
Scuola, burocrazia, Pubblica Amministrazione, Sanità, MES e Recovery Fund: la pandemia ha contribuito a creare nuovi scenari? Abbiamo imparato la lezione? A quando una nuova governance che sblocchi la crisi?
La situazione è critica e a pochi giorni dall’ultimo DPCM ne appare un altro, presentato poche ore fa dal premier Conte. Che dovesse essere complesso lo si era capito dal ritardo con cui il Presidente Conte parla in televisione per presentarlo. I contenuti sono “forti” e “decisi” per cercare di impedire un nuovo futuro lockdown, anche se lo stesso dipenderà solo dal nostro comportamento responsabile. Chissà se lo capiremo.
Ripartire dalla scuola, ma come?
La scuola è al centro di tutto perché oggi ci si accorge che rappresenta il punto in cui si incontrano i nostri ragazzi e si scambiano possibili contagi che riportano poi nelle famiglie.
La soluzione non poteva però essere quella della didattica a distanza (la famigerata DAD) perché la scuola è il luogo delle relazioni: quindi per il premier la scuola va avanti anche se la si rende più flessibile negli orari. Si potrà entrare anche alle 9 e distribuire la didattica anche nel pomeriggio. La DAD resta possibile, ma per ora è rimandata. Per molti (tra cui il governatore campano De Luca) la scuola si sarebbe dovuta fermare per bloccare il rischio elevatissimo associato ad una fragile responsabilità giovanile e che potrebbe portare a focolai diffusi ed intensi.
In realtà ci si accorge anche di una scuola in abbandono da anni, come anche ci si accorge di disattenzioni, di mancata programmazione dell’edilizia scolastica. Ecco perché con la legge di bilancio 2021 si sono stanziati 1,5 miliardi per sostenerla. È acclarato che la scuola è disallineata rispetto al mondo che cambia, che la scuola è priva di quadri e processi formativi non adeguati all’evoluzione tecnologica. Meno male che in questi anni ci sono stati istituti le cui esperienze si possono considerare progetti pilota di una scuola che dovrà cambiare.
Ovviamente si spera che siano disponibili le risorse economiche, quelle vere e non quelle di carta. Si parla infatti di “soldi” ma non sappiamo se sono quelli veri e disponibili.
Ospedali in affanno, perché?
Notiamo burocrazia ed incapacità di decidere quando osserviamo un virus che avanza negli ospedali, per i quali si paventa una crisi prima ancora che la pandemia riesploda. Ci sono stati mesi e mesi per organizzare gli ospedali del futuro, quelli che servono per fronteggiare le emergenze. Ma sembra che non lo abbiamo capito, perché siamo rimasti stretti tra mancanza di risorse vere e inefficienze manageriali, nonché ammanettati da una burocrazia asfissiante e sempre più potente, autoreferenziale, che rappresenta il vero nemico della trasformazione.
Sì al MES, ecco perchè
E allora perché non utilizzare le risorse del MES? Nella risposta alle domande dei giornalisti è stata posta questa domanda e Conte ha cercato di rispondere chiarendo che il MES è solo un prestito e che va restituito. Inoltre lo si può utilizzare per spese già fatte. Però le risorse del MES sono già disponibili e non si comprende l’ostinazione a non utilizzarle, anche per dare risposte alla crisi del sistema sanitario che sta per esplodere.
Per un Paese resiliente

Stiamo invocando sempre il Recovery Fund con i suoi 209 miliardi di euro che da luglio 2021 potrebbero cominciare ad affluire nelle casse. Soldi da spendere e su cui si stanno riversando le vecchie programmazioni presenti nei vecchi archivi dei Ministeri. Occorre rendersi conto che quelli ad oggi proposti sono interventi possibili, ma che vanno rivisitati per adattarli al mondo che è cambiato. Dobbiamo costruire l’Italia del futuro, l’Italia capace di convivere con le prossime pandemie che potranno riversarsi sul futuro. Dobbiamo capire come dovrà cambiare il mondo, anticiparne le evoluzioni. Dobbiamo guardare ad un paese resiliente, pronto ad adeguarsi ai continui cambiamenti.
Tutto questo può farsi perché siamo capaci di pensare, perché siamo dotati di grande creatività ma … non dobbiamo perdere tempo.
La Pubblica Amministrazione può funzionare meglio, ecco come
C’è però bisogno di sperimentare una nuova governance. Servono progetti pilota di governance da sperimentare anche sotto questo profilo. Immaginiamo modelli e processi sperimentali per la traduzione operativa di progetti complessi in scenari attuativi rapidi. La Pubblica Amministrazione del futuro dovrà fornire la spinta propulsiva per lo sviluppo. Immaginiamo una Pubblica Amministrazione che organizza tavoli tecnici per sensibilizzare, per spingere la formazione di progetti, per essere soggetto catalizzatore di percorsi snelli e veloci. Una Pubblica Amministrazione capace di riunire attorno a tavoli tecnici tutti i soggetti pubblici e privati per assumere decisioni, per sintetizzare percorsi, per generare scenari alternativi e di accordo su progetti e processi complessi. Una Pubblica Amministrazione dotata di poteri veri come quelli che ha già, ma orientati non a bloccare ma a favorire le trasformazioni.
Una Pubblica Amministrazione e i suoi dipendenti che potranno essere ricompensati nei vari costi di funzionamento, in parte subito ed in parte ad obiettivi, a progetti trasformati in realtà. Siamo certi che il sistema diventerà veloce e il Paese diventerà un cantiere in continua trasformazione, orientandosi veramente al paese del futuro, capace di vincere qualsiasi pandemia.