Cactus rarissimi ritornano in patria

Mille piante scoperte e sequestrate dai Carabinieri Forestali nelle province di Ancona e Rimini sono state riportate in Cile

Si sono concluse le indagini nei confronti di due persone, residenti nelle province di Ancona e Rimini, accusate di detenzione e traffico internazionale di specie protette dalla CITES, la Convenzione Internazionale di Tutela delle Specie animali e vegetali protette e in via di Estinzione.

L’attività, condotta per diversi mesi, ha consentito di portare alla luce una rete composta da almeno 19 trafficanti e collezionisti stranieri e italiani, con un traffico diretto principalmente verso i Paesi del medio oriente asiatico.

L’indagine, iniziata nel 2020, si è conclusa in questi giorni dopo che circa mille cactus rarissimi, appartenenti al genere Copiapoa, sequestrati lo scorso anno dai Carabinieri Forestali del Nucleo Carabinieri CITES di Ancona nelle abitazioni dei due trafficanti italiani, sono state riportate in Cile, Paese natale delle piante protette.

Le piante sono state curate temporaneamente nell’Orto Botanico dell’Università di Milano dove sono state custodite in una serra dotata di tecnologie all’avanguardia. Solo dopo accurate valutazioni e approfondimenti di carattere sistematico, fisiologico e fitopatologico è stato deciso il rimpatrio e la reintroduzione nel loro ambiente naturale, per riparare il danno subito dall’ecosistema.

C’è da dire che queste piante ai nostri climi rischiano di morire, per cui è inutile portarle qui. Alcuni di questi esemplari sono presenti solo in piccole stazioni remote del deserto dell’Atacama in Cile e rischiano l’estinzione. Nell’Atacama infatti ci sono condizioni climatiche estreme, dove non piove per anni e l’unica acqua a disposizione degli esseri viventi è quella ricavabile dall’aria umida che soffia dall’Oceano Pacifico in alcune ore della giornata.

Per salvare queste piante rarissime, i Carabinieri hanno collaborato con autorità internazionali e studiosi italiani e stranieri: l’Associazione per la Biodiversità e la sua Conservazione di Bologna e il suo presidente Andrea Cattabriga, naturalista, membro dell’Unione Mondiale per la Protezione della Natura (IUCN) – gruppo di studio nelle cactacee e piante succulente (CSSG), Barbara Goetsch di Cambridge (UK), copresidentessa della CSSG, e Pablo Guerrero, Direttore del dottorato in Scienze biologiche, area botanica della Facoltà di scienze naturali e oceanografiche dell’Università di Concepción in Cile. Coinvolti anche la Corporación Nacional Forestal del Cile (CONAF) e Bernardo Martinez, direttore del Dipartimento di Ispezione Forestale e Servizio Agrícola y Ganadero (SAG).

Le piante sono state etichettate e preparate al viaggio i primi di aprile. Il 12 aprile, dopo un volo di tre giorni con scalo in Francia, le piante hanno raggiunto l’aeroporto di “Santiago de Chile” e sono state consegnate nelle mani del personale del CONAF per curare le successive tappe della reintroduzione in natura.

Difficile da credere, ma il traffico illegale di cactus è decisamente fiorente. Secondo i dati del WWF, sono oltre 100mila le piante che negli ultimi 4 anni sono state coinvolte in questa pratica illegale, per un valore stimato di 3 milioni di dollari. Ovviamente, la richiesta crescente di grandi piante incrementa la raccolta illegale in natura, con conseguente impoverimento degli ecosistemi e persino delle popolazioni selvatiche nei territori. Senza considerare che anche un piccolo spostamento da un territorio ad un altro può portare la perdita della pianta, la mutazione permanente del nuovo ecosistema e persino arrivo di nuovi agenti patogeni nel nuovo habitat che, impreparato, viene distrutto. Vedi Xylella, zanzare tigre, cimici e coronavirus, solo per citare alcuni casi recenti.

L’operazione “ATACAMA” ha portato alla luce un traffico illecito stimato di circa un milione di euro, che è il valore delle piante recuperate. L’attività investigativa ha confermato che Cina e Giappone siano i mercati illegali più fiorenti. Ma al di là del valore economico delle piante, il danno ambientale prodotto con l’estirpazione dall’ambiente naturale delle piante è incalcolabile.

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