Aspromonte, il fuoco non si ferma

(foto di repertorio)

Senza via di uscita la situazione in Calabria. Pochi i mezzi di soccorso, insufficienti gli uomini. E che si tratti di incendi dolosi non è un mistero

E’ stata una giornata terribile per la Calabria quella di ieri 11 agosto. 44 roghi, 2 morti in Calabria (un 77enne a Grotteria  morto per salvare i suoi animali dall’incendio e un 79enne a Cordeto); in fiamme l’Aspromonte con una stima di 150mila ettari di boscodall’inizio dell’estate, l’equivalente di 650 oasi delle Cesine; circondato dalle fiamme il santuario di Polsi nei pressi della città di San Luca, ormai isolata. Ridotti in cenere il bosco monumentale e le foreste vetuste di Acatti, Afreni e Valle Infernale, sito UNESCO, a serio rischio la zona di riserva integrale. Nei giorni scorsi anche l’Oasi WWF Lago di Angitola era stata colpita dai roghi, con alberi centenari bruciati e decine di animali in fin di vita.

In Sicilia, dove un uomo è morto travolto dal suo trattore mentre cercava di domare le fiamme,non si contano i focolai sulle Madonie. E la temperatura che arriva a 48,8°  nel piccolo comune di Floridia è la più alta d’Europa, superiore anche a quella di Atene (48°) del 1977 e a quella non ufficiale dell’altro comune siciliano di Catenanuova (48,5° nel 1995). E il mix di temperature elevatissime e di forte vento altrettanto caldissimo, fa il resto.

A terra in soccorso degli uomini del posto stanno arrivando130 Vigili del Fuoco provenienti da Lazio, Lombardia, Toscana, Marche, Veneto, Emilia-Romagna.

Secondo i dati disponibili alle ore 18.30 di ieri, sono state 32 le richieste di soccorso aereo ricevute dal Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento di Protezione Civile, di cui 10 dalla Calabria, 9 dalla Sicilia, 4 dalla Sardegna, 4 dalla Basilicata, 2 ciascuna dalla Campania e dal Lazio, una dalla Puglia.

I Canadair e gli elicotteri della flotta aerea dello Stato, coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile, hanno potuto mettere sotto controllo o spegnere ieri 4 roghi. La gente implora disperata: “mandate gli aerei”, ma gli aerei sono troppo pochi per le dimensioni dei roghi.

Ce n’è abbastanza per pensare (e in molti di noi lo stanno pensando), che il Pianeta si sta prendendo la sua rivincita e che gli incendi che tanno devastando non solo l’Italia, non solo l’Europa, ma il mondo intero, sono il risultato delle scriteriate politiche economiche e sociali che percorrono la Terra.

WWF:  Agire con più forza

«Siamo particolarmente vicini al Presidente e a tutte le persone che vivono e lavorano nel Parco dell’Aspromonte. Siamo in contatto diretto con i nostri volontari locali e con le guide del Parco e ci uniamo alla loro richiesta di fare intervenire immediatamente ulteriori mezzi aerei o sarà troppo tardi e perderemo per sempre un patrimonio di inestimabile valore. Serve anche maggiore vigilanza a terra perché, nelle aree in cui le fiamme erano state spente, si sono registrati nuovi focolai, evidentemente appiccati da criminali senza scrupoli che in maniera sistematica stanno continuando a spargere inneschi. Questa situazione sta mettendo in ginocchio un intero territorio e se non presidiata rischia di vanificare ogni sforzo», dichiara Dante Caserta, vice presidente di WWF Italia.

…e intanto riprende la caccia

canadair
Ieri i canadair sono riusciti a spegnere 4 roghi

Ma il WWF solleva un’altra questione non secondaria. «Mentre Draghi ha mobilitato la Protezione Civile nazionale e la Regione Calabria chiede lo stato di calamità naturale, l’assessore Gallo denuncia i danni all’agricoltura, ma contemporaneamente, piuttosto che impegnarsi a fare applicare la legge che vieta per 10 anni il pascolo e la caccia nelle aree colpite dagli incendi, si appresta a varare il calendario venatorio con 5 giorni di preapertura (due in più dell’anno scorso), aumentando la pressione che dovrà subire la fauna selvatica nelle poche aree che non saranno distrutte dal fuoco e ignorando la gravità degli incendi e le raccomandazioni del MiTE».

