Arriva il chewing gum biodegradabile

Masticando masticando, solo in Italia si consumano 45 milioni di chewing gum al giorno, per una media di 3 gomme al dì. La qual cosa non farebbe certo notizia se non fosse per marciapiedi, strade, a volte anche monumenti, panchine, mezzi pubblici, deturpati dalle gomme masticate e, a fine “uso”, appiccicate dove capita. A Singapore, per dirne una, pare che dal 1992 ne abbiano vietato il commercio. E in Australia la città di Adelaide è sul piede di guerra, in procinto di prendere drastiche decisioni a riguardo. Ebbene, l’uovo di Colombo arriva dallo Yucatan: invece di vietare le cicche, produciamone di biodegradabili: due mesi di tempo e voilà, si dissolvono senza lasciare traccia. A differenza dei chewing gum industriali, che degradano (e mai completamente) in un tempo non inferiore ai cinque anni.
l'albero del pane, da cui si ricava il lattice necessario per il chicle, in passato ingrediente-base per le chewing gum

Chicza Rainforest gum, questo il suo nome, è ottenuta scaldando e mescolando insieme cere naturali e il chicle, derivato dal lattice estratto dall’albero della gomma. Nessuna penalizzazione al sapore e alla consistenza della chewing gum; piuttosto niente derivati del petrolio, ovvero prodotti industriali come butadiene e polivinil acetato, con i quali le multinazionali avevano sostituito il chicle, ingrediente base dal 1866, anno in cui il chewing gum fu brevettato. Ma la gomma sintetica richiedeva una lavorazione meno costosa che giustificava la correlata non biodegradabilità.

Originariamente reperibile solo nelle foreste pluviali tra Messico, Guatemala e Belize, il chicle era ricavato dal Manikara chicle (albero della famiglia delle Sapotaceae). Attualmente viene prodotta nello Yucatan dai Chicleros, discendenti dei Maya secondo alcuni primi masticatori al mondo di chicle. I Chicleros sono riuniti in 56 cooperative e possiedono 1.350.000 ettari di Chicozapote, gli alberi chiamati anche Sapodilla che per il particolare microclima della penisola dello Yucatan crescono solo lì. Acquistare la Chicza, dunque, assume anche un risvolto equosolidale, in quanto permette al consorzio di produttori messicani di proseguire nel proprio lavoro. E nel 2011, proclamato Anno internazionale delle Foreste, l’impegno dei Chicleros, anche detti “Guardiani della Selva tropicale” per il loro ruolo nella salvaguardia di quella che è la seconda foresta al mondo, ovvero la foresta pluviale messicana, vale anche di più.

Diffusa già ampiamente in tutta Europa, la Chicza ha inanellato una sfilza di premi non da poco: al “Natural and Organic products festival” di Londra come “Miglior nuovo alimento biologico”, il premio italiano “Sviluppo Sostenibile 2010” ed il “Greenfactor 2010” per il progetto “Chicza nella green economy italiana”.

La Chicza arriva in Italia grazie all’impegno di Gino Di Giacomo, che ha investito le sue energie per importarla e farla distribuire; sarà disponibile nelle Botteghe del Commercio equo e solidale e presto anche nelle tabaccherie. Chicleros e marciapiedi tutti ringraziano.

Nel 2010 Chicza si è aggiudicato il premio Greenfactor 2010

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