Da Roma a Monte Sant’Angelo sulle strade dei pellegrini

«È complicato spiegare cosa si prova quando si decide, o meglio, si sente che è arrivato il momento di mettersi in cammino; ho scelto di fare questa esperienza perché ho sentito una “chiamata”, un insieme di avvenimenti apparentemente fortuiti e casuali, qualcosa di mistico, o semplicemente la mia anima che mi comunicava che era arrivata ad una fase cruciale e aveva bisogno di una svolta che mi desse occhi nuovi per “leggere” la mia strada». Sono le parole di Luigina Geusa, pellegrina incontrata in quel di Monte Sant’Angelo a poche ore dal termine del suo cammino. Quattrocento chilometri percorsi a piedi da Roma per giungere alla grotta dell’Arcangelo Michele. Luigina, salentina e guida ambientale escursionistica, ha deciso di intraprendere questo pellegrinaggio alla soglia dei suoi trent’anni; dopo aver già percorso il Cammino di Santiago de Compostela, decide di partire da sola organizzando l’intero viaggio in meno di due settimane. «Ho studiato il percorso, sapevo che non avrei trovato una situazione simile a quella spagnola – dice Luigina, che continua – niente indicazioni, ostelli del pellegrino o docce calde a fine giornata: solo pochi soldi in tasca, un GPS per non perdersi, una tenda nello zaino,un sacco a pelo e l’entusiasmo di partire».

Luigina Geusa davanti alla Cattedrale di Troia (FG)

Un lungo percorso –  Il pellegrinaggio ha preso il via la mattina del 15 febbraio da Piazza San Pietro; Luigina ha percorso un lungo cammino attraversando paesi, città e campagne, il più delle volte lungo le antiche strade consolari romane. È il Cammino della Via Francigena del Sud, un percorso nuovamente da scoprire e tracciare, che in antichità permetteva ai pellegrini diretti in Terra Santa di recarsi presso la Grotta dell’Angelo e ricevere la sua benedizione. Castel Gandolfo, i laghi di Albano e Nemi, l’abbazia di Fossanova, il golfo di Gaeta, Formia, Benevento, Troia, Lucera e San Severo, il convento di Stignano e quello di San Matteo, San Giovanni Rotondo sono solo alcuni dei luoghi attraversati da Luigina. Per un pellegrino le difficoltà sono all’ordine del giorno, fanno parte del gioco. La mancanza di segnaletica e i sentieri non tracciati, la stanchezza fisica e mentale, la diffidenza e la negazione di un posto dove dormire vengono, però, compensate dalle tante persone che si sono prodigate per sostenere Luigina durante il pellegrinaggio.

Un nuovo progetto –  «È stata un’esperienza forte: vesciche, tendiniti, lacrime agli occhi; ma anche fratellanza, umanità, gente che si vuole bene senza neanche conoscersi», racconta Luigina. «La conclusione di questo camino mi ha portato al centro di me stessa, a sentire un contatto col divino che poco ha a che fare con le religioni, ma è più che altro uno stato dell’essere, uno stato interiore, arrivati al quale la vita diventa una meditazione quotidiana, una celebrazione, in ogni momento». Luigina conclude sostenendo che: «Tutto questo significa camminare: imparare a prendere dosi di medicina naturale. Ed è da qui che nasce l’idea di un nuovo progetto: quello di accompagnare in cammino per la Puglia tutti quelli che vorranno fare esperienza di questa bellezza, alla scoperta di territori, percezioni, esperienze, dove la meta è la scoperta di se stessi».

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