Conte bis: il ministro dell’Ambiente Costa tra impegni, consigli e turismo

sergio costa ministro ambiente
Il Ministro per l'Ambiente Sergio Costa invita anon terrorizzare i cittadini

Sergio Costa è stato confermato Ministro dell’Ambiente. Ecco quali sono le priorità in tema ambientale del nuovo governo, il Conte bis. Seguendo anche le sollecitazioni di geologi ed esperti.

“Dobbiamo osare, non abbiamo alternative”. Parola di Sergio Costa. (Neo)ministro dell’Ambiente, in realtà una conferma rispetto al governo precedente. Nel Conte bis c’è ancora la sua firma. “Questo governo ha messo al centro l’ambiente e su questa linea sono concordi tutte e tre le compagini di governo. Bene, ora i fatti”. Se lo è detto da solo, a margine del giuramento dinanzi al Presidente della Repubblica.

Conte bis: gli impegni di Costa

Quali saranno i principali impegni su cui verterà la fase 2, lo ha spiegato lo stesso ministro Costa. “Dobbiamo costruire la strada per abbandonare l’attuale sistema di gestione dei rifiuti. Un sistema basato sull’incenerimento, un sistema costruito sulla quantità, un sistema stressato e al collasso. Continuare in questa direzione è fallimentare sia economicamente che socialmente. Durante lo scorso anno abbiamo strutturato la filiera dell’economia circolare, creando una specifica competenza nel ministero: oggi nel mio dicastero c’è un gruppo di persone che se ne occupa, ieri no. Non basta, chiaramente ma dobbiamo fare in modo che l’intero sistema funzioni. Ho già firmato alcuni decreti end of waste (penso a quello dei pannolini), ora l’obiettivo è andare avanti come treni”.

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Tra gli altri obiettivi, quello del contrasto alla terra dei Fuochi. “Abbiamo lavorato tantissimo, ma questa estate ci dice che ancora non basta”. E poi, i cambiamenti climatici. “Voglio portare al primo Consiglio dei ministri un decreto legge sui cambiamenti climatici, sarà il primo decreto di questo tipo europeo. Non è più il tempo di dire ‘possiamo farlo’ ma ‘dobbiamo farlo’. Con questo decreto imporremo la svolta verde a imprese, famiglie e consumatori”.

Un’altra priorità è quella delle bonifiche. “Non è accettabile che le bonifiche in Italia si trasferiscano di generazione in generazione. Ci sono bonifiche tramandate da padre a figlio. Trenta/quaranta anni per una bonifica non è solo un’ingiustizia, ma una vergogna. Chiaramente ci sono bonifiche più complesse di altre, penso a Napoli est, al fiume Sarno, alla Valle del Sacco, o Brescia… ma i tempi devono essere più brevi, di almeno un terzo”.

Conte bis: il turismo ambientale

Ma ci sono altre priorità e istanze in agenda che vengono “suggerite” al ministro.  “Bene dare importanza alle politiche per l’Energia finalizzate allo sviluppo economico ma necessariamente bisogna mettere al centro dell’agenda politica di questo Governo anche le politiche di valorizzazione del patrimonio ambientale e naturalistico: turismo ambientale. La crescita passerà anche per le scelte che si dovranno assumere sulle norme riguardanti questo ramo del turismo il quale oggi rappresenta una buona fetta di Pil per l’Italia”. E’ l’auspicio di Davide Galli, Presidente Nazionale delle Guide Ambientali Escursionistiche AIGAE.

La formazione del nuovo governo lo spinge a credere che per l’Italia ci sia una importante opportunità.

