
Il Bosco della Pace, l’area verde del Liceo “Federico II di Svevia” di Altamura, raccoglie essenze locali e tradizioni costruttive del posto, ma guarda anche al riciclo dei materiali
«Oggi si richiama spesso la necessità di incrementare i rapporti fra scuola e territorio perseguendo una vera e propria educazione al patrimonio storico, artistico, architettonico e ambientale. Il più delle volte, tuttavia, si fa riferimento alle uscite istruttive verso mete opportunamente scelte dai docenti: borghi storici, musei, biblioteche civiche, ma anche giardini e foreste, nel caso in cui si voglia sollecitare negli studenti l’attenzione e l’amore verso la natura. Il nostro si configura in tale prospettiva come un caso originale e molto interessante, perché offre ai suoi alunni la possibilità di porsi in stretta relazione con l’ambiente rimanendo a scuola. Immediatamente alle spalle dell’edificio scolastico, infatti, si estende un’area verde di circa 4000 mq dal nome fortemente simbolico: il Bosco della Pace».

Questa la presentazione che la professoressa Federica Introna fa di un’iniziativa bella e fresca come solo i giovanissimi sanno fare, un bosco a ridosso di una scuola, coltivato amorevolmente e con passione da tutti i componenti di una comunità scolastica quale è quella del glorioso Liceo Statale Scientifico e Linguistico Federico II di Svevia, in quel di Altamura, ossia nel cuore del Parco nazionale dell’Alta Murgia.
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Una storia che parte da molto lontano
Si tratta di uno spazio attrezzato, un vero e proprio laboratorio didattico che consente agli studenti di conoscere più nel dettaglio l’habitat naturalistico murgiano e di consolidare il senso di appartenenza al territorio.
L’idea di allestire l’ambiente con le essenze arboree locali si deve alla ex Preside Bianca Tragni, che a partire dal 2002 ha trasferito in questo progetto la sua sensibilità alle tematiche ambientali e alla valorizzazione della cultura dell’Alta Murgia. Il testimone è poi passato all’attuale Dirigente Giovanna Cancellara, che vi ha aggiunto qualcos’altro, ossia un ulteriore sviluppo delle aree verdi a disposizione della scuola, collegate alle strutture della biblioteca: il risultato è un vero e proprio locus amoenus dove poter leggere in primavera, ma anche fare presentazioni e approfondimenti di libri.
Ma c’è dell’altro. In accordo con i docenti di Scienze della terra, la preside Cancellara ha disposto di far piantare ai ragazzi delle prime classi un albero di ulivo, che rappresenti idealmente l’inizio del loro percorso al liceo.
Il Bosco della pace si presenta
L’Area monumentale con la grande statua e la Rotonda dell’Europa
Appena all’ingresso del bosco si trova l’imponente Monumento alla Pace circondato dalla Rotonda dell’Europa, con cui la scuola ha voluto rendere omaggio a valori come l’unione e la pace fra i popoli. La statua, a firma dell’artista altamurano Angelo Monitillo è realizzata con l’assemblaggio e il riutilizzo di materiali e pezzi recuperati dai cantieri di demolizione. Gli allievi così hanno potuto apprendere dal maestro come produrre arte da ciò che è destinato alla distruzione, maturando la sensibilità alla pratica del riciclo e della sostenibilità ambientale.
Nel Giardino delle piante aromatiche, tra rose e frutti dimenticati

Il Giardino delle piante aromatiche nel Bosco della Pace è ispirato all’ortus conclusus medioevale, ossia ai giardini-orto conventuali delimitati da mura. In essi una porzione del giardino era dedicata alle erbe aromatiche, molto utili per condire i cibi e per curare. Il giardino era normalmente suddiviso in piccole aiuole dette parcelle. Ogni parcella conteneva una sola specie di aromatica, così ancora oggi, nel pieno rispetto di quell’antica tradizione, possiamo distinguere la parcella dell’origano, quella del timo, del rosmarino, della salvia e del serpillo. I ragazzi, seguendo le direttive dei docenti di Scienze della terra, hanno provveduto a piantarle e a prendersene cura.
Accanto, un roseto che comprende le specie più diffuse sulla Murgia, ossia la rosa centifoglia, la rosa rossa e la rosa canina. Quindi un piccolo frutteto che accoglie solo frutti antichi detti anche “frutti dimenticati” e che oggi rischiano l’estinzione perché non più coltivati: il melograno, l’azzeruolo, il sorbo, il nespolo, il giùggiolo, il corbezzolo e il cotogno. Sono i frutti di cui parlano gli autori latini studiati in classe, da Catone il Censore, a Columella e Virgilio, ma sono soprattutto il cibo dei nostri nonni, dei contadini della Murgia che, con pazienza e sacrificio, lottando con terreni spesso non facili, li hanno coltivati per secoli.
