Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha ammesso, durante il suo intervento alla seconda Conferenza nazionale sull’amianto in corso a Venezia, che “come per tutti gli agenti cancerogeni, non esiste una soglia di sicurezza al di sotto della quale il rischio sia nullo” e richiamando quanto precisato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 1986 ha precisato che “l’esposizione a qualunque tipo di fibra e a qualunque grado di concentrazione in aria va pertanto evitata”.
L’affermazione di Balduzzi è stata commentata dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto Ezio Bonanni il quale chiede al ministro di “modificare l’art. 254 del D.Lgs. 81/08 che dispone una soglia di 100 ff/l; di ordinare la bonifica dei siti entro un termine perentorio, cominciando da scuole ed edifici pubblici e proseguire per i luoghi di lavoro”. “Bisogna passare dalle parole ai fatti – incalza Bonanni – poiché in Italia ci sono ancora milioni e milioni di tonnellate di amianto che attendono di essere bonificate e migliaia di vittime che attendono di vedersi risarciti i danni”.
La sessione “rischio sanitario e interventi legislativi” della relazione del ministro Balduzzi – fa notare il presidente dell’Osservatorio – non fa alcun accenno alla richiesta dell’ONA di modificare le norme che ancora oggi permettono l’esposizione a polveri e fibre di amianto, anche oltre le 100 ff/l. L’ONA non può condividere questa norma – insiste Bonanni – il quale ribadisce l’appello pubblico al Capo dello Stato “affinché intervenga con motivato messaggio al ministro della Salute perché con massima urgenza si dia corso alle bonifiche” e dare avvio alle modifiche legislative con norme coerenti con il dato scientifico secondo il quale ogni “esposizione è dannosa per l’organismo umano, tanto più alla luce delle stesse dichiarazioni sopra richiamate”.
Al convegno è intervenuto anche il ministro all’Ambiente Corrado Clini il quale ha ammesso che in Italia ci sono circa 40mila siti contaminati ma – ha aggiunto pure – il governo non ha i soldi per le bonifiche.