
Una nuova testimonianza su come il resto del mondo sta affrontando la pandemia da coronavirus e su come le comunità italiane la stanno vivendo. Da Brisbane, in Australia, Clara Vetruccio racconta cosa sta succedendo
Clara Vetruccio è nata a Otranto ma vive da 11 anni a Brisbane, in Queensland, una regione dell’Australia dove si era trasferita originariamente per seguire il suo partner australiano conosciuto in Italia. Attualmente a Brisbane lavora come education agent, cioè segue il percorso di studenti e ragazzi italiani in viaggio in Australia per studio e anno sabbatico. A lei abbiamo chiesto come in questa parte dell’Australia si sta vivendo l’emergenza coronavirus.
L’intervista

Come state affrontando tu e le persone a te care l’emergenza COVID-19?
«In Australia e in particolare in Queensland non ci sono dei numeri elevati di contagi e morti. Sembra siano stati al momento solo 70 in tutta l’Australia. L’Australia è un Paese grande quanto gli USA, ma con una densità di popolazione bassissima. Gli Usa contano circa 400 milioni di abitanti, mentre l’Australia meno di 25 milioni. Il 99% della popolazione vive in 4 città. Praticamente il continente è deserto e inabitato. Le città si estendono in orizzontale e la CBD (il distretto commerciale con i grattacieli) è circondata da case basse che si estendono in quartieri dormitorio molto estesi.
«Le restrizioni in Australia sono di conseguenza molto meno severe; molte attività commerciali sono aperte; i ristoranti stanno sopravvivendo con il cibo d’asporto. Diciamo che anche senza quarantena è normale avere 2 metri di distanza dalle altre persone».
“Scorte di carta igienica”
«Detto questo gli australiani sono ugualmente preoccupati date le notizie in arrivo dall’Europa e pensando di stare vivendo in quarantena, cosa che onestamente è ridicola rispetto a quello che accade in Italia. La cosa più assurda è stata l’accaparramento di carta igienica e di mix per torte (tipo quelle Cameo!). Ovviamente anche qui sono diventati tutti fornai e pizzaioli, nonostante il supermercato sia sempre aperto senza restrizioni di code o quant’altro (giusto adesivi sul pavimento alle casse che indicato l’appropriata distanza tra le persone)».
Cosa sta succedendo agli italiani in Australia?

«Io lavoro come education agent e cioè mi occupo di studenti e ragazzi italiani in viaggio in Australia per studio e anno sabbatico. Molti italiani hanno avuto difficoltà a rientrare in Italia data la lunghezza del viaggio (24 ore effettive di volo) e gli aeroporti principali bloccati come Hong Kong e Singapore. In molti hanno deciso di rimanere, di continuare le lezioni online oppure lavorare in aziende agricole facendo la raccolta di frutta e verdura (per cui si guadagna molto bene).
Superato lo shock iniziale i ragazzi italiani hanno reagito molto bene, aiutandosi tra di loro il più possibile. Abbiamo organizzato una piccola raccolta fondi e di generi alimentari per chi ne avesse bisogno e si ritrovi senza lavoro. Ognuno ha fatto del suo, per esempio Marco il pizzaiolo ha cominciato a condividere tutorial per fare pane e pizza e Susanna la maestra di danza si è offerta di fare lezioni gratuite on line. Devo dire che gli italiani sono grandi risparmiatori e veramente in pochi vivono alla giornata e si sono fatti trovare impreparati».
Il futuro tra luci e ombre
Come vedi il tuo futuro ?
«Personalmente sono preoccupata del futuro della mia attività perché questa emergenza sanitaria sta mettendo in ginocchio il settore che ruota intorno agli studenti internazionali e ai viaggi. Per il resto in questo periodo il clima in Queensland (zona sub tropicale, Brisbane è a 600km a sud del tropico del capricorno) è particolarmente piacevole e ci stiamo godendo le passeggiate all’aria aperta e cene con pochi amici in casa.
«Il prossimo progetto in collaborazione con uno psichiatra italiano, è quello di raccogliere i sogni e gli incubi che popolano le notti degli italiani in Australia in questo periodo di stress e preoccupazione, in modo da analizzarli, spiegarli ai ragazzi e trovare un filo conduttore».
L’incertezza del ritorno
Secondo te, come sta affrontando il Paese in cui vivi la pandemia da COVID-19?
«Il governo australiano al momento è molto conservatore, direi quasi razzista, e ha creato molto scontento tra i possessori di visti non permanenti che lavorano e pagano le tasse in Australia, negando in principio qualsiasi aiuto economico. Questo poi è stato ritrattato nell’ultima settimana in maniera un po’ “sbadata”. Gli Australiani per conto loro, vivono molto alla giornata e non mettono soldi da parte, in più i contratti garantiscono poco e chi ha perso il lavoro si è trovato senza soldi da subito. Gli aiuti comunque sono arrivati immediatamente tramite sussidi di disoccupazione e la possibilità di accedere ai propri fondi pensionistici».

Come viene vista la situazione italiana in Australia e nella comunità di italiani che frequenti?
«Diciamo che siamo più preoccupati dei nostri cari in Italia che di noi stessi. Una particolare fonte di stress è il fatto che non sappiamo come, quando e a che condizioni possiamo tornare in Italia a far visita alle nostre famiglie. Io torno sempre a casa ad agosto e il pensiero di non vivere l’estate nella mia Otranto con la famiglia e gli amici è una grande fonte di stress».
Adesso preferiresti trovarti in Italia o nella città dove attualmente risiedi? Perché?
«Indubbiamente mi trovo meglio qui a Brisbane, dove non c’è una vera e propria emergenza sanitaria. Le ripercussioni che sto vivendo sono quelle legate alla sospensione della mia attività perché comunque non mi sento in isolamento e l’unica differenza nella quotidianità è che vorrei andare dal parrucchiere, dall’estetista e al ristorante. Quindi nessun dramma, assolutamente».