Braccialetti hi-tech contro i raggi UV

Foto di Rogerio Rogeriomda da Pixabay

Per proteggere la pelle dal sole, ENEA e Università La Sapienza di Roma stanno sviluppando dispositivi indossabili e personalizzati

 

Per scoprire se il sole sta danneggiando la nostra pelle, basta indossare un sensore che ci avverte.

ENEA e Sapienza Università di Roma stanno lavorando su un braccialetto che possa misurare l’esposizione della pelle alla radiazione solare ed evitare di superare i livelli benefici di luce ultravioletta che permettono la sintesi della vitamina D per fissare il calcio nelle ossa.

“Negli ultimi anni si sta sviluppando nella comunità scientifica e nella popolazione una consapevolezza sempre maggiore sugli effetti, a breve e lungo termine, dell’eccesso di esposizione alla radiazione UV. La comunità medica riconosce la necessità di consigli personalizzati per l’esposizione al sole data l’esistenza di diversi fototipi ed è qui che i sensori UV, che permettono di avere una misura del grado di esposizione, entrano in gioco”, spiega Sabina Botti, ricercatrice del Laboratorio ENEA Micro e Nanostrutture per la Fotonica.

Foto di Hans da Pixabay

I sensori sviluppati da ENEA e Sapienza Università di Roma, costituiti principalmente di materiale idrogel, ovvero polimeri che assorbono e trattengono grandi quantità di acqua, sono economici, facili da realizzare e possono essere calibrati sul soggetto destinato ad indossarli: la dose limite, al di là della quale si rileva un danno per la pelle, dipende infatti dalla quantità di melanina che determina la pigmentazione della pelle che varia da soggetto a soggetto.

Il Laboratorio di Ingegneria Chimica e dei Materiali di Sapienza Università di Roma sta realizzando il materiale composito con cui è costituito il sensore, ovvero una matrice idrogel contenente un colorante, il blu di metilene, e nanoparticelle di biossido di titanio. Il Laboratorio ENEA di Micro e nanostrutture per la fotonica si occupa, invece, di produrre le nanoparticelle di biossido di titanio e di studiare la risposta dei sensori alla luce ultravioletta utilizzando tecniche di micro-spettroscopia Raman.

Grazie all’elevato contenuto di acqua, le proprietà degli idrogel sono comparabili a quelle dei tessuti biologici, rendendoli potenzialmente biocompatibili e adatti ad altre applicazioni.

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