“Ambiente Clima Futuro”, la mostra green del FotoCineClub Foggia

Una delle foto della mostra "Ambiente Clima Futuro"

A Foggia è in corso, presso il Palazzetto dell’Arte “Andrea Pazienza”, la mostra collettiva dei soci del FotoCineClub di dal titolo “Ambiente Clima Futuro”. E’ la parte integrante di un progetto nazionale voluto dalla FIAF (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche) che invoglia i fotografi a lanciare un progetto fotografico organico riguardante le problematiche ambientali

Una donna in smart working con l’alimentatore del portatile inserito in un cassonetto della differenziata. Ma anche una bombola e pneumatici abbandonati sulla spiaggia. O pale eoliche su cui incombono dei nuvoloni. E, ancora, una eloquente testimonianza dell’inquinamento sprigionato dalla Terra dei fuochi. Sono solo alcune delle immagini che animano “Ambiente Clima Futuro”, la mostra collettiva dei soci del FotoCineClub di Foggia, ospitata presso il Palazzetto dell’Arte di Foggia “Andrea Pazienza” (fino al 2 luglio, negli orari di apertura del Palazzetto dell’Arte, dal martedì al sabato 9-13 ,00 e 16,30 – 20.

Una bombola abbandonata in spiaggia

Una mostra che si pone come parte integrante di un progetto nazionale voluto dalla FIAF (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche): sono stati coinvolti oltre 1000 autori sparsi in tutta Italia che hanno inviato alla Federazione più di 14.000 foto, cimentandosi con le varie tematiche ambientali, mappando l’intero territorio nazionale per restituire una visione complessiva di questo preciso momento storico.

Gli autori

A Foggia, la sfida è stata accettata dal FotoCineClub che dal 1969, anno della sua costituzione, ha aderito alla FIAF.  I fotografi – Alfredo Ingino, Daniele Ficarelli, Nicola Ritrovato, Michele Maffione, Paola Ricucci, Filomena Sammarco, Iolanda Albrizio, Nicola Loviento, Marilena Dembech, Luigi Russo, Fabio Benvenuto, Fernando Lucianetti, Nicla Cannito, Carla Prencipe, Generoso Colangione, Monica Camiletti e Raffaele Battista – si sono cimentati all’interno di un progetto fotografico organico riguardante le problematiche ambientali.

La mostra a Foggia

Sono stati invitati non solo a registrare la situazione italiana – a cavallo tra un passato di sfruttamento e scarsa preservazione dell’habitat naturale e un presente che, pur ricco di contraddizioni, punta con decisione a un futuro sostenibile -, ma a fornire anche un valido spunto per un’ampia riflessione di tipo culturale e sociologico.

Pale eoliche all’orizzonte, immortalate nella mostra del FotoCineClub

È in questo solco, appunto, che si pongono le immagini ospitate dal Palazzetto dell’Arte. Potenzialità mista ad abbandono, degrado che si scontra con le peculiarità di un territorio che avrebbe tutte le peculiarità per rappresentare un’isola felice ecosostenibile ma troppe volte si fa attrarre da facili guadagni (immediati), preferendoli a mature decisioni per il futuro.

Il progetto Escargots

Uno scorcio dell’allestimento

In particolare, i fotografi foggiani si sono concentrati sul  progetto “Escargots”, che vuole far conoscere una pratica non ancora molto diffusa: l’allevamento elicicolo a ciclo naturale basato sul sistema della migrazione naturale delle chiocciole.

Il progetto – spiegano i promotori – è vocato a promuovere un’agricoltura alternativa ad alto valore aggiunto nell’ottica di far conoscere una economia circolare e bio-sostenibile capace di avere impatti positivi su vari aspetti, a cominciare dall’incremento delle produzioni biodiverse e tradizionali per fermare la sua graduale scomparsa imputabile al mutamento climatico, all’uso dei fitofarmaci, all’aumento dell’inquinamento globale.

Gli aspetti positivi

Nella foto di Alfredo Ingino la “protagonista” della mostra

Tra gli altri elementi positivi c’è l’innovazione nei processi produttivi in agricoltura, ampliando il concetto di “allevamento” riservato tipicamente alle produzioni animali di mammiferi da carne o latte.
E ancora, si migliora l’efficienza energetica in quanto l’allevamento elicicolo determina la riduzione delle lavorazioni pesanti del terreno, dei trasporti e dei trattamenti fitosanitari.

Inoltre l’allevamento elicicolo favorisce la creazione di filiere corte e/o progetti integrati in quanto le azioni proposte si concretizzano in una filosofia “slow” (di cui la lumaca è il simbolo per antonomasia) e a km 0. In particolare, la lumaca si riproduce e nasce nei recinti di riproduzione, viene trasferita e si sviluppa nei recinti di ingrasso consumando alimentazione vegetale selezionata e piantata in situ. L’alimentazione supplementare è fornita dagli orti vicini e dagli scarti di vegetazione della raccolta e/o trasformazione dell’ortofrutta di aziende limitrofe e del territorio, agevolandone in tal modo la gestione dei residui di vegetazione.

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