

«Raggiungere un’intesa reale sul contrasto al surriscaldamento globale del clima – scrive oggi il ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti sulla newsletter del dicastero – significa innanzitutto creare le condizioni per un mondo più giusto, più vivibile, che non allarghi le disuguaglianze esistenti tra Paesi ricchi e poveri ma proponga allo stesso tempo un modello di sviluppo nuovo, equo e sostenibile».
Astenersi, aggiunge galletti rivolto ai leader presenti alla COP21 a Parigi, vuol dire che il surriscaldamento del clima sarà causa di altre guerre, per l’acqua soprattutto e di fenomeni migratori fuori controllo.
«Per raggiungere l’accordo e colmare quel Debito Ambientale che magistralmente ci ha spiegato Papa Francesco nella sua Enciclica “Laudato Si’” – continua il ministro -, serve un sussulto di responsabilità di tutti gli Stati e di ogni istituzione interessata, pubblica e privata. Non possiamo permetterci – come ci ha ricordato Bergoglio a Nairobi – che a Parigi prevalga l’interesse personale su quello comune, che non si ragioni avendo come primo obiettivo il contrasto alla povertà e l’affermazione dei diritti umani globali».
A ottobre scorso, l’Europa ha raggiunto un’intesa sul processo, irreversibile, da avviare da subito sull’economia circolare: “riduzione del 40% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990, aumento del 27% del consumo di fonti da energie rinnovabili e obiettivo del 27% nel settore dell’efficienza energetica”.
Un risultato che, specifica Galletti, a prescindere dal risultato di Parigi, traccerà il futuro economico dell’Unione Europea.
«In questo contesto, l’Italia arriva a Parigi con determinazione e idee chiare – afferma il ministro -: abbiamo tagliato il traguardo del primo periodo d’impegno del Protocollo di Kyoto, abbiamo spinto l’Ue a costruire le proprie posizioni negoziali sulla più ampia partecipazione possibile degli Stati, ci siamo impegnati a partire dal Semestre di Presidenza italiano per affermare la centralità delle scelte ambientalmente sostenibili in politica economica».
Peccato, però, che il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti non abbia spiegato come l’Italia si sia adeguata, nei tempi prescritti, al Protocollo di Kyoto. Infatti, scrive Fabrizio Patti su linkiesta.it, lo scorso 5 ottobre a Varsavia, in Polonia, Galletti ha firmato un accordo con il suo omologo Maciej Grabowski per l’acquisto di poco più di 20milioni di tonnellate equivalenti di CO2, al costo di 20milioni di zloty, circa 5milioni di euro.
Almeno formalmente, l’Italia non ha raggiunto gli obiettivi del Protocollo di Kyoto e, se non avesse acquistato le quote che le mancavano, entro il 18 novembre, sarebbe incorsa in una serie di penalizzazioni, compresa una procedura di infrazione per mancato adempimento di obblighi nei confronti della Comunità Europea. La notizia è stata riportata dai media polacchi e nessuno italiano.
La Polonia è in grado di concedere ad altri Paesi le proprie unità di quantità di emissioni dei gas serra (AAU – assigned amount units) grazie a una ragguardevole riduzione delle proprie emissioni, pari a 30%, rispetto alle quote stabilite dal Protocollo di Kyoto – l’impegno per il nostro Paese era di ridurre le emissioni del 6,5% nel periodo 2008 – 2012 -. Dalle vendite già realizzate, Varsavia ha incassato 800milioni di zloty, tutti destinati a progetti che mirano a ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra e a sviluppare le tecnologie verdi.