L’Olanda porta il caso Russia-Greenpeace al Tribunale internazionale del diritto del mare (ITLOS), previsto dalla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (UNCLOS). La prima udienza è fissata ad Amburgo il prossimo 6 novembre. La Russia, pur avendo sottoscritto la Convenzione, ha dichiarato che non parteciperà al processo e non accetterà le decisioni del Tribunale.
«Le autorità russe hanno formalizzato l’accusa di vandalismo, senza ancora far decadere quella di pirateria come annunciato, ma la sostanza non cambia: la detenzione dell’equipaggio di Greenpeace e dei giornalisti e il sequestro della nave è del tutto illegittimo», dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
«Se l’accusa di pirateria si è rivelata inconsistente, quella di vandalismo oltre ad essere ugualmente assurda, mai comunque avrebbe dato il diritto di abbordare la nave di Greenpeace in acque internazionali».
Anche all’attivista italiano Cristian D’Alessandro – così come finora ad altri 27 dei 30 uomini che erano a bordo dell’Arctic Sunrise – è stata formalizzata l’accusa di vandalismo.
Se la Russia dovesse davvero rifiutare la decisione del Tribunale, il risultato sarebbe una crisi generale del Diritto Internazionale, ben oltre i limiti della questione tra Russia e Olanda. Il principio della libera navigazione in acque internazionali, che è alla base del diritto marittimo, sarebbe seriamente compromesso. Dal giorno dopo, infatti, chiunque può inventarsi accuse di pirateria come hanno fatto le autorità russe, abbordare e sequestrare chi vuole e poi rifiutare il giudizio del Tribunale internazionale.