La salvaguardia degli ambienti naturali
Nella parte centrale del giardino c’è un boschetto di querce: (roverelle e lecci) tipiche del nostro territorio perché molto resistenti al caldo e alla siccità. E qui vivono, protette, anche una serie di essenze tipiche della Murgia, esempi di vegetazione che cresce in ambienti aridi: le ombrellifere come la ferula, l’asfodelo, l’orchidea selvatica, l’asparago, la cicoria selvatica, l’anemone dei boschi.
Gli ultimi interventi: tra recupero del passato e innovazione digitale
«Oggi lo spazio del Bosco della pace si arricchisce grazie ai finanziamenti dei Fondi Sociali Europei – spiega la prof.ssa Introna. – Sono state realizzate altre opere con l’intervento diretto degli studenti, guidati dagli esperti e dai tutors come lo scultore altamurano Vito Maiullari, da anni impegnato nella conservazione e nella valorizzazione della pietra calcarea della Murgia».
La piazza nel Bosco della Pace
Si va dai pannelli informativi sistemati nei punti strategici del bosco che sintetizzano le informazioni relative alle diverse aree in modo da poter guidare i visitatori attraverso un percorso ben illustrato, ai Giochi di pietre e alla Scultura –Fontana che accoglie i visitatori all’entrata del bosco. protagonista è la pietra, intesa come depositaria dell’origine della vita. «Si è voluto così realizzare all’interno del bosco una piazza – spiega la prof.ssa Introna – , luogo di aggregazione sociale e confronto per antonomasia e al centro di essa, proprio come nelle piazze dei paesi, è stata collocata una fontana che interpreta nelle sue originalissime forme l’idea di una pietra viva».
La pietra impiegata è quella di Minervino, da sempre utilizzata per la costruzione di strade e piazze. Gli alunni hanno potuto anche cimentarsi nella lavorazione del materiale nel laboratorio di Maiullari, utilizzando anche la tecnica dell’incisione. Hanno così realizzato delle figure di insetti e altri animali, richiamandosi sia alle tecniche scultoree adottate dagli uomini primitivi sia alle inclusioni fossili nella roccia. I ragazzi hanno anche progettato e costruito piccole e antiche architetture rurali soprattutto i muretti a secco, «ormai divenuti appannaggio in Puglia di maestranze straniere – continua la prof – , rappresentano invece un patrimonio e una testimonianza preziosissimi delle nostre radici contadine».
La zona umida
Vi è anche un’area del giardino dedicata alle piante di ambienti acquatici e alla raccolta dell’acqua. L’idea è nata da una esigenza di recupero della cultura contadina e delle architetture rurali atte a contenere l’acqua – pozzi, piscine, vasche, neviere e canalizzazioni -, bene prezioso nell’ambiente murgiano.
Anche la tecnica costruttiva e i materiali utilizzati hanno rispettato le antiche usanze: tufi e tegole, infatti, si armonizzano con l’ambiente. Non mancano elementi di arredo quali formiche, piante acquatiche, pesci e alberi.
Schede digitali sulla vegetazione murgiana
Importante anche il lavoro di schedatura digitale mirante a sviluppare negli studenti le conoscenze fondamentali di botanica e a far acquisire il concetto di biodiversità e che consente una facile consultazione delle informazioni di base relative alle piante coltivate nel bosco.
La Cura del verde e piantumazione alberi
Non poteva mancare l’aspetto relativo alla manutenzione del Bosco della Pace. E’ naturalmente un docente, il prof. Centoducati, a coordinare il lavoro di manutenzione delle aree boschive, con l’obiettivo di far acquisire la conoscenza dei cicli vegetali, partendo dalla piantumazione e giungendo attraverso la potatura e la concimazione e l’innaffiatura alla raccolta dei fiori e della frutta.
Un esempio per docenti e studenti
«Vorrei sottolineare- conclude la prof.ssa Introna – che il Bosco della Pace rappresenta per i docenti che come me sono arrivati solo quest’anno nel Liceo, uno spazio inedito, un luogo di ristoro dell’anima sul modello del képos greco, oltre che di studio e formazione, e soprattutto una testimonianza di come docenti e alunni possano lavorare in piena sinergia, condividendo ambienti, obiettivi e soprattutto valori. Allo stesso tempo rappresenta una sfida didattica da portare avanti con competenza e passione, apportando nuove idee e trasformandole in nuove situazioni di apprendimento. Solo così la scuola può formare nelle nuove generazioni quell’habitus mentale che permette di vivere in armonia con la natura».