Costruire il paesaggio con scelte coraggiose

Una delibera della Giunta regionale pugliese apre la strada all’uso intelligente dei fondi messi a disposizione dal PNRR. Ma una delibera simile c’era già dal 2010…

La notizia la si apprende dal sito della Regione. La Giunta regionale lo scorso 15 settembre ha espresso “giudizio negativo di compatibilità ambientale relativo al parco eolico costituito da 19 aerogeneratori ed una potenza complessiva pari a 79,80 MW, da realizzare in località “Lampino” nel Comune di Ortanova (FG) (…)”.

Il provvedimento è riferito al parere della Regione Puglia nell’ambito della procedura di VIA di competenza statale, ma è molto significativo perché non trasmette un atteggiamento di rigidezza della Regione bensì richiede che – “nel  caso di esito favorevole del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale siano prescritte nel Decreto di VIA, ai sensi del D. M. 10 settembre 2010, misure idonee di compensazione ambientale e territoriale in favore del/i Comune/i interessati dall’intervento, in accordo con la Regione Puglia e i medesimi Comuni”.

Quali impianti eolici?

La nuova delibera della Regione è importante: in caso di giudizio di compatibilità positivo a Roma, anche se la Regione Puglia non è d’accordo, prevede misure di compensazione in grado di cambiare il volto del nostro territorio

Il Ministero dell’Ambiente (ora Transizione ecologica) ha spesso richiamato l’attenzione sul fatto che, sebbene sia possibile la realizzazione di impianti eolici in aree agricole, questa possibilità è subordinata al rispetto delle normative, tra cui il rispetto del PPTR, il Piano Paesaggistico regionale, il quale stabilisce che “nell’ubicazione si dovrà tener conto delle disposizioni in materia di sostegno del settore agricolo, …, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale”. In virtù di ciò si sono moltiplicati i pareri negativi. Nel passato, con i pareri negativi, si è richiamato che la realizzazione degli impianti eolici deve rispettare le direttive contenute nel citato Piano Paesaggistico e tale obbligo vale anche per i soggetti privati.

Cosa accadeva il 2010?

In realtà questa rigidezza si è scontrata con un percorso lungimirante già promosso nel passato dalla Regione con una delibera di Giunta Regionale del 2010, la numero 2084, in cui si sono richiamati principi importanti, tra cui il fatto che “La promozione della qualità del paesaggio e la valorizzazione dei patrimoni identitari della Puglia sono attuate dalla Regione attraverso la produzione sociale del paesaggio, complesso processo che vede interagire una molteplicità di attori pubblici e privati, sociali, economici e culturali, e attua i principi di partecipazione e sussidiarietà”. È stato interessante rileggere quella delibera del 2010: si incontra uno spirito differente nonostante siano passati 11 anni. Si incontra uno spirito propositivo e la volontà di percorrere un cammino estremamente attuale nel 2021, in cui il privato diventa attore di scelte di qualità nella costruzione del paesaggio. Nella delibera si legge ancora: “La Regione riconosce e attiva la progettualità (…)che richiedono l’integrazione tra diversi campi disciplinari e il coordinamento di attori, pubblici e privati”. E ancora: “Attraverso esperienze innovative di tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio agrario e degli ambienti più degradati della regione, è necessario far crescere nella comunità regionale una nuova idea di pianificazione paesaggistica; un’idea legata non soltanto al rispetto di regole e vincoli ma soprattutto alla promozione del valore culturale, sociale ed economico di buone pratiche di trasformazione, cura e manutenzione dei nostri ambienti di vita”. Sembra di leggere una rivoluzione non ancora attuata, sebbene anticipata tanti anni orsono.

Misure di compensazione

Ecco perché a nostro giudizio la nuova delibera della Regione è importante: in caso di giudizio di compatibilità positivo a Roma, anche se la Regione Puglia non è d’accordo bisogna pensare a misure di compensazione in grado di cambiare il volto del nostro territorio. Tali misure si possono concordare con i comuni e la Regione e possono attuarsi nel rispetto della strategia del PPTR, guardando alla realizzazione di interventi e azioni indicate dai “Progetti Territoriali per il paesaggio regionale” e dai “Progetti Integrati di Paesaggio Sperimentali” dello Scenario Strategico contenuto nel Piano Paesaggistico Territoriale Regionale(PPTR). Insomma, la Regione non può dire sì agli impianti di energia rinnovabile perché è politicamente non consigliabile ma, “sotto-sotto”, apprezza la sua realizzazione in una logica nuova.

Se la delibera del 2010 fosse stata applicata per i tanti impianti di energia rinnovabile realizzati in Puglia, oggi avremmo un paesaggio diverso e avremmo anticipato una transizione ecologica significativa. Se si associano ad ogni torre eolica misure di compensazione per 20.000,00 euro l’anno, e si attualizzano i proventi annuali facendoli valere 200.000,00 euro per ogni torre (valore prudenziale), il conto è presto fatto: 1000 torri avrebbero portato a misure di compensazione per 200 milioni di euro e, considerando il numero totale di impianti presenti, avremmo avuto a disposizione oltre 1 miliardo di euro per progetti sperimentali finalizzati alla costruzione del paesaggio.

Ripensare la produzione di energia in Puglia

Se abbiamo rinunciato a tanta ricchezza nel passato, possiamo pensare di recuperarla nel futuro? Dobbiamo volerla e possiamo ottenerla con una “progettazione politica” necessaria per un Paese diverso, un Paese che si appresta a spendere oltre 200 miliardi del PNRR. E se uniamo ciò con i fondi di quest’ultimo strumento, si ottiene un effetto moltiplicatore delle risorse pubbliche che fa invidia solo a chi non sa pensare.

campo-eolico
Secondo Fabiano Amati oltre 400 progetti di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, cioè 27miliardi di watt per raggiungere i target del Pnrr e del Piano energetico nazionale, sono fermi in attesa di autorizzazioni

Il Presidente della Commissione Bilancio e Programmazione della Regione Puglia Fabiano Amati ha dichiarato nei giorni scorsi l’esistenza di “Uno stato anche di conflitto tra diverse sezioni della regione (energia e paesaggio) e tra la Regione e province. (…) E intanto oltre 400 progetti di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, cioè 27miliardi di watt per raggiungere i target del Pnrr e del Piano energetico nazionale, sono fermi in attesa di autorizzazioni. L’ambientalismo – continua Amati – non si fa con le parole, continuando dunque a inquinare e ad ammirare le virtù degli altri paesi. A questo punto è necessario che il Presidente Emiliano promuova l’approvazione di un provvedimento definitivo di chiarimento normativo e amministrativo, intersettoriale, in grado di non farci disperdere l’appuntamento con la transizione verde”.

Amati, prosegue ancora la nota diffusa, ritiene che “La produzione di energia da fonti  rinnovabili rappresenta un’attività di interesse pubblico che contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente, agevolando la decarbonizzazione, e all’introduzione dell’idrogeno come vettore energetico”.

Oggi più che mai c’è bisogno di un atteggiamento diverso, anche guardando agli incrementi tariffari che subiranno le famiglie italiane e su cui il Governo sta cercando di intervenire per ridurne il peso.

Come si legge nella stessa nota di Amati “La causa maggiore dell’incremento tariffario, infatti, è addebitabile a carenze nelle forniture, per cui l’obiettivo del 30% del fabbisogno nazionale da rinnovabili, da raggiungere entro il 2030, è una necessità economica”.

Per questo motivo occorre assumere subito un diverso atteggiamento, guardando anche alle compensazioni intelligenti per il futuro del nostro territorio.

 

Articoli correlati