
Dopo COP21 le imprese considerano sempre più la sfida climatica come un rischio ed allo stesso tempo un’opportunità in egual misura. Lo rivela l’ultimo rapporto CDP un’organizzazione no profit internazionale che fornisce ad imprese, governi ed investitori l’unico sistema globale di misurazione e rendicontazione ambientale. Il rapporto è rivolto alle politiche europee e analizza le strategie aziendali di fronte al cambiamento climatico e include raccomandazioni dettagliate per le aziende, i responsabili politici e le città.
All’indomani della firma ufficiale degli accordi di Parigi definiti durante COP21, conferenza globale sul clima dello scorso dicembre, il rapporto rivela che le aziende intervistate (il 63% del mercato di capitalizzazione europeo) si stanno muovendo velocemente per ottemperare agli obiettivi sul clima, sebbene questi sforzi non siano sempre direzionati nella maniera migliore. Serve più azione e la definizione più chiara di obiettivi – calcolati su base scientifica – che mirino a ridurre le emissioni poiché esistono ancora troppi paesi dove le emissioni non vengono ridotte o addirittura stanno crescendo. Il rapporto analizza anche i principali risultati frutto delle risposte fornite dalle aziende sui temi: foreste, acqua, filiera e città.

Queste le principali evidenze:
1) Le aziende hanno assunto impegni visionari orientati a modelli di business che aboliscono la deforestazione (75%), tuttavia potrebbero non avere ancora programmato piani strutturati per coinvolgere la filiera in questo cambiamento.
2) Il valore economico dell’ è fortemente sottovalutato dalle aziende (solo il 18% si impegna pubblicamente a migliorare il trattamento delle acque sul 72% che parla di opportunità legate all’acqua), pertanto, l’importanza strategica posta nella sua gestione è inadeguata.
3) I fornitori delle aziende interrogate sono a conoscenza, almeno in parte, dei rischi climatici legati al loro lavoro. Tuttavia, consapevolezza e azione spesso non sono sufficienti a colmare questi rischi e garantire un atteggiamento resiliente da parte della filiera (il 54% dei fornitori europei ha degli obiettivi per la riduzione delle emissioni).
4) Benchè il 59% delle 71 città europee che riporta a CDP si alimenti attraverso energie pulite, gran parte di queste sono a rischio riguardo il cambiamento climatico e più della metà hanno già avuto a che fare con gli impatti negativi dello stesso.
I dati dimostrano che le aziende europee stanno mostrando una forte leadership nella gestione al cambiamento climatico poiché il 99% assegna la responsabilita’ per l’adattamento al cambiamento climatico a livello di CdA considerando tale aspetto cruciale per la stabilità del business. Inoltre le aziende vedono l’innalzamento delle temperature come una seria sfida al proprio business, ma allo stesso tempo vedono anche le potenzialità offerte dai nuovi prodotti e mercati che possono derivare dal cambiamento climatico.
A livello italiano i risultati sono particolarmente interessanti. Emerge:
1) Un’alta proporzione di imprese che stabiliscono target di emissione assoluti (66% contro il 44% a livello globale).
2) Un alto controllo da parte dell’esterno delle emissioni dirette e indirette (81 contro il 64% a livello globale).
3) Un’alta riduzione delle emissioni dirette (11% contro una media globale del 6%)
Il report inoltre mostra che l’incertezza politica e dei regolamenti è percepita come un rischio, mentre gli accordi internazionali sono visti come un’opportunità per le aziende di lavorare alle stesse condizioni. I risultati suggeriscono che accordi internazionali forti e una chiara regolamentazione, come quelli di Parigi, potrebbero guidare il business verso un’economia a basse emissioni di CO2.
Il rapporto è scaricabile al seguente link oppure dal sito CDP .