
Un approfondimento sui combustibili sostenibili e i risvolti in chiave di ambiente ed economia
Un mercato in forte espansione quello dei SAF, Sustainable Aviation Fuels. Secondo l’ultimo report di McKinsey, “Charting the global energy landscape to 2050: Sustainable fuels“, le opportunità di mercato in questo settore hanno una pipeline di 40-50 miliardi di dollari di investimenti complessivi e una capacità stimata di 46 milioni di tonnellate di carburanti sostenibili entro il 2025. Serviranno, ovviamente, ulteriori investimenti per rispettare gli impegni di decarbonizzazione e infatti lo studio stima una cifra che va tra i 1000 e i 1400 miliardi di dollari entro il 2040. Il trasporto su strada sarà, ovviamente, il primo a guidare il processo di cambiamento, mentre per quanto riguarda l’aviazione bisognerà attendere ancora fino al 2035.
Ma partiamo dall’inizio. Di cosa si tratta?

Si tratta di combustibili alternativi prodotti da fonti non fossili, ma dotati di caratteristiche chimiche e fisiche pressoché identiche a quelle del carburante aereo convenzionale, quindi perfettamente utilizzabili nei sistemi di rifornimento aeroportuali già esistenti. I SAF sono una risposta concreta da parte di ICAO, l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, per ridurre le emissioni del trasporto aereo e si basano su un’ampia gamma di materie prime o seconde: dall’olio di cucina esausto ai grassi animali, dai rifiuti organici urbani agli scarti forestali, passando per le colture energetiche vecchie e nuove (es. alghe).
L’impiego di queste fonti permette di ottenere grandi risparmi in termini emissivi sull’intero ciclo di vita, (anche fino all’80%) L’uso dei Saf fa parte della strategia per l’aviazione sostenibile, che dovrebbe abbattere le emissioni di CO2 entro il 2030.
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Sul fronte europeo si stabiliscono i nuovi criteri di sostenibilità
La commissione Trasporti del Parlamento europeo avanza la proposta di carburanti più sostenibili nel mandato negoziale sulle regole dell’aviazione ReFuelEu approvato con 25 voti favorevoli, 6 contrari e 3 astensioni. Gli eurodeputati chiedono che i carburanti alternativi arrivino al 37% del totale del carburante per l’aviazione in Ue entro il 2040 e all’85% entro il 2050. Per agevolare questo processo di decarbonizzazione nella proposta si chiede la creazione di un Fondo per l’aviazione sostenibile dal 2023 al 2050. Stilata anche la lista dei combustibili sostenibili: carburanti sintetici, alcuni biocarburanti, prodotti da residui agricoli o forestali, alghe, rifiuti organici o olii di cucina usati, combustibili prodotti dai gas di trattamento dei rifiuti e i gas di scarico derivanti dal processo di produzione negli impianti industriali. Esclusi invece i combustibili a base di colture alimentari e per mangimi e quelli derivati dall’olio di palma, perché non sono in linea con i criteri di sostenibilità.
Come e dove inizia la decarbonizzazione in aviazione?
La transizione ecologica del settore aereo inizia da Roma, nelle infrastrutture aeroportuali di Fiumicino e Ciampino, pronte a trasformarsi in veri e propri laboratori della decarbonizzazione. Un processo nato dall’intesa tra Eni ed Aeroporti di Roma (ADR), la società che gestisce gli scali romani. Fiumicino e Ciampino sono stati i primi in Europa e i terzi al mondo ad ottenere l’Airport Carbon Accreditation 4+ “Transition”: il livello massimo di certificazione introdotto dall’ACI Europe per la riduzione delle emissioni dirette e indirette di CO2 negli aeroporti. Eni ha avviato la produzione di biocarburanti ad alte prestazioni, prodotti da materiali di scarto come gli UCO (acronimo inglese di Used Cooking Oil, cioè oli vegetali usati e di frittura) o da grassi animali.
La Puglia, con la raffineria di Taranto, ha un ruolo importante in questo processo di cambiamento. Qui i SAF vengono ottenuti co-alimentando gli impianti con UCO. La frazione biogenica, derivante dalla trasformazione dell’UCO (0,5% circa), consente una riduzione di oltre il 90% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto allo standard di riferimento del mix fossile. Il prodotto finale è già disponibile nei serbatoi della raffineria pugliese.
L’obiettivo di Eni è portare sul mercato un prodotto con il 100% di componente biogenica. Al tempo stesso, il futuro “Eni Biojet”, questo il nome del carburante 100% bio, potrà essere miscelato senza problemi con il tradizionale fuel jet fino al 50%.
Nella raffineria di Livorno si distilleranno i bio-componenti provenienti nelle bioraffinerie Eni a Gela e Porto Marghera, dove è in funzione l’innovativa tecnologia proprietaria Ecofining™, in grado di trasformare oli e biomasse di varia natura in HVO, (acronimo di Hydrotreated Vegetable Oil, letteralmente un olio vegetale idrogenato), ossia un combustibile a base biologica utilizzabile nei motori convenzionali. Integrando facilmente il processo in impianti downstream esistenti.
Un elicottero con carburante ecologico al 100% si alza in volo il 22 giugno 2022
E se da un lato anche la Formula 1 si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni annunciando per il 2026 carburanti ecologici al 100%, il 22 giugno scorso l’elicottero Airbus H225, si è alzato in volo senza neppure una goccia di kerosene tradizionale nei serbatoi. Si tratta del primo elicottero al mondo ad aver testato, nei suoi due motori Makila 2, un combustibile ottenuto da materie prime rinnovabili. Un altro velivolo dello stesso tipo, ma con un solo motore, aveva volato a Saf nel novembre 2021.
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