Il giudice del lavoro del tribunale di Bari Valentina Avarello ha condannato l’INPS a rivalutare la posizione contributiva di un ex dipendente della Fergom Spa, per l’esposizione all’amianto. Il tribunale ha accolto le richieste dell’avvocato Ezio Bonanni, che tutela gli interessi del lavoratore e «alla luce delle esposte considerazioni – scrive il giudice – in definitiva, il ricorso deve essere accolto e va perciò dichiarata la sussistenza del rischio amianto ex art. 3 legge 257/92 con condanna dell’INPS al riconoscimento del beneficio pensionistico previsto dalla legge e con conseguente rivalutazione dei contributi relativi ai periodi di esposizione all’amianto pari a 22 anni e 7 mesi e 12 giorni ( dal 16 settembre 1971 al 28 aprile 1994) con applicazione del coefficiente 1.5 (attesa la documentata presentazione della domanda amministrativa all’INAIL in epoca antecedente al 2 ottobre 2003)».
Il giudice Avarello ha rigettato il ricorso dell’INPS sulla base delle perizie del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) ing. Giuseppe Saracino che «ha effettuato un complesso lavoro di verifica sia ambientale che sui sistemi di produzione in uso nell’opificio industriale ove svolgeva la sua attività lavorativa il ricorrente, emergendo così, in primo luogo, la sussistenza di un generico rischio amianto, posto che è stato indiscutibilmente accertato che per anni presso la Fergom Spa è stato utilizzato tale materiale in alcune fasi del ciclo produttivo, inoltre ha individuato le macchine e le attrezzature che prevedevano componenti e apparecchiature contenenti amianto, verificando la qualità dei mezzi di protezione usati; da ultimo ha segnalato che la concentrazione media di fibre di amianto negli ambienti di vita frequentati dal lavoratore è risultata superiore al valore limite previsto dalla legge (pari a 0,1 ff/cc)».
«Ancora una volta l’INPS si ostina a rigettare le legittime domande di accredito delle maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto per lavoratori che ne hanno diritto – ha commentato l’avvocato Bonanni -, i quali quindi debbono ricorrere alla magistratura: in questo caso la causa si protraeva dal 2008 e ci sono voluti ben sette anni per avere giustizia. Ciò perché l’INPS ha posto continue eccezioni, negato la presenza di amianto e resi necessari lunghi accertamenti che sono culminati con la prova dell’esposizione qualificata e ultradecennale e quindi con la relativa condanna. L’Osservatorio Nazionale Amianto continuerà la mobilitazione in tutto il territorio pugliese per rappresentare le legittime aspettative e le esigenze dei lavoratori esposti e vittime dell’amianto».