Enrico Di Minin e il suo algoritmo anti bracconaggio

Lo scienziato italiano adottato in Finlandia ha sviluppato un programma per arginare la criminalità ambientale, il bracconaggio ed i traffici illegali

Parlare di Enrico Di Minin vuol dire mettere in comune l’Italia, l’Inghilterra, la Finlandia, il Sudafrica, la Nigeria. Con un unico comune denominatore: l’amore e la difesa dell’ambiente. In una chiave assolutamente contemporanea, al passo coi tempi ed i ritmi del terzo millennio.
Ma andiamo per gradi, per poter comprendere l’innovazione dell’opera sua e del suo team di studio.

Una vita da cosmopolita

Enrico Di Minin
I rinoceronti africani sono una delle specie in estinzione. Foto Enrico Di Minin

Enrico Di Minin – italiano come si evince dal nome – ha un’infanzia che si lega a doppio filo con la realtà africana; il padre lo portava in Nigeria a vedere gli animali. Specie gli elefanti. Da qui la passione per l’ambiente, la natura, e il crescente approccio con le sfaccettature più crude e crudeli dello sfruttamento animale. La sua formazione lo ha “esportato” dapprima nel Regno Unito, quindi in Finlandia, dove tuttora è stimato scienziato presso l’Istituto di Scienze della sostenibilità dell’Università di Helsinki.

Benché “salito” fino al nord dell’Europa, non ha mai dimenticato il mondo che c’è al di sotto dell’equatore, deciso a combattere la criminalità ambientale che serpeggia nel Continente Nero. E per farlo – come detto in precedenza – si è perfettamente calato nella sua epoca.

Di Minin. Un algoritmo contro il bracconaggio

Le problematiche che attanagliano l’Africa latu sensu sono le malattie, la percentuale bassissima di accesso all’acqua potabile, la mortalità infantile. Ma si chiamano anche bracconaggio, commercio illegale di avorio, diamanti e pietre preziose, traffico di animali – soprattutto quelli a rischio di estinzione –, deforestazione e sfruttamento intensivo del suolo.

Al giorno d’oggi tali questioni vengono affrontate ed organizzate in Rete – ancor più che nei mercati tradizionali – tramite i social network, su Facebook piuttosto che su Instagram, su piattaforme pubbliche piuttosto che in spazi privati ed esclusivi.

lotta al bracconaggio Enrico Di Minin
Enrico Di Minin (il terzo da destra) con alcuni suoi ricercatori e due ranger sudafricani

Il traffico online è molto più diffuso di quanto si possa immaginare, per l’immediatezza che questa garantisce e l’opportunità di unire con un click territori separati da migliaia di chilometri.
È qui che Enrico Di Minin si inserisce col suo algoritmo.

Il suo staff è così in grado di monitorare le piattaforme digitali, rilevare gli hashtag considerati potenzialmente “pericolosi”, ritrovare le parole chiave e le community, al fine di captare organizzazioni, spedizioni, traffici illeciti.

Le istituzioni mondiali sono comunque molto sensibili sulla tematica, in ossequio alla Convenzione di Washington sul Commercio internazionale della flora e della fauna stipulato nel 1975. Tuttavia ciò non appare sufficiente, e se negli ultimi 10/20 anni i numeri parlano di un aumento sensibile delle morti di elefanti, rinoceronti, tartarughe e animali da pelliccia, ecco che l’intelligenza artificiale di Enrico di Minin sviluppata in Finlandia si erge quale nuovo – e si spera più forte – argine a questo grande problema.

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