Coronavirus. C’è in Puglia un piano unitario per la gestione del pianeta sanità?

Il sistema di gestione dei dispositivi di protezione per il personale sanitario regge all’emergenza coronavirus. Sivo (SIRGIS ASL BT): “Ottimizzato al massimo quanto in nostra dotazione”

Lo scorso 6 aprile sono arrivate all’aeroporto di Bari 112mila mascherine inviate dalla Protezione Civile; e ieri dalla regione cinese del Guangzhou sono arrivati 6mila colli acquistati dalla Regione pari a 55 tonnellate, composto da tute di protezione, occhiali protettivi, mascherine DPI, pompe per infusione, pompe per iniezione, attrezzature per barelle per biocontenimento, sterilizzatrici. Il materiale, dopo l’inventario, sarà immediatamente reso disponibile al sistema sanitario e di protezione civile regionale. Tutto materiale che si aggiunge a quello messo a disposizione da privati e da altre città del mondo (ad esempio Canton gemellata con Bari).

Dunque possiamo cominciare a sperare in una copertura significativa delle esigenze di dispositivi, sia per gli operatori sanitari che per la popolazione? Ambient&Ambienti lo ha chiesto a Danny Sivo, Medico del lavoro Dirigente responsabile dell’Unità Operativa del SiRGIS – Sistema di Gestione Integrato della Salute e Sicurezza della ASL BT.

L’intervista

Dottor Sivo, facciamo il punto della situazione nelle ASL della Puglia.

Il dott. Danny Sivo

«La Regione Puglia già prima di questa epidemia aveva un sistema della gestione integrato della salute, il SiRGIS (Sistema gestione Integrato salute e sicurezza sul lavoro), un unico modello organizzativo valido per tutte le aziende pubbliche. Quando abbiamo avuto sentore dell’arrivo dell’epidemia, che poi è diventata pandemia, abbiamo elaborato un unico documento di valutazione dei rischi non solo per le aziende pubbliche ma anche per il privato convenzionato, nella previsione che questo potesse essere incorporato  nel sistema sanitario regionale in caso di epidemia, come poi è successo. Analoga decisione abbiamo preso rispetto a tutti i fornitori, cioè tutte le aziende che lavorano con le ASL (i sanitaservices che si interessano di pulizia, i servizi di manutenzione ecc.): un unico documento per tutta la regione di valutazione dei rischi integrati per tutte le aziende pubbliche e private e le aziende terze, tutte da trattare in modo.»

“Con parsimonia ma senza lesinare”

Ma la disponibilità di mascherine, guanti, visiere e altro come sta funzionando?

«Visto che avevamo la possibilità di avere un unico documento valutazione dei rischi per tutte le aziende, abbiamo creato un unico modello in tutta la regione; questo ci ha permesso di avere un unico magazzino virtuale di tutti i DPP –  maschere, guanti, tute, gambali, occhiali, visiere ecc. -, in maniera tale che nel momento di difficoltà, come poi si e verificato, visto che ogni singola azienda reperiva quello che trovava sul mercato, abbiamo potuto mantenere in un mese e mezzo circa in sostanziale sicurezza il nostro sistema sanitario pubblico, con un processo osmotico e con una efficacia che ritengo molto elevata, in considerazione della pochezza dei materiali che ci sono arrivati dallo Stato, a parte la fornitura di mascherine arrivate ieri (il 6 aprile, n.d.r.). Quindi noi abbiamo ottimizzato al massimo quanto era in nostra dotazione usando i dispositivi di protezione personale, ci tengo a precisarlo, con parsimonia ma senza lesinare.»

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E i medici risultati positivi al coronavirus?

«Certo in Puglia abbiamo avuto dei casi di sanitari infetti, ma l’assoluto prevalente non ha riguardato esposizioni professionali in senso stretto, cioè operatori che nonostante indossassero i DPP si sono contagiati, ma abbiamo avuto una serie di incidenti per mancato rispetto di buone prassi.»

“L’imprevisto è dietro l’angolo”

Previsioni per l’immediato futuro?

«Posso fare auspici più che previsioni. Al momento posso dire che se abbiamo retto decentemente una situazione nella quale avevamo oggettivamente pochi dispositivi di protezione, saremmo in grado di affrontare quello che sembra l’inizio di un calo della curva epidemica con maggior ottimismo. E se, come pare, potessimo avere in poche ore ciò che ci serve veramente, ci troveremo ad affrontare una situazione di calo con più dispositivi di quelli avuti durante la fase critica. Ovviamente ci stiamo comunque preparando ad ogni scenario possibile, insieme alla task force regionale coordinata dal dott. Lopalco perché sappiamo perfettamente che l’imprevisto è dietro l’angolo.»

Quanti dispositivi ci vorrebbero in Puglia?

Donazione di mascherine e occhiali protettivi da parte della comunità cinese di Puglia (foto facebook pagina Michele Emiliano)

«Avevamo stimato con il SIRGIS oltre un mese fa un fabbisogno di 1 milione500mila kit al mese. Secondo l’attuale standard di consumi ne servono 1milione470mila.»

Quale fase 2

Quali idee ha per l’organizzazione della “fase 2”? Quali possibili misure di precauzione sarebbe auspicabile prendere?

«Potremo parlare di fase 2 quando sarà finita la fase 1. Solo in base alla numerosità della copertura anticorpale della popolazione e ad una serie di variabili da cui dipenderà la fine della cd. Fase 1, allora si potrà pensare a pianificare la fase 2, che però sarà molto variabile a seconda del numero di positivi di ogni regione.»

Può essere più chiaro?

«Faccio un esempio. in Lombardia una quota rilevante della popolazione è verosimilmente positiva e ha sviluppato gli anticorpi; diverso è paradossalmente in Puglia dove siamo arrivati a individuare 2500 ignoti. Potremmo arrivare a individuare fino a 250mila positivi, ma rimangono pur sempre 3800mila milioni di persone suscettibili di contagio. Pertanto è evidente che le fasi 2 nelle regioni variano a seconda del contesto, avranno un percorso diverso. Finchè non avremo ragionevoli dati sulla situazione anticorpale delle persone – ed è quello che stiamo facendo adesso – individuare scenari è molto difficile. In una ragione come la Puglia dove la stragrande maggioranza della popolazione è ancora suscettibile di contagio, è evidente che bisogna stare molto più attenti.»

 

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