Azulik Uh May: in Messico, a Tulum, un paradiso ecologico diventa museo

A Tulum, in Messico, si alza il sipario su un museo che è e sarà teatro di grandi confronti di artisti a tutto tondo. Con un occhio di riguardo per il contesto ambientale.

«We are building a city of arts, inclusive of everyone». Si presenta così il nuovo centro Azulik Uh May, a Tulum in Messico. Quello che si preannuncia un vero e proprio paradiso ecologico racchiude in sé molto più. E abbraccia tante sfaccettature culturali.

Azulik e l’eredità di Tulum

Tulum è di per sé un luogo storico e archeologico di grande interesse, un tempo abitato dai Maya e posizionato sulla costa atlantica. Un punto strategico e un porto che ha visto transitare turisti e conquistatori che hanno depredato ma anche portato in dono nuove culture ed esperienze. Un polo culturale multiforme. Azulik Uh May vive proprio di questa influenza della città, che sorge nella penisola dello Yucatan, un patrimonio ecologico ricco di sfumature.

Entriamo più nello specifico.
Azulik Uh May è un centro che racchiude una visione umana evolutiva creata in una sorta di giungla. Il suo obiettivo è creare una comunità di menti illuminate, visionari, scienziati e filantropi. Ciò che li accomuna è l’interesse per la conoscenza del passato e allo stesso tempo per l’innovazione tecnologica, fondato su esperienze concrete e tangibili, ma abbracciando anche la sfera spirituale. Senza tralasciare la sostenibilità ambientale.

LEGGI ANCHE: Turismo sostenibile: nuove professioni richieste, green jobs

Il tutto si propone di generare da questo “incontro” una forma di conoscenza e di approccio alle arti più “elevata”, offrendo spazi liberi e aperti alla creatività, alla moda, all’architettura e ad altri tipi di arte – visiva, piuttosto che musicale o tattile.

Roth e la sua visione ancestrale del mondo

Edoardo Neira (Roth), fondatore e designer di Azulik Uh May

Alla base di Azulik Uh May c’è l’imprenditore Eduardo Neira – soprannominato nel settore Roth, fondatore, artista e designer del grande “museo” messicano – entusiasta il giorno dell’alzata del sipario, avvenuta lo scorso 30 novembre.
Egli definisce Azulik senza tanti giri di parole come «incontro con le migliori anime dei nostri tempi», dove per “migliori” si intendono quelle che hanno voluttà di confronto e di scoperta, la volontà di superare i propri limiti ed i propri orizzonti.

«Gli artisti ci aiutano a progettare nuovi mondi possibili», andando dunque anche al di là delle loro e nostre conoscenze; interessante come l’imprenditore utilizzi la particella “ci”, per lasciar intendere – in maniera per niente velata – che non si tratta di un appuntamento elitario, esclusivo e privato, ma in realtà coinvolge tutti noi, direttamente o indirettamente.

E ancora una volta si sottolinea la rilevanza dell’aspetto ambientale e di come gli artisti e le loro opere si fondino vicendevolmente in modo armonico, seppur talvolta abbiano origini e matrici geograficamente e temporalmente lontane (o apparentemente inconciliabili).

L’incontro e – a volte – anche lo scontro di idee e concetti opposti – abbiamo detto – pone la riflessione su un piano che non è più solo “terreno”, che ha cioè a che fare con le cose tangibili di questo mondo, ma cerca di elevarsi ad uno status nuovo: una meditazione sull’uomo latu sensu, su se stessi, e sul nostro impatto sulla natura.

Azulik Uh May: il manifesto culturale di Roth

Il manifesto culturale di Roth dice che «amore, arte e creatività possono cambiare il mondo».
In un contesto multicolore come quello di Tulum, in Azulik Uh May si studia il potere trasformativo, la sua irruenza edificante, attraverso un linguaggio universale. Che sfocerà – auspica Neira, auspicano gli artisti in Azulik – in una nuova virtuosa tappa dell’evoluzione umana.

Articoli correlati