Da nord a sud le bombe d’acqua sorprendono, devastano e in alcuni casi uccidono. Non a caso queste improvvisi e potenti rovesci di pioggia sono stati così soprannominati. È successo la scorsa settimana nel barese, dove a causa del nubifragio è stata chiusa la Strada Statale 16. È dovuta intervenire anche la Protezione civile per portare soccorso agli automobilisti bloccati in quasi mezzo metro di acqua e i sommozzatori hanno prestato aiuto ai residenti delle campagne rimasti isolati.
Ed è accaduto sabato notte nel trevigiano, dove la pioggia, intensissima e caduta in brevissimo tempo, ha causato morte e distruzione nella zona di Refrontolo: il Lierza, un piccolo torrente, è diventato un fiume in piena; un’onda di altezza stimata in oltre tre metri si è abbattuta su persone, strutture, automobili, durante una festa paesana affollata di gente. Risultato quattro morti e una ventina di feriti.
Il torrente Lierza nel punto in cui è diventato un fiume in pienaPioggia a parte, la causa principale di tanti danni è da addebitare all’intervento invasivo dell’uomo sull’ambiente, tanto che uno studio del Natural Hazard and Earth System Sciences – una rivista interdisciplinare e internazionale dedicata alla discussione pubblica e alla pubblicazione open access di studi di alta qualità e ricerca originale sui rischi naturali e le loro conseguenze – ha pubblicato lo studio “Societal landslide and flood risk in Italy”, in cui precisa che nel periodo 1950-2008 l’Italia ha subito 967 eventi franosi e 613 eventi alluvionali con 3.868 morti per le frane e 1226 per le alluvioni.
L’ennesimo disastro ambientale ha sollevato polemiche, a cominciare dagli abitanti delle zone colpite, agli addetti ai lavori. Gli ambientalisti sostengono che la strage è dovuta agli assalti al territorio come deforestazione e cementificazione. Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti “il nostro è un Paese morfologicamente malato”. Il dissesto idrogeologico è uno dei principali problemi italiani, secondo il ministro, che ha annunciato la creazione di un’unità di missione e una cabina di regia a Palazzo Chigi per coordinare l’attività dei ministeri.
Un intervento dei volontari della Protezione civileSull’argomento è intervenuto anche Vittorio D’Oriano vice presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi che ha ricordato i dati del rapporto stilato dallo stesso CNG: 6milioni di persone, in Italia, vivono in zone ad alto rischio idrogeologico, 1.260.000 sono gli edifici a rischio frane e alluvioni di cui 6122 scuole e 531 ospedali. In Veneto sono ben 525.000 le persone che risiedono in aree ad elevato rischio idrogeologico.
“In Italia – afferma D’Oriano – continuiamo ad impermeabilizzare e a far perdere ai nostri terreni la loro capacità di ritenzione idrica con le conseguenti immense difficoltà di dover gestire quantitativi sempre maggiori di acqua che non può più infiltrarsi. Non è un caso se a ogni pioggia intensa, larghe parti del nostro territorio si allagano”. Secondo il geologo è necessario modificare, in modo radicale, le politiche per il territorio, senza distinguere le scelte urbanistiche da quelle ambientali.
I mutamenti climatici e le bombe d’acqua sono eventi imponderabili, dice D’Oriano e accusa chi ha la responsabilità di governo del territorio di scarsa conoscenza del suolo e dei rischi, di impreparazione di fronte all’emergenza, di scelte urbanistiche sbagliate, i privati di avidità, di comportamenti arroganti e di speculazione.