Biodiversità o petrolio? Il Canale di Sicilia al centro di ricerche

IL Canale di Sicilia è un'area ricchissima di biodiversità: in questa foto un corallo molle alcionaceo e una spugna-a-calice

Il Canale di Sicilia è un’area molto ricca dal punto di vista ambientale, ricchissima di biodiversità – vi nuotano delfini, balenottere, mante mediterranee, aquile di mare, squali, tonni, pesci spada e tartarughe marine -, di turismo e riveste un’importanza strategica per l’intero Mediterraneo.

Nell’ambito dell’accordo di collaborazione per il Coordinamento Nazionale della Geofisica Marina (CO.NA.GEM), la nave Idrografica della Marina Militare, Ammiraglio Magnaghi, al Comando del Capitano di Fregata Marco Grassi e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) – ha riferito una nota della Marina Militare – hanno condotto, nei giorni scorsi, uno studio approfondito dei mari antistanti le coste siciliane, una ricerca che riguarda sia le specie ittiche presenti e di passaggio, sia il fondale.

L'equipe prepara il BRUV per l'immesione

La registrazione e l’analisi delle specie ittiche che popolano il fondale è stata effettuata con un sistema di ripresa subacquea, il Baited Remote Underwater Video (BRUV), che ha filmato la fauna marina, attirata nel campo della telecamera da un’esca opportunamente posizionata. I campioni del fondale, invece, sono stati rilevati da un ecoscandaglio multi-fascio installato sull’imbarcazione idrografica, grazie al quale è stato possibile determinare anche la morfologia del fondale marino.

L’equipe imbarcata su Nave Magnaghi è composta da personale dell’equipaggio e da ricercatori dell’ISPRA. Gli studi sono stati effettuati nell’area antistante il Porto di Levante dell’Isola di Vulcano e delle isole di Salina e Lipari nell’arcipelago delle Eolie. Il programma della Campagna idro-oceanografica 2013 impegna la nave da maggio a ottobre. I dati acquisiti saranno analizzati e, quindi, impiegati dall’Istituto Idrografico della Marina Militare per l’aggiornamento della documentazione nautica attualmente in vigore.

La nave idrografica della Marina Militare Ammiraglio Magnaghi

Il Canale di Sicilia è, però, nei progetti di ricerca di idrocarburi di Eni ed Edison. Progetti che preoccupano ambientalisti e non solo. Il WWF nell’ambito della campagna “Sicilia: il petrolio mi sta stretto”, ha chiesto alla commissione tecnica competente del ministero dell’Ambiente di bocciare i programmi delle multinazionali del petrolio, che sono al vaglio della Commissione Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

Questi nuovi progetti vanno ad aggiungersi ai due permessi di ricerca già concessi alle stesse compagnie per le prospezioni geosismiche in aree limitrofe e ad altri sette titoli minerari tra istanze, permessi e concessioni sempre per aree nel Canale di Sicilia, un’area ricca di vulcani sottomarini tuttora attivi e considerata ad alto rischio sismico, motivo per cui l’impatto delle trivelle potrebbe rivelarsi davvero “esplosivo”. Per questi motivi, al di là dei pareri tecnici, il WWF chiede al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando “di esprimersi contro questo velleitario rilancio delle produzioni nazionali di idrocarburi che stanno mettendo a serio rischio i nostri mari”.

La nave oceanografica Atlantic Explorer, una delle navi utilizzate dalle compagnie petrolifere per le prospezioni sottomarine

A supporto della campagna “Sicilia: il petrolio mi sta stretto”, da oggi è online il primo di una serie di video sul rapporto uomo-biodiversità nel canale di Sicilia. Questo video è la seconda puntata del Manuale di Active Citizen Mediterraneo, la piattaforma online che invita a un nuovo modo di essere cittadini, informare e generare azioni a tutela del Mediterraneo di Qualità, su cui tutti sono invitati a postare i propri video e commenti.

«Dove tutte le navi passano, dove tutti i pescatori pescano, nel cuore più prezioso del Canale di Sicilia, lo Stato Italiano vorrebbe trasformare il tragitto, da libero qual’è, a una corsa ad ostacoli sotto il segno del petrolio – ha detto Marco Costantini, responsabile mare del WWF Italia, riprendendo il testo della petizione online -.  Il WWF vuole fermarlo creando una nuova area protetta a Pantelleria, un obiettivo che possiamo raggiungere solo con l’aiuto dei cittadini di Pantelleria e dei tantissimi cittadini italiani ed europei che firmeranno la nostra richiesta».

 

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