
Se le coltivazioni in condizioni a dir poco estreme (Ambient&Ambienti qualche settimana fa ha raccontato della piante che si sviluppano sott’acqua) hanno sorpreso per la loro originalità, la sfida alla natura sembra ampliare i propri confini verso luoghi senza orizzonti. E in questo caso la nostra rubrica AccadeAltrove dovrebbe essere ribattezzata “molto Altrove”. Sì, perché si è qui a parlare di coltivazione… nello spazio!
Pomodori spazialiL’esperienza italiana: ENEA – C’è tutta l’esperienza e la scommessa del Centro ENEA in questa pazza e al tempo stesso ponderata idea: creare una specie di orto spaziale presso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) in modo tale da permettere agli astronauti di potersi rifornire di piante e verdure “fresche”. Tali ricerche – inserite nell’ambito del progetto BIOxTREME dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) – stanno esplorando il potenziale delle piante; molti approfondimenti sono stati fatti sul pomodoro Micro-Tom, una pianta in apparenza soltanto ornamentale ma che racchiude in sé caratteristiche tali da poter svilupparsi e crescere in condizioni decisamente extra-ordinarie, dovendo fare i conti con gravità zero, radiazioni cosmiche e campi elettromagnetici.
RadiciDa qui nasce la prospettiva di una coltura tecnicamente definita idroponica, ossia senza servirsi della terra, sostituita da un substrato inerme, tipo l’argilla e poi «solo acqua e sostanze nutritive», citando il responsabile del laboratorio di Biotecnologie ENEA Eugenio Benvenuto. Non solo prodotto alimentare. Le piante hanno anche delle importanti funzioni antiossidanti e antimicrobiche, migliorando così il sistema immunitario dei naviganti e affrontando in modo concreto il problema assai diffuso nelle navicelle spaziali dove i microbi ristagnano e proliferano; fondamentale quindi il loro apporto a livello proteico con riconosciute attività farmacologiche.
Senza dimenticare poi – come spiegano i maestri di scienze fin dalle scuole alimentari – che le piante catturano anidride carbonica rilasciando ossigeno, favorendo di fatto la sostenibilità del proprio habitat (bio-rigenerabilità).
Veggie la lattuga “spaziale” prodotta dalla NASAL’esperienza americana: “Veggie from Nasa” – Non siamo di fronte alla prima esperienza di agricoltura spaziale a livello mondiale (ma a livello italiano sì); già lo scorso anno la Nasa ha fatto volare da Cape Canaveral dei rifornimenti alimentari che annoveravano anche un “orto tecnologico” che avrebbe permesso agli astronauti di coltivare e mangiare verdure nello spazio: Veggie – questo il nome del prototipo di orto americano – grazie a speciali luci LED colorate avrebbe permesso alle piante (lattuga, ravanelli, bietole, piselli) di crescere in queste condizioni. Allo stesso modo del progetto di ENEA. I risultati sono stati molto lusinghieri e forse da qui c’è stato l’incentivo a proseguire su questo terreno di ricerca.