Carne e vino “salvati” dall’UE

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Lollobrigida e Pentassuglia: “Un’ottima notizia, è prevalso il buon senso”

 

Alla fine sono stati graziati, sia il vino che la carne. un’ottima notizia per l’Italia. Un paio di mesi fa, i nuovi parametri stringenti che voleva introdurre l’UE per limitare i contributi promozionali avrebbero penalizzato carne e vino, a causa dei rischi per la salute e per l’ambiente provocati dal consumo eccessivo. Invece, la Commissione europea ha confermato la presenza nella liste dei ci bi non dannosi sia il vino e sia la carne, inserendoli di conseguenza nell’elenco dei prodotti beneficiari ogni anno delle risorse destinate alla promozione sui mercati esteri.

Francesco Lollobrigida – Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Fonte: Masaf)

Molto positivi i commenti del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha elogiato il lavoro del governo Meloni a riguardo: «Grande risultato in Europa: la Commissione ha eliminato carne e vino dalla lista degli alimenti ritenuti dannosi per la salute. È una notizia importantissima per tutta la Nazione, una vittoria che abbiamo ottenuto lottando con determinazione a difesa delle eccellenze italiane – ha dichiarato il ministro – Non solo, adesso ci sono anche più risorse economiche per le indicazioni geografiche con altri 2 milioni di euro proprio come avevamo chiesto noi. Tutto questo dimostra che il nostro nuovo approccio paga. Il cambio di passo del governo Meloni, il lavoro di squadra, l’attenzione del mondo agroalimentare sono gli strumenti con cui difendiamo il prodotto italiano e diamo risposte precise a esigenze che erano rimaste insoddisfatte ormai da troppo tempo», ha concluso.

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L’assessore all’agricoltura Donato Pentassuglia (foto dal sito della Regione Puglia)

Della stessa linea il commento dell’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia. «Un’ottima notizia per due importanti segmenti dell’agroalimentare che rischiavano non solo di essere tagliati fuori dai finanziamenti europei dedicati, ma anche di essere considerati ingiustamente nocivi per la salute umana. Parliamo piuttosto di alimenti che rientrano a pieno regime nella nostra dieta mediterranea, già inserita dall’Unesco nella lista del Patrimonio culturale Immateriale dell’Umanità. Nel caso specifico del vino, inoltre, anche alla luce delle ultime esternazioni dell’Oms contro alcuni prodotti, si rischiava di fare un grave passo indietro rispetto alle scelte prese in sede di discussione europea sul Cancer plan in cui si era assunto il principio della netta separazione tra consumo moderato e abuso di alcol. Sono soddisfatto di questa presa d’atto da parte della Commissione europea che, facendo prevalere il buon senso, tutela alcuni prodotti fiore all’occhiello del nostro sistema agroalimentare. La Puglia, in particolare, com’è noto, detiene un patrimonio di eccellenze vitivinicole e un sistema d’impresa sempre più all’avanguardia in cui si sta investendo notevolmente, in termini di promozione e valorizzazione, anche turistica, e questo grazie allo strettissimo legame tra vino e territorio. Saremo sempre vigili, sui tavoli nazionali ed europei – ha concluso Pentassuglia – sulle scelte di quei criteri premiali per le imprese agroalimentari che si impegnano a tutelare e migliorare da sempre i prodotti, dando valore a tutta quanta la filiera. La costruzione di politiche a sostegno degli investimenti dedicati alle imprese è tra le azioni strategiche a difesa del nostro made in Puglia e di tutta quanta la nostra economia».

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I prodotti alla base della Dieta Mediterranea

Insomma, i nostri prodotti DOP e IGP sono salvi per il momento, ma c’è ancora molto da fare per la tutela delle filiere, per la lotta alle sofisticazioni alimentari e per le contraffazioni dei prodotti italiani, vera piaga del Made in Italy, sinonimo di qualità e di eccellenza, sempre più spesso messo in discussione sui tavoli governativi europei e non solo, che mirano ad abbassare i parametri di riferimento per permettere a tutti gli Stati di avere prodotti certificati, ma che qualitativamente sono imparagonabili ai cibi della nostra terra. I mercati internazionali premiano i nostri prodotti, ma li imitano, ambiscono a copiarli per produrli a costi concorrenziali, ottenendo così il massimo profitto con un piccolo sforzo. Con risultati qualitativi evidentemente scarsi. Per queste ragioni, le nostre filiere devono essere “coccolate” prima di tutto dagli italiani e dalla politica italiana e, in cambio, le filiere devono imparare ad “amare e rispettare” i consumatori italiani. Solo in questo modo potremo consolidare la nostra posizione nei mercati e sui tavoli delle politiche alimentari internazionali.

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