Martini (Italy Water Forum 2024): seguire l’esempio dell’Umbria

«Questi incendi non sono naturali e non sono legati all’autocombustione. Spesso divampano e sono causati da piromani che vogliono appiccare incendi per favorire speculazioni oppure dalla disattenzione della gente che frequenta i boschi. E’ necessaria un’attenzione verso l’utilizzo della risorsa acqua come la realizzazione di invasi collinari sia per poterci accedere con elicotteri o con pompe ma anche per garantire umidità all’interno di boschi che diventano sempre più secchi per l’aumento di periodi siccitosi che saranno sempre più frequenti.

L’acqua è la vita sia quando viene utilizzata per spegnere gli incendi e sia quando viene utilizzata per fertilizzare. In Umbria nel bacino idrografico del Paglia, nell’area interna del sud – ovest orvietano stiamo portando avanti un progetto che vede al centro la prevenzione dagli incendi boschivi. E’ una progettazione finanziata dalla Comunità Europea attraverso il Piano di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Umbria. Parliamo di aree dove esiste una Riserva Naturale Unesco, esistono boschi, riserve naturali, siti di interesse comunitario che dobbiamo tutelare, proteggere e che vogliamo mettere sotto un livello di grande attenzione sia per la prevenzione degli incendi boschivi che per la pianificazione di emergenza. Lo ha affermato Endro Martini, Presidente di Italy Water Forum 2024.

Il WWF sposta la questione su un piano più generale. «Purtroppo sappiamo già che, finché la crisi climatica continuerà ad aggravarsi e i responsabili non verranno individuati con indagini accurate e fermati con azioni repressive degne dei peggiori criminali quali sono, nei prossimi anni sperimenteremo incendi boschivi di intensità, frequenza e gravità ancora maggiori. Oggi più che mai serve un’azione urgente e forte per ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica, e al contempo proteggere e ripristinare la natura del nostro Paese. Purtroppo episodi come questo rendono ancora più ardua questa sfida, a danno di tutti noi», ribadisce Dante Caserta.  

Un Fondo Foreste per gestire le aree abbandonate e prevenire gli incendi

Intanto la Conferenza Stato-Regioni ha raggiunto l’intesa sul decreto attuativo, ai sensi del Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali, per la definizione dei criteri minimi nazionali per il riconoscimento dello stato di abbandono dei terreni esclusi dai boschi. L’obiettivo è il ripristino delle attività agricole e pastorali preesistenti, la conservazione della biodiversità e della qualità del paesaggio. Il testo, redatto di concerto con i ministri della Cultura e della Transizione Ecologica, può rappresentare un importante punto di partenza per la gestione e valorizzazione delle superfici meritevoli di tutela e ripristino, da individuare all’interno del Piano Paesaggistico regionale e attraverso una sburocratizzazione delle procedure.

«La gestione di queste aree oggi abbandonate da restituire al loro scopo agricolo o pastorale originario –spiega il deputato Alberto Manca, esponente M5S in commissione Agricoltura– rappresenta un’azione fondamentale di prevenzione degli incendi. Al contempo, le Regioni hanno dato il via libera anche al Fondo Foreste con cui si stanziano 1,2 milioni di euro per un accordo di cooperazione tra Mipaaf e Crea, l’ente di ricerca in agricoltura. Si finanzieranno il supporto tecnico-scientifico per tutte le attività di coordinamento che competono al ministero nonché raccolta, armonizzazione e digitalizzazione delle informazioni statistiche e cartografiche inerenti il patrimonio forestale. Nascerà, così, il Portale Forestale Nazionale dove confluiranno i dati e verrà pubblicato annualmente il rapporto sullo stato delle foreste» .

Una speranza dal drone italiano per il controllo dal cielo

Ha la forma di un piccolo aereo, decolla da una catapulta ed è in grado di volare per molte ore su boschi e foreste a rischio di incendio. E’ il “Rapier”, il nuovo drone ad ala fissa sviluppato dall’azienda toscana Sky Eye Systems (gruppo OMA), che è in grado di individuare precocemente eventuali focolai, di supportare gli interventi dei mezzi antincendio da terra e dal cielo e anche di controllare h24 le aree pericolose o in fiamme. Il velivolo, pensato per le esigenze dei Carabinieri Forestali o dei Vigili del Fuoco, può essere infatti dotato di una serie di sofisticati sensori, dalle camere elettro-ottiche e infrarossi fino ad un mini-radar ad apertura sintetica capace di operare in condizioni di scarsa visibilità causa fumo e anche di notte.

 

Articoli correlati