Cina, scandalo del latte: arrestato papà vittima

È di almeno sei bimbi morti e di qualche centinaio di migliaia ricoverati in ospedale con blocco renale acuto il bilancio dello scandalo del latte in polvere contaminato, scoppiato in Cina nel mese di settembre dello scorso anno.  Il latte era fornito dal governo cinese. Molti dei bambini intossicati si sono ripresi, altri hanno dovuto sopportare dolorose e costose cure per problemi renali. Ad avvelenare i bambini è stata  la melamina, un composto chimico, ricco di azoto, utilizzato per la produzione di plastica, colle e solventi, miscelata al latte in polvere affinché sembrasse più ricco di proteine.

Zhao Lianhai possa con sua moglie Li Xuemei e Pengrui il figlioletto di tre anni. (Bill Schiller/Toronto Star)
Zhao Lianhai posa con sua moglie Li Xuemei e Pengrui il figlioletto di tre anni. (Bill Schiller/Toronto Star)

Il governo cinese ha fatto subito giustizia. Due dei responsabili della frode sono stati fucilati, gli altri incarcerati. I controlli condotti dalle autorità hanno individuato una settantina di marchi che avrebbero utilizzato melanina in varie aree del Paese. Secondo le autorità, le aziende incriminate conoscevano la pericolosità della melamina, ma avrebbero continuato a utilizzarla. L’azione del governo cinese, però, non si è limitata a colpire solo i responsabili dell’adulterazione chimica del latte in polvere. Infatti, ad essere state colpite dalla giustizia del gigante asiatico sono anche le vittime. Zhao Lianhai è il papà di Pengrui, un bimbo di tre anni, si è fatto promotore di una protesta. Le famiglie dei bambini che  si sono ammalati di latte alla melamina, hanno portato in tribunale i caseifici. Ma, nonostante l’annuncio del vice presidente esecutivo della suprema corte cinese, Shen Deyong, a favore di un indennizzo, sembra inspiegabile il comportamento delle autorità locali che, sotto minaccia, hanno cercato di far desistere le famiglie delle vittime dall’andare avanti con le cause e accettare una ricompensa del governo pari a 2.000 yuan (290 dollari).

Zhao Lianhai fondatore del gruppo per i diritti civili "Kidney Stone Babies",  bambini con calcoli renali.  (Cortesia di Zhao Lianhai)
Zhao Lianhai fondatore del gruppo per i diritti civili "Kidney Stone Babies", bambini con calcoli renali. (Cortesia di Zhao Lianhai)

Zhao Lianhai per diffondere la sua protesta ha realizzato un sito web www.jieshibaobabo.com, che gli è servito per raccogliere dati e informazioni su uno degli scandali peggiori del Paese e coordinare l’azione delle migliaia (si parla di oltre 300 mila bambini intossicati) di altri genitori, di cui quelli dei casi più gravi, in attesa di ricevere i risarcimenti dal governo. Zhao, escluso dall’indennizzo, aveva anche organizzato a casa sua una riunione di genitori. Ma Pechino, ancor oggi, contraria a certa libertà di espressione, ha oscurato il sito, molti partecipanti sono stati fermati e Zhao arrestato, ha fatto sapere sua moglie Li Xuemei, rischia cinque anni di carcere e di essere torturato. L’accusa: aver sobillato l’ordine, con la volontà di seminare zizzania.

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