Disastro Veneto. SIGEA: manca una reale cultura della cura del territorio

alluvione Verona
I danni dell'alluvione del 22 agosto a verona

Il parere degli esperti della Società Italiana di Geologia Ambientale. Zangheri : “Veneto regione più cementificata d’Italia”. Fiore : “Siamo il Paese dello stato di crisi permanente”. Milano: “Le politiche ambientali non hanno colore politico”. Il ruolo dello Stato

Gli eventi estremi del 22 e 23 agosto  a Verona, Belluno e Cortina, e un po’ in tutto il Veneto, portano ancora una volta alla ribalta la questione  del dissesto idrogeologico del Paese. Come è noto, il Governatore del Veneto Luca Zaia ha firmato la nuova dichiarazione di “stato di crisi” per le province di Verona, Vicenza, Belluno e Padova.

La Società Italiana  di Geologia Ambientale – SIGEA, richiama a questo proposito alcune questioni mai risolte, a partire dalla logica emergenziale che governa gli interventi in questo punto vulnerabile della politica di tutela del territorio italiano, già fragile di per sé, ma messo ancor più in ginocchio dalle scelte di intervento, spesso dettate più  interessi particolaristici che dalla logica.

Zangheri : “Veneto regione più cementificata d’Italia”

 Non usa mezzi termini Pietro Zangheri, geologo, Presidente della Sezione Nord – Est della SIGEA, e punta il dito sulla riduzione dei tecnici preposti all’opera di prevenzione. «Dopo la tempesta Vaia dell’Ottobre 2018, dopo l’alluvione a Venezia del Novembre scorso, dopo le frane e il dissesto geo-idrologico degli anni precedenti, in Veneto come altrove si risponde con logiche di Protezione Civile prevalentemente di soccorso e interventi di ripristino dello stato dei luoghi. Ogni volta uno “stato di crisi”, certo in molti casi indispensabile; basta questo per evitare che gli effetti al suolo del prossimo evento atmosferico non si ripetano o addirittura non siano più gravi? Il Veneto, come puntualmente ricorda Ispra nei suoi rapporti, da molti anni è la regione più cementificata d’Italia – oltre 1600 ettari di suolo naturale impermeabilizzati solo negli ultimi 2 anni; nel contempo gli uffici regionali preposti alla salvaguardia geologica si assottigliano, rischiando l’estinzione».

Le piattaforme nazionali di controllo del rischio: funzionano?

Nel 2016 durante la presentazione  del rapporto 2015 sul dissesto idrogeologico a cura dell’ISPRA, veniva presentata la nuova piattaforma web di #italiasicura: una mappa d’Italia, navigabile, che univa frane, alluvioni, emergenze, cantieri, progetti, interventi per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, il tutto completamente open data e integrato con i social network. La mappa dei cantieri di #italiasicura, presentava le opere di prevenzione nel contesto più ampio della pericolosità e del rischio e le emergenze. La piattaforma era aperta alla libera consultazione gratuita e alla collaborazione dei cittadini. Usiamo il verbo all’imperfetto perché da tempo il portale è inattivo; come recita l’homepage “Le mappe dei cantieri sono attualmente in fase di aggiornamento”.

Nel febbraio 2019 veniva presentato il Dipartimento Casa Italia,che il Governo ha voluto, è spiegato nel portale, “ per promuovere la sicurezza del Paese in caso di rischi naturali. Il suo compito è quello di sviluppare, ottimizzare ed integrare strumenti destinati alla cura e alla valorizzazione del territorio, delle aree urbane e del patrimonio abitativo”. Tra i vari contenuti della piattaforma, c’è la Mappa dei rischi dei Comuni italiani, che contiene una mappa che mette insieme i dati forniti da INGV (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e ricerca ambientale, che per l’occasione metteva a disposizione l’IFFI (Inventario dei fenomeni Franosi in Italia) e ISTAT. La mappa dei rischi naturali dei comuni italiani permetteva di capire in quale grado di pericolosità di rischio sismico e idrogeologico ricadeva la propria abitazione. Usiamo ancora una volta il verbo al tempo imperfetto perché la mappa  risale al giugno 2018 e da allora non è stata aggiornata.

Tutto questo per dire che gli strumenti ci sono – e sono ottimi strumenti – per avviare una efficace opera di prevenzione  ma che, per semplificare, “manca la manutenzione” degli stessi.

Fiore: “C’è una logica di previsione e prevenzione?”

Antonello Fiore
Il geologo Antonello Fiore, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale – SIGEA

E’ perplesso il Presidente nazionale di SIGEA Antonello Fiore.«A ogni estate, a ogni mese dell’anno, a ogni regione del nostro Paese si può associare un evento naturale, che sia una frana, un’alluvione, un allagamento, una voragine, una erosione costiera, un terremoto, una valanga, i cui effetti sono ricondotti dagli amministratori e dai politici, quando va bene, in “stato di crisi”. D’altronde le cerimonie delle ricorrenze di questi eventi ci ricordano quello che è accaduto e come eravamo impreparati. Siamo il Paese dallo stato di crisi permanente. In un’Europa sempre più motivata a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 e pronta a investire diverse decine di miliardi di euro – come si evince dai programmi comunitari del Green New Deal e del Recovery Fund – gli amministratori (in Veneto come in altre regioni d’Italia) che agiscono, su territori sempre più vulnerabili per gli effetti della crisi climatica, con interventi emergenziali stanno dando la risposta giusta?»

Non abbiamo imparato niente   

 «Passata l’ennesima emergenza, ricevuti i contributi economici richiesti per risanare i danni subiti, – continua Fiore – si esce più maturi e consapevoli dell’urgenza di sanare lo stato di “salute” dei paesaggi regionali, del territorio? Si diviene più coscienti della necessità di passare da una pur lodevole ed efficiente capacità di Protezione Civile intesa come soccorso e ricostruzione a una logica di previsione e prevenzione? Esiste una reale cultura della cura del territorio, della tutela dell’ambiente e della vita che esso ospita? Si costruiscono e attivano politiche ecosistemiche e prospettiche, veramente innovative, per la manutenzione e rigenerazione dei luoghi?»

Domande che per non essere retoriche necessitano di risposte di lungo periodo e di politiche che trasformino gli investimenti pubblici in un volano per investimenti privati nella rigenerazione del territorio e delle infrastrutture. «Forse – conclude Fiore – non siamo ancora consapevoli che la strada da seguire è duplice, quella della mitigazione dell’evento estremo, che è su scala planetaria e che necessita misure condivise da tutti i Paesi per la riduzione del global warming, e quella dell’adattamento, che invece è su scala locale e che ogni comune può e deve attuare con la collaborazione dei cittadini per migliorare l’assetto del territorio».

Milano: “Le politiche ambientali non hanno colore politico”

«E’ essenziale rovesciare radicalmente il nostro sguardo  – conclude Giuseppe Milano, ingegnere e urbanista esperto ambientale della SIGEA – e costruire, cooperando, piattaforme interscalari abilitanti capaci di leggere le trasformazioni complesse e articolate del territorio offrendo le utili chiavi di letture per interpretare il futuro realizzando gli interventi strategici necessari per la sua valorizzazione. Le politiche ambientali non sono né di destra né di sinistra: devono essere realizzate per il bene di tutti, possibilmente da persone sempre più qualificate e motivate, per quelli che ci sono oggi e per quelli che verranno domani».

 

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