Consumo suolo, la Puglia accelera

Sul consumo suolo, la Puglia sta registrando dati allarmanti. Uno studio pubblicato lo scorso anno ha evidenziato il problema, ma nel resto d’Italia la situazione non è rosea

Il consumo del suolo pugliese è una preoccupazione che sta allarmando enti ed istituzioni. La Puglia trasforma mediamente ogni anno 1700 ettari di terreno in infrastrutture, industrie ed abitazioni. Questo suolo viene tolto ovviamente all’ambiente ed all’agricoltura.

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Con l’iniziatica “People4Soil” Coldiretti, insieme a 500 organizzazioni europee, chiede all’Unione Europea di riconoscere al suolo lo status di “bene comune”, come l’aria e l’acqua

Il processo sembra inesorabile. La cementificazione dei torrenti naturali, insabbiamento di alcune vie dell’acqua, la distruzione di macchia mediterranea per far posto al cemento provocano grossi scompensi all’assetto idrogeologico, a volte irreversibili. Di questo passo, la desertificazione è molto vicina.

Gran parte delle responsabilità sono da attribuire alle operazioni fatte in passato, quando si è costruito in maniera scriteriata in ogni luogo. Ma oggi, il rispetto per l’ambiente ed una concezione totalmente diversa del settore edile hanno permesso di correre ai ripari.

Il consumo del suolo secondo la Coldiretti

I dati dell’ISPRA riferiscono che nel 2017 in Puglia sono stati consumati 410 ettari di suolo, pari all’8,35% della superficie territoriale. Il 67% di terreni agricoli e naturali è stato trasformato in edificabile. Per questa ragione, la Coldiretti chiede l’applicazione delle legge regionale sul consumo del suolo. Inoltre, lancia l’iniziativa “People4Soil”. Insieme a 500 organizzazioni europee, si chiede all’Unione Europea di riconoscere al suolo lo status di “bene comune”, come l’aria e l’acqua. Sull’acqua, la Puglia da un lato è assetata, dall’altro la disperde, perché non ha strutture adeguate a raccogliere l’acqua piovana. La pioggia smotta i terreni che senza alberi non trattengono più l’acqua, accelerando il processo di desertificazione, mentre la forte cementificazione fa perdere ingenti quantità di acqua in mare, perché non viene più trattenuta dalla terra e non va così a rimpinguare le falde acquifere.

WWF: una legge per il consumo suolo

Il WWF in diversi dossier ha evidenziato che negli ultimi 50 anni in Italia l’urbanizzazione è aumentata del 260%. Per queste ragioni, è fondamentale, seccondo l’organizzazione, che il disegno di legge sul contenimento del consumo del suolo sia subito approvato. Dopo l’approvazione nel 2016 alla Camera, si è bloccato in Senato, dopo che la Commissione Ambiente di Palazzo Madama aveva proposto importanti modifiche che avevano trovato il favore trasversale delle varie parti politiche.

Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori

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I dati dell’ISPRA riferiscono che nel 2017 in Puglia sono stati consumati 410 ettari di suolo, pari all’8,35% della superficie territoriale

Si tratta di una rete nazionale che unisce oltre mille organizzazioni e decine di migliaia di singoli cittadini che hanno proposto la legge “Norme per l’arresto di consumo di suolo e per riuso dei suoli urbanizzati”.

Un gruppo di lavoro tecnico-scientifico multidisciplinare, formato da 75 esperti, dopo 13 mesi di lavoro, ha prodotto la proposta di legge che è stata consegnata a tutte le forze politiche durante la scorsa campagna elettorale. Liberi ed Uguali e Movimento Cinque Stelle hanno accettato la proposta. I grillini hanno depositato il testo il 23 marzo. Questa nuova legge intende tutelare ogni tipologia di suolo, bloccando definitivamente il consumo di suolo libero e puntando sul riuso e sulla rigenerazione dei suoli già urbanizzati, contenenti spesso strutture disabitate in cattivo stato di conservazione. Secondo l’ISPRA ogni 24 ore si perdono 35 ettari di terreno, pari a 35 campi di calcio, mentre per ISTAT ci sono oltre 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700 mila capannoni dismessi, 500 mila negozi definitivamente chiusi, 55 mila immobili confiscati alle mafie.

“La Regione Puglia deve invertire la rotta”

Alla luce di quanto detto finora, il capogruppo del M5S Cristian Casili critica fortemente la gestione del problema, notando che su 258 Comuni solo 34 hanno il Pug, che spesso di rivela peggiore del Prg. «Abbiamo un Piano Paesaggistico Territoriale Regionale – spiega Casili – considerato da tutti i migliori urbanisti e pianificatori nazionali come uno strumento dalla grande valenza programmatica che, se venisse applicato, risolverebbe i problemi legati al cattivo sfruttamento delle nostre risorse. Invece si lascia il tutto alla discrezionalità delle singole amministrazioni e della politica. Per invertire la rotta occorre che Regione e Comuni applichino gli strumenti di pianificazione già a disposizione. Non servono ulteriori leggi per contrastare il consumo di suolo, serve il buon senso – conclude – quello che tutti abbiamo smarrito da tempo».

Consumo suolo: il Pug è il colpevole?

I Piani Regolatori delle città pugliesi sono i responsabili dello sviluppo delle aree urbane e sono i responsabili anche della salvaguardia delle aree verdi interne ed esterne delle città e dei terreni agricoli.

Due esempi: quello della capoluogo di regione Bari e quello di una città di medie dimensioni come Monopoli, proiettata verso una dimensione internazionale grazie alle attrattive turistiche che ne stanno facendo il baricentro di un’area che va dal sud barese al brindisino.

Dai dati raccolti nel corso dello studio presentato nel corso dell’evento “Sol Day 2017”, se Bari non può più espandersi perché ha occupato tutto il suolo a disposizione, Monopoli invece ha tantissimo suolo da trasformare in aree urbanizzate. Ma se Bari sta facendo una politica ecosostenibile, che permette di riconvertire aree dismesse in aree verdi e di sviluppare progetti di valorizzazione e di ampliamento della vegetazione pubblica e privata, Monopoli sta procedendo ad una sistematica cancellazione di grandi aree verdi interne ed esterne alla città per costruire residenze, piccole piazzette con poco verde oppure strette strisce verdeggianti sparse qua e là lungo le vie. Questa problematica investe anche il litorale, oggi tanto frequentato dai turisti, ma anche tanto cementificato.

Insomma, oggi bisogna fare un passo indietro per fare tanti passi avanti domani.

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