
La proposta di legge europea sul clima non convince le realtà ambientaliste come Greenpeace e WWF. E’ soprattutto un motivo a provocare perplessità: manca di urgenza
«Quando la vostra casa brucia, non aspettate qualche anno per spegnere l’incendio. Eppure è questo quello che ci propone oggi la Commissione europea». Basta una frase del suo discorso, per comprendere che a Greta Thunberg la Legge europea sul clima lanciata dalla Commissione Europea, per dirla in maniera eufemistica, non è piaciuta. E la giovane attivista svedese non è la sola a ritenere inconcludente il provvedimento.
La legge

Ma quali sono i punti cardine della legge sul clima? Innanzitutto, fissa il percorso per arrivare a raggiungere gli obiettivi climatici al 2050. Sembra rifarsi troppo a promesse e impegni già presi, ma senza uno slancio. Il testo prevede che Istituzioni Ue e Stati membri, se la legge verrà approvata, saranno collettivamente tenuti ad adottare le misure necessarie a raggiungere il target, sia a livello nazionale che a livello comunitario. Ed entro il prossimo settembre, la Commissione presenterà un piano, comprensivo della valutazione di impatto, per innalzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 “almeno al 50% e verso il 55%” rispetto ai livelli del 1990 e proporrà di emendare la legge sul clima di conseguenza.
I vari punti
Per raggiungere gli obiettivi incrementati al 2030, entro giugno 2021 la Commissione presenterà inoltre la revisione di numerose leggi, tra le quali la direttiva sull’Ets (il sistema di scambio delle emissioni), il regolamento sullo sfruttamento della terra, sul cambio di destinazione d’uso del terreno e sulle foreste, la direttiva sulle energie rinnovabili e quella sull’efficienza energetica, nonché gli standard delle emissioni di anidride carbonica per automobili e furgoni.
Un futuro più sostenibile
«La legge sul clima – ha spiegato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen – concretizza in un atto giuridico il nostro impegno politico e ci pone in modo irreversibile sulla strada verso un futuro più sostenibile. Questo atto costituisce l’elemento centrale del Green deal europeo, e offre prevedibilità e trasparenza per l’industria e gli investitori europei. Imprime anche una chiara direzione alla nostra strategia per una crescita verde e garantisce una transizione graduale ed equa».
Il commento di Greenpeace
Ma la Climate Law, come detto, non ha riscontrato molti favori tra le principali realtà ambientaliste.
«Senza piani per un obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 basato sulla scienza, né misure per porre fine ai sussidi ai combustibili fossili, ci stiamo preparando al fallimento. Decenni di esitazioni e misure insufficienti ci hanno portato al punto in cui la sopravvivenza stessa della vita sulla Pianeta è a rischio a causa del collasso climatico. Il momento di agire è adesso, non tra 10 anni». Non usa mezze misure Sebastian Mang, policy advisor di Greenpeace per la politica climatica europea, commentando la proposta di legge sul clima presentata dalla Commissione Ue. La proposta infatti – è la denuncia – non prevede misure per spingere la riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030. Secondo gli scienziati delle Nazioni Unite, i tagli alle emissioni nei prossimi 10 anni saranno fondamentali per il successo – o il fallimento – dell’azione per il clima.
Eppure, per chiedere di agire subito contro la crisi climatica, Greenpeace ha proiettato il Pianeta in fiamme con il messaggio “EU Act Now – #HouseOnFire” sul palazzo della Commissione Europea.
«L’unico impegno vincolante presente nel testo presentato è l’obiettivo a livello europeo per l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra nel 2050, già concordato dai governi nazionali lo scorso dicembre. Mentre il disegno di legge menziona una ‘traiettoria intermedia’ per la riduzione delle emissioni, non propone nuovi obiettivi per il 2030. Al contrario, la proposta Ue ribadisce la decisione della Commissione di rinviare a settembre una valutazione d’impatto sulla revisione dell’obiettivo dell’Ue di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030. Ciò significa che, per i governi europei, sarebbe estremamente difficile concordare un nuovo obiettivo prima dell’appuntamento cruciale della Conferenza ONU sul clima di novembre».
Il WWF

“La proposta di legge sul clima dell’UE pone l’Europa su una strada essenziale verso l’azzeramento delle emissioni nette, fissando la deadline al 2050 al più tardi. Tuttavia, la proposta è ben al di sotto di quanto richiesto dalla crisi climatica“. Anche il WWF mostra perplessità, perché “non include misure che ridurrebbero drasticamente le emissioni ora, come l’allineamento delle altre politiche dell’Unione Europea agli obiettivi climatici e un innalzamento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 in linea con le indicazioni della comunità scientifica”.
Nonostante questa proposta indica la direzione generale giusta, quella della neutralità climatica, «l’obiettivo condiviso deve essere quello di arrivare a una massiccia riduzione delle emissioni a partire da oggi –sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia-. Questo può essere fatto portando l’obiettivo del 2030 al 65% di riduzione delle emissioni, assicurando che tutte le politiche UE siano in linea con gli obiettivi climatici e creando un organismo scientifico indipendente che monitori e dia indicazioni sull’ azione per il clima. Tra l’altro, sulla coerenza delle politiche si gioca tutta la credibilità del Green New Deal, in Italia e in Europa. Quindi anche per l’Italia sarà utile e complementare una legge sul clima nazionale, strumento di cui si sono dotati la maggior parte dei Paesi Europei».
Oltre all’obiettivo netto di zero emissioni per il 2050 – che secondo il WWF dovrebbe essere fissato per il 2040 – la proposta di legge sul clima contiene anche l’indicazione di una revisione quinquennale dei progressi sia della UE sia degli Stati membri verso la neutralità climatica a partire dal 2023. Inoltre, la proposta di regolamento conferisce alla Commissione europea il mandato di stabilire una traiettoria delle emissioni che l’UE dovrebbe seguire oltre il 2030.