Turismo responsabile con Aigae
Turismo responsabile con Aigae

“Dario Franceschini come Ministro dei Beni Culturali e del Turismo, incarico già ricoperto in passato ed in contemporanea la riconferma del Generale Sergio Costa al Dicastero dell’Ambiente, dove ha già iniziato un preciso cammino di tutela dell’ambiente, rappresentano un’occasione storica per un forte lancio del Turismo Ambientale. Quel turismo – commenta Galli – che punta alla valorizzazione del Patrimonio Ambientale e Naturalistico Italiano riconosciuto dall’UNESCO, patrimonio dell’Umanità ed allo stesso tempo raccontato, descritto, dipinto e reso famoso nel Mondo da intellettuali e da veri geni come Leonardo, Raffaello. Ora il Paese aspetta risposte anche sul fronte del turismo. Il nostro appello va a tutta la classe dirigente, a chi è ora in Parlamento, al Governo presieduto da Giuseppe Conte. L’Italia non può continuare ad essere il Paese dello 0, nel PIL, ma può benissimo riprendersi quella crescita economica che ha caratterizzato la sua storia. Necessita un’idea chiara di Italia anche nelle politiche di sviluppo del turismo ambientale che è già realtà, è già amato dalla gente, porta già a questo Paese milioni e milioni di turisti di cui centinaia di migliaia proprio dai Paesi stranieri”.

Per questo, l’AIGAE ha scritto a tutti i gruppi parlamentari, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai Ministri di competenza. Lo ha fatto per “sollecitare la loro cortese attenzione su un comparto dell’economia italiana, sostenibile e ‘green’, qual è quello dell’accompagnamento a piedi in natura e nei parchi, dell’educazione ambientale per le scuole, per le attività didattiche e turistiche all’aria aperta per ogni età”.

Tra ambiente e istruzione

Non solo la connessione con i beni culturali, ma anche con scuola e università. “E’ il paradigma culturale che deve cambiare e deve iniziare con l’istruzione”. Ne è convinta Patty L’Abbate, membro della 13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali).  “Mi auguro che adesso, avendo Fioramonti come ministro che ha questo stesso tipo di ideologia da economista ecologico o, comunque, alternativo, si possa iniziare a fare formazione in modo olistico e sistemico, mettendo cioè al centro le tematiche della complessità delle problematiche ambientali. Noi, infatti, abbiamo un sistema complesso che è stato valutato finora in modo lineare: invece non è così e dobbiamo evitare di avere facoltà o dipartimenti a compartimenti stagno. Perché l’ambiente deve lavorare con l’economia, con l’ecologia, con i sociologi e gli antropologi“. In sostanza, una nuova “visione necessaria se vogliamo risolvere i problemi di tutta la comunità, come il riscaldamento globale e il depauperamento delle risorse naturali”.

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L’Ordine degli Geologi

Il clima sta cambiando? Come sta cambiando? Quali gli effetti globali e quali quelli locali? Siamo pronti ad adattarci? Chi sta facendo cosa per adattare i nostri usi e costumi agli effetti del cambiamento? Su queste domande continuano a interrogarsi anche i geologi. E in un recente  appuntamento a Mattinata, esperti  nazionali e regionali hanno avuto l’opportunità di confrontarsi e discutere sull’analisi e sulle prospettive per un adattamento consapevole in merito al cambiamento climatico cui stiamo assistendo.

Stiamo vivendo un periodo caratterizzato da un’indiscussa estremizzazione del tempo atmosferico: nel bacino del Mediterraneo: ondate durature ed intense di caldo “africano” vengono bruscamente interrotte da improvvisi passaggi instabili forieri di violenti fenomeni meteorici che aumentano di fatto il rischio ambientale e per la popolazione. Gli inverni sono divenuti più miti ma allo stesso tempo caratterizzati da incisive quanto dannose fasi gelide o nevose; le stagioni intermedie sono dominate da un’estrema variabilità meteorologica e caratterizzate da eventi idrologici spesso devastanti. E così, anche la politica è stata chiamata in causa. Lo ha fatto, tra gli altri, Giuseppe Mastronuzzi (Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari), ponendo l’accento sulle variazioni climatiche e dissesto idrogeologico nella fascia costiera, sottolineando l’importanza che i risultati delle ricerche debbano essere considerati ai tavoli di concertazione e di decisione politica.

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