
Lula si è ripreso la scena. Il rieletto presidente del Brasile è stato accolto come una rockstar alla COP27 di Sharm El Sheikh e ha proposto, tra tre anni, di ospitare l’Assemblea pubblica sul cambiamento climatico in Amazzonia. E gli ambientalisti confidano in lui, sperando che le frizioni di qualche anno fa non si concretizzino nuovamente
Una vittoria a metà. La Cop 27 è finita così. Ma c’è qualcuno che da Sharm El Sheikh è tornato vincitore senza riserve. E’ Luis Iñacio Lula Da Silva, neo presidente del Brasile, di cui assumerà la guida ufficialmente (e nuovamente) il prossimo 1° gennaio.
E’ stata la prima, vera, grande occasione per celebrare il suo ritorno sulla scena politica internazionale. E la scena se l’è presa eccome il capo del Partito dei lavoratori, che solo tre anni fa usciva dal carcere dopo 19 mesi di detenzione. Lula è stato accolto come un’ovazione all’Assemblea in Egitto e anche i media hanno dato un risalto eclatante alla sua presenza. Come nei festival, è stato l’ospite di punta, quello che riempie pagine di giornali, siti e servizi nei tg.
Del resto, Lula ha scelto un terreno a lui congeniale per il rientro. Quella Cop27 a cui il suo predecessore, Jair Bolsonaro, (che proprio in queste ore ha chiesto di invalidare i voti arrivati attraverso il sistema elettronico che sono stati determinanti nel segnare la sua sconfitta) non ha mai partecipato nei suoi 4 anni di presidenza.
Il discorso di Lula alla COP27
Una situazione che ha permesso a Lula di salutare con una frase eloquente: “Il Brasile è tornato, dopo quattro anni di isolamento”. Con la voce bassa a causa di una laringite – si è operato, è stato scongiurato il pericolo di un tumore -, ha scelto strategicamente di chi farsi portavoce in Assemblea: ha parlato a nome della Foresta Amazzonica. E per non farsi mancare niente – e marcare la discontinuità con Bolsonaro – ha ribadito: “Siamo venuti alla Cop27 per parlare con il segretario generale delle Nazioni Unite e chiedergli che il summit si svolga fra tre anni in Brasile, e in particolare in Amazzonia, nello Stato di Amazonas o nello Stato di Parà”.
L’occasione è stata propizia anche per annunciare le sue prossime azioni in materia di tutela ambientale e forestale: “Dobbiamo prendere le risorse senza danneggiare la biodiversità. L’Amazzonia è il cuore del mondo, dobbiamo convincere la gente che è meglio preservare gli alberi che abbatterli”. E ancora: “Il mondo ha ignorato gli avvertimenti sul cambiamento climatico mentre spendeva trilioni di dollari nella guerra”, assicurando che “la lotta al cambiamento climatico avrà la massima rilevanza nel mio prossimo governo”.
La leader ambientalista Marina Silva

Per ora, sono solo annunci ma a partire dal 1° gennaio dovranno diventare impegni concreti. Ma intanto, sembra davvero che anche gli ambientalisti vogliano dare un’altra chance a Lula. E come sembrano lontani i tempi in cui gli ambientalisti si schieravano contro l’Istituto della riforma agraria (Incra) del governo Lula, che “preferiva lasciar disboscare e devastare parchi e riserve lasciando via libera al Movimento Sem Terra perchè vi faccia insediare i militanti”, definendo l’Incra ”un flagello e una calamità per l’ambiente” e la politica adottata per l’applicazione della riforma agraria come ”un disastro senza precedenti”.
Era il 2006 e non sembravano critiche insensate se anche la sua fedelissima, la leader ambientalista Marina Silva gli voltò le spalle, lasciando il governo e dimettendosi da Ministro dell’Ambiente per “divergenze con il presidente”. Ora qualcosa sembra davvero cambiato, se dopo anni di frizioni, Marina Silva è tornata al suo fianco, appoggiandolo nella recente campagna elettorale. E’ stata presentata “una proposta per un Brasile più sostenibile, più equo, che protegga nuovamente l’ambiente” e lei potrebbe tornare a ricoprire il ruolo già affidatole in passato.
Passerà anche da Marina Silva, in sostanza, la nuova vita di un Brasile che vuole essere più sostenibile, ma che deve fare i conti anche con un Paese spaccato. Jair Bolsonaro è stato sconfitto al fotofinish e in Brasile Lula non riceve ovunque la stessa accoglienza che gli è stata tributata a Sharm El Sheik. Intanto, però, è “risorto”, come ha spiegato lui stesso, ed è tornato. E in scena intende recitare (nuovamente) un ruolo da protagonista.