI), associazioni di categoria (CNA) e singole imprese gestite da donne e sono stati coinvolti gli amministratori locali.

Preservare l’ambiente dalla sua mercificazione

Sono tanti i punti di forza che invitano a lanciare i Monti Dauni nel panorama di un’offerta di turismo sostenibile e non banale: artigianato, accoglienza, cura del territorio, recupero delle tradizioni, «tutti valori femminili –spiega la sociologa Mirella Giannini, presidente regionale degli Stati

patto per le donne puglia
Un momento della presentazione del Patto delle Donne per la Puglia e del progetto “Monti Dauni”. Da sin.: Mirella Giannini, Luigi Barile Grazia Strisciulli (Foto Ambient&Ambienti)

Generali delle Donne e referente dello stesso organismo a livello nazionale – perché come hanno sottolineato i maggiori antropologi è proprio della donna conservare e tramandare un “patrimonio”, in termini di generazione, cura e conservazione del mondo intorno a sé. E se è vero che la donna è emarginata dal mercato del lavoro – continua -, è anche vero che è fuori dalla “tragedia della modernità” e quindi in grado di sottrarsi alla mercificazione dell’ambiente preservandolo dalla distruzione».

Perché i Monti Dauni

«E’ un territorio, quello dei Mondi Dauni, che ha visto già in tempi remotissimi le donne in posizioni-chiave nell’economia, specialmente agricola, come mostrano numerosi reperti archeologici tra cui la Signora di Biccari, risalente a quasi 8mila anni fa», sottolinea l’ing. Barile; ma forse è un territorio ancora poco consapevole che proprio lì le imprese a conduzione femminile o con forte presenza femminile basate su artigianato agricoltura (nella provincia di Foggia il 40% delle aziende agricole innovative a conduzione familiare, è guidato da donne) e turismo possono fare un grande balzo in avanti.

Il bello e il brutto dei Monti Dauni

Nello specifico i comuni coinvolti sono parecchi: Accadia, Alberona, Anzano, Ascoli Satriano, Bovino, Cagnano Varano, Faeto, Orsara, Pietramontecorvino, Rocchetta Sant’Antonio, Roseto Valfortore Sant’Agata di Puglia, Troia, tutti paesi piccoli se non piccolissimi, in tutti i casi non superiori ai 1500 abitanti, ma che in molti casi sono bandiere arancione; paesi ricchi di testimonianze architettoniche come castelli medievali e cattedrali romaniche e per questo annoverati tra i borghi più belli d’Italia, o che sono sede di siti e parchi archeologici. Un patrimonio di attrattori sparpagliato, però, su un territorio fortemente penalizzato nel tessuto imprenditoriale (sono paesi che si spopolano poco a poco dove spariscono le attività lavorative e gli abitanti si impoveriscono), nelle comunicazioni (i comuni sono visivamente vicini ma non collegati tra loro per le caratteristiche del territorio e i trasporti pubblici e privati  sono scarsi) e nel tessuto ricettivo (poche le strutture, poche le occasioni di svago e culturali perché in questi paesi i turisti si fermano pochi giorni, inesistente la strategia di promozione dell’offerta turistica), con la conseguenza che ai tour operator questo territorio non fa assolutamente gola.

La scommessa del Patto delle Donne per la Puglia

Bovino (foto Michele Grande)
Bovino (foto Michele Grande)

La scommessa è proprio questa: mostrare che i Monti Dauni sono sede privilegiata di un turismo lento, attento a cogliere tutte le bellezze della natura e della tradizione sapientemente custodita e diffusa dalle donne del posto. Un turismo esperienziale e inclusivo che sappia prendersi cura del visitatore e accompagnarlo alla scoperta delle bellezze dei luoghi, incentivando un sistema di trasporto sostenibile.

Ma non si può lanciare questo tipo di turismo senza una organizzazione capillare e moderna rivolta alle donne. Sportelli informativi, corsi di formazione, un sistema di comunicazione digitale, «per sviluppare la motivazione al lavoro autonomo e dare un senso al lavorare con lentezza», spiega Grazia Strisciulli, vicepresidente di Stati Generali delle Donne e componente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile della C.C.I.A, sostenuto da enti, istituzioni, amministrazioni locali e soprattutto quei politici regionali che si sono impegnati a sostenere il progetto in Consiglio regionale.

Le proposte che alcune candidate  alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre hanno fatto per arricchire il progetto sono diverse: destagionalizzazione delle attività,  integrazione con altri itinerari di turismo slow, inserimento di attività “di comunità” tali da incrementare i livelli essenziali di lettura, recupero della cosiddetta “architettura di recupero” e quindi degli alloggi provvisori: proposte che in un futuro, ci auguriamo non troppo lontano, possono costituire un altro volto, meno frenetico e meno legato alla stagione estiva, del turismo in Puglia. Partendo dalle donne.

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