
Si può smaltire il pericoloso amianto in maniera sostenibile. A sostenerlo, l’imprenditore Giacomo Antonini che ha brevettato un sistema sicuro contro le polveri di amianto.
Le paure connesse alla pericolosità dell’amianto sono reali e fondate. Da quasi 100 anni sono note le sue proprietà positive e negative. Un materiale che costa poco, molto diffuso in natura, estremamente duttile, malleabile e resistente al calore, che in passato è stato abbondantemente usato ed abusato in svariati settori, persino per filtrare il vino, nonostante fossero note sin dal 1930 le caratteristiche inquinanti e cancerogene. Oggi è un materiale tossico bandito in oltre 50 Paesi nel mondo.
I danni dell’amianto
Ciò che è estremamente nocivo è la polvere che si produce sbriciolando l’amianto. Se inalata, può provocare malattie molto gravi e persino letali, soprattutto all’apparato respiratorio come i tumori. Se integro, l’amianto è praticamente inerte, ma in caso di rottura, anche accidentale, o se viene sbriciolato da una qualunque causa, come il deperimento dovuto all’usura, un’esposizione prolungata alle polveri può essere fatale.
Lo smaltimento dell’amianto
Da tempo ci sono aziende specializzate per la bonifica dell’amianto. Oggi si usano principalmente tre metodi per bonificare l’amianto.
Innanzitutto la rimozione: elimina il materiale inquinante definitivamente ma provoca un’esposizione dei lavoratori a livelli elevati di polveri, produce ingenti quantità di rifiuti tossici contaminanti ambientali che devono essere smaltiti in appositi depositi. Questa soluzione ha tempi lunghi e costi elevati.
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Un altro metodo è l’incapsulamento. Si utilizzano prodotti che penetrano e ricoprono completamente le fibre di amianto che vengono così inglobate in una pellicola protettiva. In questo caso, il materiale rimane al suo posto perciò non viene smaltito, non si producono rifiuti, costa meno e salvaguarda i lavoratori e l’ambiente. Ma richiede una manutenzione costante e minuziosa.
Infine c’è il confinamento. Viene realizzata una barriera fisica tra l’amianto ed il resto delle strutture. La barriera deve resistere agli urti mentre l’amianto deve comunque essere incapsulato. Questo tipo di bonifica costa meno ma anche in questo caso la manutenzione dev’essere regolare.
Inertizzazione, vetrificazione e nodulizzazione
Ci sono anche altri metodi considerati più ecosostenibili, in quanto riducono sensibilmente l’inquinamento ambientale da parte degli scarti di amianto e tutelano la salute pubblica, ma non sono molte le strutture specializzate che possono attuarle.
Inertizzazione e vetrificazione. I rifiuti contenenti amianto vengono distrutti in inceneritori ad temperature di almeno 1600°C. A temperature molto elevate, le fibre di amianto vengono totalmente distrutte. Dopo la fusione si ottiene un prodotto inerte ed insolubile, molto simile al vetro, che può essere rimesso in commercio per vari usi, per esempio come riempimento per le massicciate stradali, senza alcuna traccia di inquinante.
C’è anche un altro processo che inertizza e compatta le polveri: si chiama nodulizzazione. L’amianto viene polverizzato un impianti ad hoc, per essere poi ricomposto con speciali prodotti collanti per essere stoccato in apposite strutture. In questo modo, la riduzione di volume si aggira intorno all’80%, mentre l’impianto viene costantemente controllato e ripulito da potenziali inquinanti. Gli scarti possono infine essere rimacinati.
La soluzione Pre-Box

L’imprenditore bresciano Giacomo Antonini ha invece brevettato un nuovo sistema, il Pre-Box. Si tratta sostanzialmente di una cassaforte in cemento armato prefabbricata, impermeabile, con una durata superiore ai 100 anni, facile da trasportare e da stoccare, da utilizzare nelle discariche autorizzate.Il sarcofago, poi, può essere distrutto insieme all’amianto, quando saranno a disposizione nuovi sistemi totalmente green. L’idea è tanto semplice quanto efficace. Evita l’utilizzo di materiali ricoprenti che possono danneggiarsi facilmente, anche durante il trasporto, e deperire in poco tempo, inquinando l’aria, il terreno, le falde acquifere e le discariche. Certo, questo sistema non è una soluzione definitiva, chiarisce Antonini, ma in questo modo l’amianto viene confinato ed immagazzinato con cura e senza rischi, fino alla successiva distruzione.

Dal 2014, anno del brevetto, Antonini sta conducendo una battaglia per modificare la normativa vigente del Ministero della Sanità D.M. Sanità 6 settembre 1994, Art. 7 Coperture in cemento-amianto, Punto 3 – Procedure operative. Rimozione delle coperture. Secondo l’imprenditore, la legge deve prevedere l’utilizzo di un contenitore impermeabile, certificato e codificato per la rintracciabilità, che assicuri l’integrità del materiale inquinante sia durante il trasporto e sia durante lo stoccaggio. Solo in questo modo sarà possibile tutelare l’ambiente e la salute dai rischi dell’amianto.
Il futuro si costruisce oggi
L’amianto è uno dei tanti retaggi inquinanti della rivoluzione industriale che hanno condizionato pesantemente la salute e l’ambiente. Ora ne stiamo pagando le conseguenze. Per questo motivo, per avere la certezza di un futuro dobbiamo oggi praticare ad una visione della vita più ecocompatibile.