
Contestati reati pesanti. Catturavano gli uccelli selvatici nel Meridione e li vendevano nel Centro e nel Nord Italia falsificando i documenti. Plauso di WWF, Legambiente, e Lipu che chiedono una legge chiara che contrasti il bracconaggio
Sgominata una reta di bracconieri in Campania che prelevava uccelli selvatici e li rivendeva in tutta Italia sia per il mercato alimentare e sia come richiamo per la caccia.
L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e condotta dalla Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali del Raggruppamento Carabinieri CITES e del Nucleo Carabinieri CITES di Napoli, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Gruppo Carabinieri Forestali di Napoli e Latina, del Comando Provinciale di Napoli e dal Reparto Operativo di Roma, si è conclusa stamani con l’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 7 persone.
L’accusa per loro è associazione a delinquere, furto aggravato e ricettazione. Le complesse indagini, iniziate nel 2018, hanno portato alla scoperta di un sistema criminale collaudato con il pericolo di reiterazione.
I Carabinieri hanno scoperto che venivano falsificati i documenti di identificazione degli uccelli catturati per farli risultare nati in cattività. In questo modo, eludevano l’art. 1, primo comma, della legge L. 11 febbraio 1992, n. 157, che recita: “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale.”. Questi beni, dunque, ai sensi dell’art. 828 c.c., non possono essere sottratti alla loro funzione pubblica.
Gli uccelli, appartenenti a specie protette, venivano catturati in diverse aree del Sud Italia, attraverso l’utilizzo di trappole, richiami acustici ed altri strumenti illegali. Gli esemplari, venivano poi custoditi in condizioni tali da causare loro evidenti sofferenze e infine venduti nel mercato clandestino sia a privati, sia ad esercenti commerciali compiacenti, del Centro e Nord Italia, per un giro di affari stimato in oltre 350mila euro annui, mentre si stima che gli esemplari catturati ogni anno erano circa 11mila.
Al termine dell’operazione, dei 7 indagati, 6 della provincia di Napoli e 1 della provincia di Latina, 2 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari mentre 5 hanno come restrizione l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria.
Sull’importante operazione dei Carabinieri che ha smascherato un’attività illegale ben consolidata, sono intervenute le associazioni Legambiente, Lipu e WWF Italia, con un comunicato congiunto. “Una ennesima conferma di quanto il bracconaggio in Italia sia una vera e propria emergenza criminale. Cattura, uccisione e commercio illegale di animali selvatici sono in continuo aumento e alimentano un mercato che produce ingentissimi profitti a fronte di sanzioni irrisorie. Chiediamo al Ministro Costa una legge chiara e inequivocabile per ottenere i delitti contro la fauna e fornire ad inquirenti e forze di polizia strumenti efficaci per contrastare questi odiosi reati. La stessa Unione Europea ha più volte sollecitato il nostro Paese ad adottare un sistema legislativo che possa realmente consentire di contrastare queste condotte criminali, pena l’attivazione di una nuova procedura di infrazione contro l’Italia. Per questa ragione è stato istituito il Piano d’Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici (Piano Nazionale Antibracconaggio). Il Collegato ambientale, che a breve dovrà essere approvato in Consiglio dei Ministri, rappresenta quindi una occasione storica per consentire, finalmente, di infliggere un colpo decisivo a chi si arricchisce sulla pelle degli animali e per non vanificare i quotidiani sforzi investigativi e di presidio del territorio profusi dalle Autorità pubbliche, con la collaborazione delle guardie volontarie delle stesse associazioni ambientaliste.”.